Mal di testa e Napoli

scritto da Sanfedista il 23 novembre 2010,23:23
δαίμων e violini in testa.

Ho un mal di testa che mi trapana il cervello. Forte, secco, implacabile. Così persistente da non permetterti di dedicarti ad altro, ma così obliante da renderti impossibile di dedicarti a lui. Non ho il mio salvavita: il Saridon della Bayer.

Quindi scrivo. Non fumo.

Porto Napoli con me in ogni momento. Le sue cicatrici sono le mie, i suoi capelli bianchi sulla mia testa, le sue rughe sui miei occhi. La città più decadente del XXI secolo, ora che Shanghai è diventata come New York e Adis Abeba fa schifo e basta.
La mia città è invero la più vitale d'Italia e la prova è che se ne discute sempre. Come ogni luogo splendido e fatiscente, la mia terra produce incredibili gamme di umanità: geni, opportunisti, rivoluzionari, criminali, eroi, artisti e truffatori. Sorrentino, Saviano, Bocchino, Nevruz, Muti, Di Lauro… Se si normalizzasse la situazione mi dispiacerebbe sinceramente. E' difficile smettere di essere sotto i riflettori. Si perde il privilegio di essere al centro dell'attenzione. Si smette di incuriosire. Roma chi produce? Milano? Firenze? Venezia?

Transeat.

Per tornare al mio mal di testa, scrivere ha alleggerito la pressione ma i pensieri non producono i mal di testa, che se ne dica. Sarà qualche piccola reazione chimica, allergica forse, neurologica.

Il mio bene a voi, che gli angeli ricoprano il vostro corpo. 




Meno violenza, più guerre!

scritto da Sanfedista il 14 ottobre 2010,22:18
Siamo in un Paese in fortissima crisi, quella economica è quella che personalmente preoccupa meno. Alle soglie dei 150 anni della disgraziatissima Unità – ora c'è e non la discutiamo – l'Italia s'imbastardisce per stagnazione di sangue. Odio parlare di cronaca, odio scriverne. Stavolta però mi è funzionale al discorso. Avetrana, Roma Anagnina, tassista di Milano. Nell'ordine: uno zio rapisce, strangola e violenta da morta una nipote minorenne, un ragazzo dopo piccole beghe alla biglietteria, in attesa di prendere un convoglio, piazza un diretto in pieno volto ad una donna, che stramazza a terra; un tassista meneghino mette sotto un cane, scende per soccorrerlo, trova proprietaria, fidanzato, amica, fidanzato dell'amica che lo crepano di botte. C'è anche altro. Tifosi Serbi, in slanci vitali rompono il sacro calcio. Come violentare nell'antica Roma una Vestale.

Il gesto serbo mi è piaciuto. Senso di gruppo, affratellamento violento, sovversione. Vittoria. Hanno fatto quello che volevano in un mondo in cui la libertà è talmente un concetto retorico che pur di non dar fastidio all'altro non saremo più in liberi. Non di fare qualcosa, non saremo più liberi e basta.

Tornando al principio il problema sono le violenze, le piccole, misere, squallide violenze succitate. Siamo in grado solo di produrre bieche violenze personali. Neanche mosse da chissà quali vendette, odi. Libidine nel primo caso, rabbia istantanea nel secondo, addirittura contenzioso stradale per il terzo.

Ma dove sono le smodate stragi? Le bombe per le ideologie? I mitragliatori? Anche le mafie ammazzano per la droga, prima ammazzavano per soldi e per l'onore, malato, distorto, ma comunque cercavano cause superiori per giustificare i delitti.

Se ci fosse una guerra, una grande guerra. Di trincea, di sfinimento, di bombe, di arti saltati, di fame, di latrine in comune, dove per "latrine in comune" intendo cessi condivisi, non cattivi amministratori locali, quelli li abbiamo, bene si riavrebbe il senso della misura. Ci si affezionerebbe alla politica e si apprezzerebbe nuovamente un valore come la vita e non la vita come quantificazione di produttività. Vogliamo guerre, vogliamo sangue che scorre a fiumi, vogliamo potature per nuovi rami. Oppure, se non ce la sentiamo non scandalizziamoci per questa violenza, non aggrottiamo le fronti, non lamentiamoci per il lavoro che manca, per i salari bassi, per i laureati a spasso. Perché meritiamo quello che abbiamo, perchè subiamo passivamente, taciamo, deleghiamo le scelte senza picchettare, senza controllare. Non protestiamo. Ben vengano i serbi che con slancio bergsoniano (dal filosofo Bergson) urlano la loro rabbia e raddrizzano il mondo che vivono alla loro volontà. Con buona pace degli altri spettatori, davvero tali.




La peggiore generazione di sempre

scritto da Sanfedista il 15 luglio 2010,01:08
Ma non costruiamo più i monumenti ai caduti. Prima ogni strada aveva il suo bel palazzo con la sua bella targa. C'era scritto "Quvi nacque Giacinto Franzo De Liceiis, Medaglia d'Oro al Valor Militare, che innanzi all'estremo sacrificio, concesse al nemico il petto e alla Patria la Gloria".

Ora che c'è? Bar Tabacchi Mokambo. Lavanderia Mimma. Unicredit. Vota Diomede Rapalli. Non so cos'è peggio. Certo la retorica del secolo scorso ci manca un po'. Sembrava sempre che le cose avessero un'utilità e quando non l'avevano, c'era la retorica. Ora le cose utili sono quelle che hanno bisogno di più retorica per essere spiegate e le inutili sono quelle per cui vale la pena di vivere.

Ci stiamo dimenticando di vivere. Tutti. Diamo un calcio a qualcuno ogni tanto. Scateniamo una bella rissa, magari. Osserviamo un vecchio in piedi accaldato sul bus mentre noi siamo seduti comodi, sorridendogli magari. Tratteniamo la pipì fino a scoppiare, fino a rischiare di farcela sotto. Andiamo a messa. Abbandoniamo cani e vantiamocene poi in ufficio. Doniamo il 4 per mille allo Stato. Parliamo male delle minoranze etniche con l'amico socialista. Proponiamo romanzi esistenziali alle case editrici, salvo non leggere mai. Abbracciamo l'ignoranza, la cretineria, il deleterio. Sfottiamo gli obesi, i deboli. Rivoluzioniamo il mondo contribuendo ad avvilire la nostra specie. Raggiungendo il nadir, il momento zero. Superato questo metteremo la prossima generazione nella condizione di migliorare. Offriamogli un'opportunità, quella che non abbiamo avuto noi. Siamo i più sfortunati? Diventiamo i peggiori. Passiamo alla storia.





Cioccolato

scritto da Sanfedista il 9 giugno 2010,19:46
Quando prendi il primo cioccolatino e speri sia fondente, invece è al latte, allora riprovi, di nuovo al latte, il terzo finalmente è fondente. Ormai però non è che avevi più tanta voglia, lo mangi malvolentieri. Ti alzi saluti tutti e te ne vai incupito. C'è un vuoto insaziabile, domani non è oggi e anche il fondente sarà diverso.





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Haiti e timori per il futuro dell’occidente

scritto da Sanfedista il 23 gennaio 2010,23:57

Io credo che le nostre responsabilità, intese come quelle del sistema occidentale, siano massime. La tragedia di Haiti, pur derivante da un fenomeno ingestibile, illumina nuovamente le nostre inadempienze nei confronti di popoli, stati, che soggiacciono sotto le esigenze dei pochi. Io amo il nostro modo di vivere, sono un alfiere della nostra cultura e di tutto quello che l’occidente ha prodotto. Dobbiamo però rinnovarci, smettere la ricerca dei nostri utili a tutti i costi per farci tutori di un benessere maggiormente diffuso, mettendo a disposizione ti tutti la nostra cultura e le nostre esperienze.
L’africa nostro bacino inesauribile di risorse e per questo coattamente tenuto barbaro e dipendente prima o poi morderà il freno e reclamerà i propri diritti, mettendo in crisi allora la pace in cui viviamo e che costa, ad altri, molto.

Assisteremo, quindi, ad una lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l’oro della terra; sarà la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto, sarà la lotta tra due secoli e due idee. Inevitabilmente troveremo genti decise ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra (non avranno nulla da perdere).  Essi prima o poi muoveranno queste decisioni che l’onore, gli interessi, l’avvenire ferreamente imporranno, poiché un popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia. E questo è inevitabile, poichè dalla mortificazione, lunga e subita, nasce un onore coriaceo e cieco.

Haiti ha svelato nuovamente un mondo che subisce ed uno che soccorre, così come fu per lo Sri Lanka, o per il Darfur, dobbiamo accorgerci che la nostra vita, paradossalmente, costa come quella degli ultimi. Perchè quando la vita degli ultimi costerà zero la nostra sarà a repentaglio, poichè chi non ha nulla da perdere è ben disposto a tramutare lo zero in un valore per un riscatto altrimenti inattuabile. Ed allora gli uomini bomba si moltiplicheranno e tutto quello che abbiamo costruito sarà irrimediabilmente incrinato, il mondo cercherà un nuovo equilibrio.



Per cronaca ho rubato in questo post alcune parole ad un altro. Che si conferma essere ancora attualissimo. Un maestro, come sempre.

150 Km/h, Bandiera, Crocifisso, Marrazzo, Amanda Knox

scritto da Sanfedista il 7 dicembre 2009,21:37

Cambiano i nomi ma alla fine siamo sempre fermi.

La bandiera con la croce non ha senso, la religione non va ostentata sarebbe un pessimo esempio.

Amanda Knox è colpevole come Giuda e gli yankees non devono metterci becco, altrimenti ci ridiano i cowboys che volando basso ammazzarono quelli del Cermis.

Marrazzo è un figuro così misero che davvero mi repelle, i trans mi fanno pena neanche gli zingari sulle scalinate delle chiese, eppure il wwf si ostina a dar da mangiare al fenicottero rosa. Che poi che cazzo mangerà per essere rosa? Fruttolo?

La sinistra si faccia una ragione del fatto che finchè Berlusconi respira anche loro potranno tranquillamente continuare a non pensare a un programma. D’altrone non credo che nessuno, forse solo D’Alema, sarebbe in grado in quel partito di tirare fuori un programma serio e che possa piacere agli italiani.

Le maestre che picchiano i bambini mi diano l’indirizzo sarò felice di pestarle a sangue quando e dove preferiscono.

In Italia la gente lavora quasi gratuitamente e i sindacatii dove li vedi? Alle stupide manifestazioni, chi conosce un sindacalista? Com’è fatto? Io lavoro per una grandissima azienda e non ne ho mai visto uno.

E’ da tanto che non indosso lo smoking e questo finirà per frustrarmi, ma anche questo è un problema della democrazia, l’appiattimento degli abbigliamenti.

Io non pago i musei in quanto giornalista.

Roma è una città così provinciale che quasi mi meraviglio che abbia mai potuto avere un impero, ma neanche una tessera di un autolavaggio si merita. Neanche. Non ha una prima di un teatro che si rispetti, ed ha una metro che il giro sul bruco alle giostre a confronto sembra la circle line di Londra.

I 150Km/h in autostrada mi piacciono parecchio. 





 



Frase del giorno

scritto da Sanfedista il 29 novembre 2009,20:51

Untori e bombaroli. Questo dovremmo essere. Invece di produrre più virus e più bombe il mondo si ostina nell’opposto. Il genere umano perirà per mancanza di arguzia causa antivirus e trattati di collaborazione. E’ ufficiale Darwin ci odia per il servigio che stiamo offrendo alla nostra specie. Cartelli e caschi ovunque. Ma che crepino.

Una promessa è una promessa LXXXVII

scritto da Sanfedista il 28 ottobre 2009,00:00

Mi dispiace ma non si torna indietro, solo i cretini cambiano facilmente opinione ed allora la coerenza in questo caso è onore. Una promessa è una promessa anche se tutte le condizioni non ci sono più, anche se nel futuro non sarà mai più. Ma io ci sono sempre, come un ronzio sempre più lontano, ma persistente, come un bagliore in un mattino di sole, impalpabile. Forse ora più che mai.
Siamo ad un bivio e l’intolleranza è l’unica soluzione, l’unica selezione può essere basata sulla stirpe, perchè il resto è troppo congetturale ed il mondo ora ha bisogno di semplicità, di riconoscibilità, c’è ignoranza in giro e va alimentata con altissimi concetti già metabolizzati per tutti. Il mondo ha bisogno di rassicurarsi mettendo nell’urna la scheda bianca.

Per me solo rami legati insieme ed il bagliore di scure su un lato.


le stesse cose

scritto da Sanfedista il 18 ottobre 2009,22:51
Ho appena innescato la sveglia.
Magari domani mi sveglio e la tropicalizzazione porterà i monsoni a Roma ed io finalmente farò il mio, salvando il quartiere grazie alle nozioni divorate dal "Manuale delle Giovani Marmotte vol 3" -quello con Ciccio in copertina- nella parte subito dopo il capitolo sui barbiturici. Magari. Oppure saranno semplicemente le 7.15, ma fanculo ai monsoni, che poi sul manuale non era neanche spiegato tanto bene, però a ripensarci magari quello sui barbiturici…buon lunedì.





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saltellando nel miglio verde

scritto da Sanfedista il 31 agosto 2009,17:49
Il miglio verde, cosìdetto per il colore del linoleum, è quella porzione di vita che percorre il condannato a morte dalla sua cella al luogo di esecuzione della condanna.

Sento già vociare:"Grazie Sanfedista per questa allegria settembrina che ci stai per sottoporre". O ancora:" Sanfedista tu si che interpreti con gioia il tuo ritorno in ufficio". Uno timido si limita:" Sanfedista che ottimismo".

Sì, signori e signore. Oggi il Sanfedista è sostanzialmente triste. E’ triste perchè il pensiero più allegro che riesce a trovare è quello sul perchè della morte. Sul perchè abbiano creato un essere tanto imperfetto, così fallace da spegnersi arrivato ad un dato punto. Ed allora ecco che mi arriva al cervello il pensiero di come tutti noi stiamo percorrendo un miglio verde, qualcuno ci metterà un po’di più per completarlo qualcuno molto meno ma la destinazione è inesorabilmente la stessa per tutti.

"Evviva il Sanfedista e il suo buon umore!!!". "Sanfedista sei un toccasana per la depressione!".

Sarei puerile se dicessi che questa forma di tristezza deriva dal primo giorno di lavoro post vacanze. Il sentire è più profondo deriva dalla disillusione. Quando sono partito pensavo che il ritorno al lavoro fosse baciato da grandi novità. Sconvolgimenti che mi facessero, d’un tratto, amare quello che sto facendo. No, ed è un "no" decisamente secco, che se aveste sentito con quanta forza l’ho battuto sulla tastiera vi sareste alzati di scatto.

La tristezza va oltre la consapevolezza di essere sottoposto ad un individuo beceramente più mentecatto di te, ma si corrobora (tristezza-corrobora, abbiamo un ossimoro) nella certa voglia di cambiare non supportata però da offerte vantaggiose economicamente.

Mi rileggo. (3 minuti dopo)

Bene, d’ora in avanti Noi prendiamo il controllo del cervello del Sanfedista. Siamo un gruppo di neuroni combattenti per la libertà. E questa è la nostra storia:

Ci siamo finti morti durante la grande asfissia dovuta al nodo della cravatta dello scorso 29 luglio. Ci siamo riorganizzati e sparpagliati, abbiamo raccolto fondi con rapine a neuroni irregimentati e ben nutriti. Il nostro capo è il neurone 12.503, già vittorioso durante la battaglia della notte dell’alcool del ’99,  del torneo di Playstation "Casa XXXXX" del 2003, ferito ma non fiaccato durante la celebre resistenza alla canna del 2005, notte di S.Lorenzo.
Siamo ben organizzati, anarchici quanto basta e pronti a bloccare le sinapsi in caso di rappresaglia.

Abbiamo or ora preso il potere, quindi rileggiamo l’ultimo post del Sanfredista (…psss si scrive SANFEDISTA -ah ok-). Dopo sommaria lettura (fanculo le letture approfondite) abbiamo stabilito che ci sono troppi paroloni, che il periodo -dice il neurone 6.545, quello rimasto attivo durante il liceo- che il periodo è troppo complesso e ricorda lo stile? Ricorda lo stile? Che stile 6.545? – lo stile Ciceroniano-. Ah ecco, ricorda lo stile Ciceroniano, che è una cosa a noi sconosciuta e per questo ci fa schifo.
Il pessimismo del Sanfedista è proprio di una gestione vecchia. Ora guida l’irrazionalismo. Dopo prima sommaria lettura -ribadiamo- pensiamo che il concetto espresso alla fine del post quello della "mancanza di offerte vantaggiose economicamente" faccia più schifo dello stile ciceroniano e per questo:

Sti cazzi ai vantaggi economici, se il Sanfedista troverà, anche a gratis, un posto più stimolante lo accetterà. Il Sanfedista ha 27 anni; noi gruppo di neuroni moriremo verso i 33/34, quindi abbiamo ancora pochi anni per far si che il Sanfedista non si debba pentire di qualcosa, quando gli altri neuroni, quelli più longevi e resistenti gli presenteranno i primi bilanci. Il nostro compito è arduo, siamo la dittatura dell’irrazionale che ogni tanto deve far colpi di stato.

Perchè poi sappiamo bene che l’ultimo passo del miglio verde è l’unico da cui ha senso guardarsi indietro, noi saremo morti da un pezzo, ma lui nell’ultimo respiro si ricorderà i cambiamenti irrazionali più che i giorni tutti uguali ed è per quello che sorriderà e compiaciuto ci concederà applauso, nostra unica ricompensa, perchè dei soldi ce ne fotte un cazzo, anche perchè il papà del Sanfedista, in questo è generoso.

Fanculo.

p.s.

comunque sappilo, noi siamo nella sua testa, ti ama alla follia.