La mia prima macchina

scritto da Sanfedista il 17 settembre 2010,01:04
Non sono stato promosso subito all'esame di guida. Fui bocciato alla teoria una volta. In quel periodo in realtà non ero molto promosso in genere. A legge claudicavo, un professore mi consigliò di cambiare facoltà, e il tempo lo gestivo con la foga di chi aveva molto tempo ed aveva molte cose da sperimentare. Avevo una buona disponibilità di soldi, mio padre per i 18 anni mi aveva aperto un conto in banca con 10 milioni di lire, staccavo per ogni cosa assegni. Mi faceva sentire un professionista della vita. Avrei imparato solo dopo ad usare la carta di credito. Non avevo una macchina. Non avevo la patente. Presi la patente, come dicevo, al secondo tentativo. Telefonai subito a casa dopo l'esame andato bene. Mia mamma se ne rallegrò. Mio padre mi rispose che avrei fatto meglio ad impegnarmi nel diritto privato. Non aveva torto, mi rimisi l'anno dopo in qualche modo in regola e mi laureai a 24 anni.

Avevo da poco incominciato a fumare. Da sempre pensavo che non c'era nulla di meglio che fumare in macchina guidando in autostrada. Magari al tramonto, con la radio e i finestrini aperti. Lo desideravo, ed io nella mia vita ho cercato sempre, lo faccio tutt'ora, di realizzare i miei stereotipi personali più che ragionare su grandi progetti. Ho sempre voluto vivere per raggiungere piccoli stati d'essere, brevi scene teatrali immobili in cui calarmi, cercando di guardarmi dall'esterno. Essere per un secondo autore, attore e spettatore esterno. Ci sono sempre riuscito. Scrittore notturno con sigaretta. Silenzioso spettatore di un tramonto agli antipodi. Interprete di frasi ad effetto durante una cena affollata. Impacciato fidanzato. Tifoso a una finale. Padre di famiglia sorridente abitante di una casa luminosa una domenica mattina, su questo ci lavoro alacremente. Sono centinaia.

Avevo bisogno di una macchina. Scelsi la via più insolita. Avevo soldi. Avrei potuto prendere una golf nuova o un'Audi A3. A diciott'anni era comunque un gran bel guidare. Perlomeno per la buona borghesia a cui ho sempre appartenuto e di cui sono uno scettico sostenitore. Comprai una Volkswagen Corrado. Automobile che ebbe nella sua storia un successo limitatissimo. Per i costi di gestione elevati, per le soluzioni tecniche raffinate e quindi delicatissime. Duemila sedici valvole. Consumava come una portaerei. Ovviamente benzina, mai avuto auto diesel. La comprai e neanche l'andai a ritirare, il giorno della consegna avevo la febbre. Me la portarono sotto casa. Scesi, aprii il tettuccio e misi in moto. Da solo per Napoli. Tragitto ancora ineguagliato. Musica, sigaretta e finestrini aperti. Non raggiungevo la libertà, quella assoluta mi ha sempre spaventato un po' e trovo che sia un concetto troppo borghese, raggiungevo il mio primo grande, desiderato stereotipo. In due occasioni ho rischiato la morte con quella macchina, in mille altre mi ha lasciato a piedi. Disastroso impianto elettrico, davvero terribile. Ho avuto altre automobili. Altre 3. La amo ancora. Blu notte, con le marce dure e col motore che surriscaldandosi faceva diventare il piccolo abitacolo della coupé rovente. L'ho amata almeno quanto mi sono amato possedendola. Canzone sempre messa in ogni cd da macchin, inno ufficiale, "If I ever feel better" dei Phoenix. Ora gli dedicherei "Non ti scordar mai di me" colonna sonora del mio grande amore, del mio prossimo infinito stereotipo. L'ho venduta e sono sicuro che mi cerca ancora, magari mutata in qualche pezzo, trasformata in ferro che ho maneggiato trasformato in altro oggetto. Un I-Pad, un posacenere girevole, in litio che ho assunto e che mi ha fatto innamorare quella sera della mia donna. In arsenico che ho bevuto in acqua contaminata finita in falda, filtrando da uno scasso, e che mi ha reso per un giorno un po' più folle. Nel giorno giusto. L'ho amata e penso che la sua presenza sia in ogni cosa buona, come Dio per Eraclito o Spinoza.


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Il Ritorno

scritto da Sanfedista il 6 settembre 2010,21:26
E si ritorna con tutta la malinconia di chi ha trovato quello che desiderava. Ho rimesso la sveglia e contestualmente ho riaddormentato le passioni. Le giornate s'accorciano e diventano solo 3: venerdì pomeriggio, sabato e parte della domenica.



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