così tanto per ricordarlo

scritto da sanfedista il 19 gennaio 2012,19:42

Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo.

Stendhal

 

Così tanto per sbandierarlo con violenza ai detrattori. Perché noi siamo Napoletani e nel bene e nel male abbiamo una città che ci appartiene e a cui noi apparteniamo. Una città in cui sono cresciuto e che mi ha cresciuto. Quanti altri luoghi al mondo sono formativi come Napoli?

 

 

Manchester C. – Napoli

scritto da sanfedista il 14 settembre 2011,22:59

C’è qualcuno che mi ha detto per telefono che al gol di Cavani “Se n’è caduta Napoli”. Io ho fatto cadere parte della strada qui a  Roma, nel solito silenzio maledetto che mi circonda quando il Napoli segna. Afono, sudato di gloria. Innamorato perso, come a 14 anni, come quando ho comprato il mio primo fiore per qualcuna. Nella vita mangi fango, caviale, ostriche e melanzane ripiene di melanzane a funghetti. Bevi acqua calda dal lavello e la birra che sto per aprirmi. Vacilli, traballi, magari la vita ti butta a terra come un tavolino quando gli strappi il tappeto sotto. Così senza motivo. Magari tutti i tuoi programmi sono confutati punto per punto dalla malasorte o da una tua follia non in preventivo. Magari tredicimila cose, ma stasera il Napoli Calcio mi ha entusiasmato e io prometto a me stesso e al mondo testimone che non consentirò a nulla, cose, oggetti o persone di farmi fare un passo indietro, di farmi abbassare la voce, di non farmi crepare il cuore quando le cose vanno bene e quando vanno male. Solo questo, di getto, d’istinto, tutto il resto è un grandissimo casino. Stasera il pareggio mi fa dormire sereno.  

 

 

Interruzione

scritto da sanfedista il 4 agosto 2011,23:18

Tra l’altro sono senza sigarette. Questo certamente menoma un po’ lo stile di scrittura. Ma tanto c’è poco da scrivere stasera. 

 

 

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osservando il cielo

scritto da sanfedista il 5 luglio 2011,19:18

Sono risalito oggi da Napoli. Ho trascorso qualche giorno fuori programma tra la mia gente, splendida e intensa come sempre.

In treno osservavo il cielo. Nero, gravido, densissimo, pronto a scoppiare; come se da un secondo all’altro dovesse squarciarsi ed urlare, raccontando, chissà quale verità al mondo. Rompendo una cataratta, un groppo che gli impediva di piovere [piangere].

 


Roma: Week End o End?

scritto da sanfedista il 3 giugno 2011,15:10

Quasi tutti i grandi napoletani dell’ultimo secolo sono morti a Roma:

Eduardo De Filippo, Totò, Sergio Bruni, Massimo Troisi, Giovanni Leone, Aldo Giuffrè, Renato Carosone, Pupella Maggio, Gigi Reder…ed altri che mi sfuggono. Io vorrei sottrarmi a questo destino. Mi piacerebbe un posto più esotico, non dico Hiva Oa, come il grande Paul, ma Rotorua non mi dispiacerebbe…Nato a Napoli, morto a Rotorua e quivi traslato, si perchè comunque la sepoltura vorrei tanto fosse Napoletana, come Totò, Carosone, Sergio Bruni, Massimo Troisi, Eduardo De Filippo…anche perchè forse non è tanto il posto dove crepi ma il posto dove desideri farti seppellire.

Tra poco qui ci sarà un delirio abbastanza ragionato, salgono i miei amici e ci apprestiamo a un addio al celibato Pulp. Week End a Roma tutti sotto lo stesso cielo.

“Quand nun ce stanno ‘e tramme na carrozza è sempe pronta 
n’ata a ll’angolo sta giá”
Altro che sostitutivi notturni capitolini, noi napoletani si va in taxi…

 


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NaPoLi

scritto da sanfedista il 20 maggio 2011,18:46

Sono in treno, circondato da 3 torinesi. Sulla quarantina. Mi chiedono informazioni sull’orario dell’arrivo a Napoli. Io di solito non do confidenza in treno. E’ la mia ora di silenzio nella settimana. Ogni tanto leggo qualcosa, ogni tanto scorro l’ipad, alle volte lasciandolo sul treno. Ma nell’ora che separa Roma da Napoli rispondo anche malvolentieri al cellulare, rigorosamente impostato su “riunione”. Alle volte non rispondo proprio. Non mi manca nemmeno la sigaretta. Comunque questi tre torinesi visibilmente sovraeccitati attaccano bottone. Ok, il viaggio è compromesso. Sono innamorati di Napoli. La qual cosa mi rende il discorso meno ostile. Vengono ogni tanto per un w/e. A un certo punto mi guardano e mi dicono “Napoli è l’unica città davvero capitale che abbiamo in Italia”. Musica. Sorrido. Eccepisco, senza nemmeno troppa convinzione, che c’è Roma che è splendida – a me piace davvero tra l’altro-. Loro mi rispondono che Roma è troppo ministeriale, troppo bianca, piena di marmi. Sembra di girare per un museo. Napoli no. E’ anarchica, vitale e mortale. Pericolosa e splendida.

Poi si ferma e mi fa’: “Napoli mi sbalordisce sempre, giri per una stradina buia e poi ti spalanca il mare”. Concludendo con una metafora fantastica “Napoli e Roma sono due città bellissime, se fossero due appartamenti però uno sarebbe uno splendido appartamento in centro, curato e con il parqet di pregio, Napoli sarebbe un appartamento immenso, affrescato, un po’ confuso con mobili di stili differenti, antico e misterioso, buio in alcune stanze ma con un meraviglioso terrazzo”. E’ il terrazzo che fa la differenza. Io l’ho sempre detto. Conoscono la storia di Napoli quasi quanto me. Per curiosità gli chiedo delle loro origini, per sapere se ci fossero vincoli sentimentali. Uno è di Alessandria, l’altro di genitori padovani il terzo torinese puro. Sono amici, due insegnano alla facoltà di lettere, l’altro è avvocato. Ed allora capisco che bisogna essere raffinati per amare Napoli.

Il contadino della bassa padana, l’imprenditore varesotto, il palazzinaro romano, o l’impiegato medio italiano, non riusciranno mai ad amarla, perchè Napoli è una città per colti. Per chi ama le differenze e capisce che solo da un po’ di caos nasce lo stupore. Solo lo sbigottimento crea riflessioni. Napoli non è per chi ama Venezia o Gardaland. Non ti tranquillizza ti turba. Non è una città che ti tranquillizza, non è un posticino carino per famiglie. Non ci sono McDonald, forse 2 in tutta la città. Non c’è nulla di uguale in Italia. Non c’è nulla di ordinario a Napoli. Dalla violenza al calore. Dalla irragionevolezza alla filosofia altissima partenopea. E io la amo. Sono grato per essere cresciuto qui. Perchè mi ha insegnato a scrivere, ad amare, a fare 3 passi indietro sempre per guardare le cose da una prospettiva più ampia. Napoli mi ha insegnato che devo guardarmi le spalle quando torno a casa la sera anche se gli occhi volerebbero verso il mare. Da Napoli ho appreso che una fila alla posta non è una perdita di tempo è uno spunto per un racconto o per un’opera teatrale. Che la musica è legata alla vita e la declina in ogni forma. Napoli vive di musica. Penso ci saranno 500/600 neomelodici che producono mille album l’anno e parlano di tutto, dall’amore al tradimento, dai figli al carcere, dalle ingiustizie al matrimonio. Quale altra città in Italia produce così tanta musica. Quale altro popolo italiano è impegnato così trasversalmente nella realizzazione di melodie?

Napoli è capitale. Non so di cosa ma lo è. Abbiamo avuto una corte e circa 10 palazzi reali. Ma la differenza tra Roma e Napoli è che da palazzo Serra di Cassano spuntano in alcuni punti della facciata piante. Palazzo Chigi è candido, costantemente restaurato ma irrimediabilmente morto.

Non sarei quello che sono senza Napoli, quanti possono dire la stessa cosa della propria città?

Sono fortunato a dividere la mia vita tra Napoli e Roma. Spostarmi tra due immensi stereotipi mondialmente noti. Respirandone l’aria, la malinconia, la passione, la storia, che mi insegnano ad amare ogni giorno, ad innamorarmi con tutto me stesso della vita e delle persone.


 

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Ieri sera

scritto da sanfedista il 18 aprile 2011,12:00

A trovare non ci vuole nulla è a perdere che è difficile, in tutti i sensi.

Io, un amico e circa altri 60 mila napoletani ieri non sapendo che fare abbiamo deciso di investire parte delle nostre risorse andando allo stadio. Abbiamo visto infranta un’epica condivisa illusione. Ora l’illusione non è come il dolore, che se è diviso è meglio sopportato, l’illusione per stessa definizione è l’istante prima della disillusione e la disillusione con più è condivisa più e cocente. Disilludersi da soli fa meno male che disilludersi in mille, diecimila o semplicemente in due.

La squadra stanca, il pubblico sorrideva amaro non riconoscendosi più nella situazione, ci si guardava tra di noi aspettando un cenno che non arrivava, palle perse, gol mangiati, preludio alla tragedia sportiva. Sigarette infinite, silenzio, due reti prese e giù al tappeto, silenzio, silenzio e applauso finale da chi ha dato tutto quello che poteva da chi semplicemente “non doveva finire così” ma tant’è…

La colonna sonora di Bill Conti di seguito è perfetta, si divide esattamente in tre parti: illusione, disillusione e speranza.


 

 

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Un Rigore

scritto da Sanfedista il 26 gennaio 2011,23:44
Ho le parole secche in gola. Il calcio non è uno sport giusto, anzi il calcio è un gioco. Ed allora mi crocifiggo, mi esalto, ammattisco lambendo tutti i deliri inimmaginabili. Perchè nulla che si riconduce a ragione spiega l'amore, la mia passione per il Napoli. Per la sua maglia, per la sua magia, per il pubblico, violento, sanguigno, generoso, spavaldo, irrispettoso, scorretto, premuroso, nobile e mai vigliacco.

Poi il resto è almanacco, ma amare il calcio significa saper ricordare il perchè dei risultati e d'ora in avanti questa sera la ricorderò come una vittoria del Napoli, poi gli almanacchi lasciamoli agli statistici. Perchè il calcio è un gioco, le statistiche sono cose serie.


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Scultura formativa

scritto da Sanfedista il 5 gennaio 2011,23:46

Don Carlo di Borbone

Giusto per non dimenticarci mai quello che siamo stati.
Noi siamo Napoletani e per noi nulla e impossibile
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Mal di testa e Napoli

scritto da Sanfedista il 23 novembre 2010,23:23
δαίμων e violini in testa.

Ho un mal di testa che mi trapana il cervello. Forte, secco, implacabile. Così persistente da non permetterti di dedicarti ad altro, ma così obliante da renderti impossibile di dedicarti a lui. Non ho il mio salvavita: il Saridon della Bayer.

Quindi scrivo. Non fumo.

Porto Napoli con me in ogni momento. Le sue cicatrici sono le mie, i suoi capelli bianchi sulla mia testa, le sue rughe sui miei occhi. La città più decadente del XXI secolo, ora che Shanghai è diventata come New York e Adis Abeba fa schifo e basta.
La mia città è invero la più vitale d'Italia e la prova è che se ne discute sempre. Come ogni luogo splendido e fatiscente, la mia terra produce incredibili gamme di umanità: geni, opportunisti, rivoluzionari, criminali, eroi, artisti e truffatori. Sorrentino, Saviano, Bocchino, Nevruz, Muti, Di Lauro… Se si normalizzasse la situazione mi dispiacerebbe sinceramente. E' difficile smettere di essere sotto i riflettori. Si perde il privilegio di essere al centro dell'attenzione. Si smette di incuriosire. Roma chi produce? Milano? Firenze? Venezia?

Transeat.

Per tornare al mio mal di testa, scrivere ha alleggerito la pressione ma i pensieri non producono i mal di testa, che se ne dica. Sarà qualche piccola reazione chimica, allergica forse, neurologica.

Il mio bene a voi, che gli angeli ricoprano il vostro corpo.