Verba, verba, verba praetereaque nihil

scritto da sanfedista il 28 febbraio 2012,16:30

Il peso delle parole che si sprecano in concetti zoppi, inattuabili o irrealizzabili, in dubbi mediocri, dovrebbe essere trattato come un’emergenza sociale.
La corsa al risparmio, al riutilizzo, al riciclo, allo “è ancora buono, perchè cambiarlo”, alla praticità che vince su una bellezza un più scomoda, mortifica ogni voglia d’emergere. Non capisco perchè la società sta puntando tutto su un modello da desco serale, da albori della borghesia anni 50, senza però la geniale cialtroneria esibizionista che la caratterizzava. Le persone mettono in atto come una messa da requiem, le schematiche consolidate e ripetute come infiniti mantra di cui compiacersi e in cui affondare dolcemente. Regali alle feste comandate, parole raramente fuoriposto, poca invadenza. Una sobrietà che è più drammatica perchè incosapevole abitudine. L’idiozia dei colori scuri, del blu, che pure tanto amo
. Le mitologie e le antiche vestige classiche, che ripetiamo e che ci fanno apparire tanto colti, come il “complesso di edipo”, “la volpe e l’uva”, sono ormai involucri vuoti. Immagini pornografiche quando citate senza una struttura che le supporti, perchè la gente solo questo conosce dell’antichità greca. Nessuno conosce di Deucalione e Pirra, eppure come sarebbe salvifico…

La scusa del tempo poi è terribile, l’hanno inculcata nel nostro cervello, il “se avessi tempo quanto leggerei” mi fa morire dentro ogni volta che lo sento. Non c’è, in realtà, la volontà di farlo, perchè il mondo ci ha insegnato che la partita o, peggio, la famiglia sono più importanti della dedizione nell’apprendere. In nessun testo di filosofia c’è una pagina che ti consiglia quale macchina comprare, in nessuna pubblicità c’è qualcuno che legge un libro. Ci sono belle famiglie cretine. Genitori che ascoltano le richieste dei figli, figli idioti, con abiti sconci e volontà indefinite, fumose, rapide al cambiamento. Scegliamo i nostri amici, scegliamo i nostri partner, valutiamo attentamente prima di impegnarci,  preoccupiamoci meno di come stanno i nostri familiari e preoccupiamoci di più di come sta la nostra mente. Che fai? Dove sei? A che ora torni? Ma ci importa davvero?

Ed allora invidio gli ubriaconi…per mille ragioni.

20 persone a cena

scritto da sanfedista il 19 febbraio 2012,19:36

Ieri ho avuto circa 20 persone a cena per la finale di s.remo.
E’ una tradizione della mia casa, siamo giunti alla VIII edizione. Finisce sempre un po’ tipo mattanza. Penso ci fosse gente che non mangiava da giorni. Hanno fumato nemmeno un’acciaieria.


Stamane, tempo uggioso, tutto di fretta. Pranzo da mia nonna, che mi ha raccontato di quando in funicolare a Napoli c’era un vagone di prima classe con i sedili in velluto e il cristiano che ti apriva le porte. Lei ovviamente viaggiava solo in prima. Dovreste conoscerla. E’ una delle ultime nobili che fanno le cose con classe perché non conoscono altri modi di farle. Fanno le cose in maniera impeccabile e assolutamente disinvolta.  Non si fermano a pensare quale sia il modo più elegante per farle, le fanno e risultano eleganti. Per esempio oggi ha preparato un’insalata di pollo. Semplicissima ma presentata nemmeno fosse un fagiano. Io ho cominciato a servirmi, lei mi ha ripreso dicendomi “prendilo in modo da non scomporlo, non perché debba conservarlo per stasera, ma perché se ti dovessi trovarti a cena con altre persone dovresti prenderlo così”. Implacabile come sempre, 85 anni. Non le sfugge nulla. Ed io che pensavo in treno tornando a Roma. “Quante persone oggi farebbero caso a come qualcuno si serve da un piatto?”. Ed ho sorriso.

La schiatta è indubbiamente peggiorata, in genere ma anche nella mia famiglia con mio padre e me. Ci siamo imborghesiti, popolarizzati, come il festival. Abbiamo perso in gentilezza, abbiamo perso in lentezza, in cura dei dettagli, in capacità di essere meravigliosi ospiti. Ieri però ho cercato di essere davvero perfetto e credo di esserci riuscito.

 

 

 

 

 

 

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15 minuti

scritto da sanfedista il 14 febbraio 2012,00:14

Vorrei scriverlo in massimo 15 minuti. Se leggerete in data/orario di pubblicazione 00.15 sarò riuscito nel compito.

Da bambino, a scuola, quando un compito era davvero ben svolto, la maestra Luisa oltre ad attaccare una stellina dorata sul foglio ti dava una “lente di cioccolata”, anche nota come smarties. Ebbene, ne ho mangiate di cioccolate ma quella aveva un impareggiabile ed unico gusto di vittoria. 

Penso che le persone, tendenzialmente, abbiano bisogno di circa 15 minuti di esotico al giorno. Esotico inteso come irraggiungibile e meraviglioso. Le persone, quelle che non hanno il coraggio di sterzare improvvisamente, ricercano nel loro quotidiano piccole dosi di follia controllata. La cocaina, un nuovo profumo al mango per ambienti, una tinta rosso fuoco per i capelli o anche solo modificare lievemente la solita ricetta per la crostata, aggiungendo vanillina. Le persone hanno bisogno di intravedere tra le pieghe del previsto una via inattesa. Una via che non vogliono davvero percorrere ma che da sola da senso alla solita via.

Sono 15 minuti di irrazionalità assolutamente controllata, preconfezionata e facilmente dosabile. Una relazione impossibile e clandestina, che le impegni seriamente per pochi minuti al giorno, è una giusta porzione di abisso al quale affacciarsi, tenendo ben allacciata la cintura di sicurezza. 

Sono scelte estreme che si utilizzano per scusarci con noi stessi di non essere in grado di cambiare e accettare un rischio.

Io nella mia vita ho temuto raramente i cambiamenti. Non ho mai quindi usufruito di piccoli spazi di follia, peccando spesso in senso opposto. Mi sono ritagliato anzi piccoli spazi di normalità, meravigliosi cliché in cui affondare ogni tanto. Sicuri e benefici come un piede nudo affondato nella prima sabbia calda della stagione estiva. Sembra che potrebbe essere risucchiato giù fino alle viscere bollenti della terra, ma noi sappiamo di poterlo tirare su quando vogliamo. Eppure per qualche minuto scaviamo sempre più in profondità con l’alluce, fino ad arrivare alla sabbia umida, che inesorabile ci riporta alla realtà. 

Sono i 15 minuti di cui abbiamo bisogno. I 14 esatti in cui ho scritto meritandomi la lente di cioccolato.

 

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Anniversario

scritto da sanfedista il 9 febbraio 2012,03:33

Il mio cervello trotta come un cavallo ad Agnano. Con i suoi zoccoli pesanti fa in pezzi tutto. Io non celebro anniversari. Tranne 2 (politici): 28 ottobre e 8 settembre. Quando ero a scuola pieno di idee illiberali il 28 ottobre mi mettevo in camicia nera. Io la camicia nera la odio. Ero un ragazzino entusiasta e cinico. Fondavo giornali scolastici, mi facevo eleggere rappresentante di classe, m’innamoravo delle donne e organizzavo feste  divertenti. Però cercavo sempre di guardare tutto dall’esterno. Il mio cervello che trottava. Scrivevo poesie. Seguivo le mode. Ero davvero massificato. Però, vi giuro, l’ho sempre saputo. Cioè io sapevo profondamente di essere massificato. E quanto mi piace ora il rumore della tastiera. Ma gli anniversari non li festeggiavo e non li festeggio. Non ricordo le date. Fatico a ricordare i numeri. Li rileggo trenta volte pensando di averli imparati e un secondo dopo scompaiono. E voi, dico voi, dov’eravate il giorno del vostro ultimo anniversario di fidanzamento? Che facevate? Io non lo so, a onor del vero non so nemmeno il giorno del mio anniversario. Sarà il mio rapporto con il tempo, sarà che tutti ci ricordiamo di aver assistito, ad esempio, ad un’ esplosione di un albero, tutti ci ricordiamo cosa stavamo facendo mentre l’albero esplodeva ma tentenniamo nel ricordarci il giorno. A chi importa il giorno? E’ l’evento che fa l’anno, ricordarsi l’evento è più che sufficiente. Eppure tutti maniaci degli anniversari. Siamo una società in rovina che ha fatto della retorica dell’anniversario la sostanza, il concetto, dell’anniversario stesso. La celebrazione come esorcismo o come rito propiziatorio, a seconda che si tratti di un evento spiacevole o gioioso.

 

MA COSA PENSANO QUELLI CHE TACCIONO NEL MINUTO DI SILENZIO? SECONDO ME SI CHIEDONO QUANTO DURERA’ IL MINUTO. PENSANO A SE STESSI, MALE COME AL SOLITO.

 

e ora shhht…sigaretta…e notte. (è notte)

 

 

 

 

 

 

 

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Dovete spendere

scritto da sanfedista il 8 febbraio 2012,18:20

Smettetela di fare i piccoli borghesi e spendete. Comprate cose inutili e costose. Fatelo. A che vi servono i soldi? Affamatevi, non scherzo. Circondatevi di oggetti futili. Cambiate. Siete noiosi. Che spese folli fate? Se la risposta è nessuna, c’è qualcosa che non va.

 

 

 

 

 

 

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Frase del giorno

scritto da sanfedista il 3 febbraio 2012,10:17

 

 

 

 

 

Eadem mutata resurgo