Una sera, primavera, pasta fresca a champange

scritto da sanfedista il 9 aprile 2015,17:12
I primi pomeriggi di primavera. I pomeriggi con il sole intricato tra le poche nuove foglie degli alberi. Indossavo camicie bianche e un sorriso incerto. Incerto perchè mutava per piccole inclinazioni di pochi gradi, da un’ allegria partecipata, ad un distacco annoiato fino a schernire un po’ di timidezza. Sono un timido, della peggior specie, di quella che sono diventati timidi non per una particolare predisposizone personale ma senza dubbio per educazione familiare. Mio padre è sempre stato davvero brillante, un assoluto vincente. I francesi direbbero flamboyant. Mi spingeva come ogni padre ad essere come lui. Io ritenevo fosse molto meglio di me. L’ho sempre visto come inarrivabile. Lui voleva fossi brillante come lui e quindi odiandolo, come ogni figlio di padre con carattere, facevo esattamente l’opposto: “Ti presento mio figlio, ha la tua età…”. Un “ciao” davvero sofferto fuggiva via da una bocca poco meno che serrata. Per il lavoro che fa, ha sempre ben gestito il convivio. Molto conosciuto e molto anche corteggiato. Ed io quando ero con lui mi sentivo sempre al centro di un fascio di un riflettore. Tutti mi guardavano come se di lì a poco avrei brillantemente imbastito una conversazione. Avevano la risata in gola. La preparavano incondizionatamente. Sapevano che il figlio di XXXX non avrebbe deluso. Ero più bello di lui. Avrei solo dovuto sorridere e dire qualsiasi sciocchezza anche solo un po’ arguta ed avrei egualmente soddisfatto i crediti concessi dagli amici di papà ed il suo desiderio di vedere se proseguire in me. Mi rifugiavo invece nelle mie scarpe. Pensavo in quei secondi che in realtà ero il mio piede, che migrando velocemente da cervello al piede avrei trovato sollievo. Il sorriso mi riusciva sempre ma l’arguzia così lontano dagli emisferi cerebrali davvero no e finivo quindi per mugugnare qualcosa o peggio, ridere io alle battute di qualcun’altro. Un vero e proprio smacco per un brillante.
 
A 20 anni, mio padre non viveva più con me da sei. Mi ero quindi pacificato con la sua parte in me e stavo anche cominciando il percorso che mi avrebbe ricongiunto con la sua parte in lui. Come tutti i giocattoli nuovi non mi veniva mai a noia. Maneggiavo la mia brillantezza abbastanza bene e proprio come lui cominciavo ad avere un nutrito gruppo di appassionati. Davo finalmente sostanza ai pregiudizzi. Si ero un figlio d’arte. I pomeriggi di primavera erano per me questo. Lunghi, lunghissimi spazi di piacere. Il giocattolo non solo era nuovo ma lo padroneggiavo. Ed ecco che la formula magica era pronta. Avevo un potere.  In primavera Napoli è splendida. La buona borghesia cittadina detesta l’inverno. La primavera quindi arriva sempre come una liberazione, violenta. Si tende a pensare sia quasi estate. Feste, feste, cene e ritrovi. E la notte, trascorsa la sera, si decideva quasi con ansia vitale su come impegnare la notte successiva. Sempre più lunghe, avide e deliziose. Anni di terrazzi sul mare o sulle spiagge di ville a Posillipo. E la notte fonda parlavi con una tua vecchia amica, entrambi giustamente ubriachi su quanto fosse eccellente l’arte. Solo argomenti sublimi. Solo questioni elevate solo sguardi profondi di compiacimento benestante. Granelli di sabbia tra le dita, velocità elevate in città e promesse eterne di follia. Ebbi per un breve periodo una donna splendida. La invitai a cena e le presi pasta fresca. Cucinai per lei e aprii champagne. Prima di fare l’amore parlammo fittamente per due ore, intervallando le parole a silenzi galvanici. E’ stata una delle sere più totali della mia vita. E’ successo davvero. Eppure ora a ricordarlo sembra un racconto. Si vivevano momenti irreali, impossibili, senza accorgersene, con la leggerezza della profondissima insipienza: la coppa sarebbe sempre stata piena, la notte sempre fonda, la camicia sempre bianca, la primavera sempre alle porte.  

noi si che puzziamo

scritto da sanfedista il 3 aprile 2014,15:00

Napoli è sporca; Noi siamo sporchi…La nostra pelle è sporca di salsedine, di colori, di profumi… Le nostra case puzzano di Ragù la domenica, le strade puzzano di babà, di sfogliatelle… siamo fastidiosi… caotici, urliamo… diamo fastidio perchè anche se siamo tristi, riusciamo sempre a donare un sorriso a chi è piu triste di noi. Terroni che ogni domenica riempiono le tavole di commensali gioiosi, ma quanto siamo arretrati… quando con orgoglio serviamo a tavola una semplice pasta con pomodorini del Vesuvio e due foglie di freschissimo basilico raccolto dalla nostra piantina n’copp 0′ “barcone”.
Siamo arretrati perchè ancora riusciamo a sopravvivere senza gli alimenti geneticamente modificati. Siamo arretrati perchè ancora abbiamo tempo da perdere per chiacchierare con il fruttivendolo o con il macellaio.
Siamo pizza cotta nel forno a legna… siamo gente sporca di mozzarella freschissima. Siamo macchiati da 3000 anni di storia, siamo indegni detentori di 5 castelli e 365 chiese. E’ vero, puzziamo di precarietà, puzziamo di generosità e di bontà d’animo ogni giorno apriamo gli occhi e la prima cosa che diciamo è: Gesù mio, accompagnami anche oggi e ci basta questo per tornare a sperare in un futuro migliore. Puzziamo di Terra dei Fuochi, ma anche di patria del Cristo Velato, di Caravaggio,  Solimena, Ribera, Luca Giordano, Bernini, De Mura. Dobbiamo bruciare per le urla festose dei bambini di Spaccanapoli, dei pallonetti o dei quartieri, ma anche di quelle dei bambini di Posillipo, della Riviera, del Vomero. Puzziamo perchè abbiamo le donne piu belle del mondo, prosperose, calde, carnali. Donne che chi odia Napoli, può soltanto sognare. Se il Vesuvio deve “lavarci con in fuoco”  vi dico: amo la mia terra, le mie gloriose origini e se puzzo allora, beh allora va bene. E’ la “Puzza” della mia NAPOLI… e ne vado fiero.

un tuffo al mare

scritto da sanfedista il 15 aprile 2013,18:51

Qua a Napoli è esplosa la primavera. Quando arriva la primavera tutti si è abbastanza indifferenti. Quasi infastiditi. La attendiamo sempre un po’ prima. A Napoli anche se la primavera arrivasse a dicembre diremmo “l’anno scorso è arrivata a novembre” oppure “dopo tutta questa pioggia ci mancava pure che non arrivasse”. Oggi giravo per il lungomare e c’erano alcuni ragazzi sugli scogli, uno si è spogliato e si è tuffato. Così naturalmente che per qualche secondo ho pensato di farlo anche io. Però poi mi sono guardato intorno e mi sono accorto che non c’erano compagne di classe da sedurre con un gesto guascone e quindi ho desistito. Io sono un tipo autunnale, la primavera mi turba anche perchè le cose più stupide della mia vita le ho sempre fatte in primavera. L’autunno è meglio perché te lo godi dato che poi arriva l’inverno. La primavera invece è una forma blanda dell’estate. Forse è una stagione che piace fino ai 20 anni. Si la primavera, secondo me, piace fino a quando hai 20 anni o stai all’università, poi diventa lo sfogo di una rabbia e la accogli con sufficienza. Però il castel S.Elmo come era bello stamattina, visto da via Cesario Console. Tutto definito contro il cielo, sorridente come può essere un castello.

 

 

 

Il mio basilico a novembre parte II

scritto da sanfedista il 22 novembre 2012,14:10

Di seguito la mail, in inglese e con la traduzione, che ho inviato al prof. Tim Upson direttore del giardino botanico di Cambridge.

 

Dear Colleague,

I’m writing from Naples, Italy, to undergo a question and confront with you about my discovery. I bought in a supermarket a basil plant last May. I lovingly curated it by following all the instructions that I found on wikipedia about the cultivation of basil. When I left the basil for my vacation I also left bottles of water  in the ground to allow the plant a dignified survival. In September I picked the leaves off the stems  for the preparation of pesto (italian sauce) and mozzarella cheese dressing. After a few days I discovered that from the earth sprouted new plants of basil, then I continue to water it. Over the months I cutted occasionally integers stems, but the basil popped up again. Now we arw at the end of November and I am still with a plant full of health. According to wikipedia and my knowledge, basil should be dead in September but we are now in November, almost December, I have selected a variety of plant that can survive the cold autumns Mediterranean?
What are your comments?
Thank you for your next answer: the comparison between scientist of different countries has always been the engine of scientific research; combining ours knowledge’m sure will lead to benefits for all mankind.
Best Regards

 

XXXXX

 

 

 

Caro collega,

ti scrivo da Napoli, Italia, per sottoporti una questione e confrontarmi circa una mia scoperta. Ho comperato in un supermercato una piantina di basilico lo scorso maggio. L’ho amorevolmente curata seguendo tutte le indicazioni che mi forniva wikipedia circa la coltivazione del basilico. Quando sono partito per le mie vacanze ho anche lasciato delle bottiglie d’acqua bucate nel terreno per consentire alla pianta una dignitosa sopravvivenza. A settmbre ho raccolto le foglie e staccato gli steli per la preparazione del pesto e per condire la mozzarella. Dopo qualche giorno ho constatato che dalla terra spuntavano nuove piante di basilico, lo ho allora continuate ad annaffiare. Nel corso dei mesi staccavo di tanto in tanto interi steli, ma il basilico rispuntava. Sono ora a fine novembre e mi trovo con una pianta ancora in salute. Secondo wikipedia e le mie conoscenze il basilico dovrebbe essere morto a settembre ora siamo in novembre, quasi dicembre, pensi abbia selezionato una varietà di pianta capace di sopravvivere anche ai freddi autunni mediterranei?
Quali sono le tue osservazioni in merito?
Ti ringrazio per la tua prossima risposta: il confronto tra studiosi di paesi differenti è sempre stato il motore della ricerca scientifica, unire le proprie conoscenze sono sicuro porterà a benefici per l’umanità tutta.
Cordialità

 

xxxxx

Il mio basilico a novembre

scritto da sanfedista il ,13:48

Cincinnato si ritirò nell’ager, nella campagna, quando smise la sua vita politica a Roma. Si dedicò alla terra. Io ritiratomi, provvisoriamente, dagli impegni mi sono dedicato alla coltivazione del basilico in balcone. Ho maturato in questi mesi – mi dedico da luglio – una buona padronanza delle tecniche colturali del ocimum basilicum, il nome della pianta secondo classificazione di Linneo. Le modalità per una buona crescitadel basilico sono la semina, imprescindibile, e l’annaffiatura. Anche se non ho riseminato dopo i raccolti, poichè la pianta ha provveduto da se, e annaffio pochissimo, i risultati sono lusinghieri. Mi trovo infatti alle soglie di dicembre con un rigoglioso balcone pieno di basilico. Wikipidia me lo dava spacciato già a settembre e invece tiè! Devo essere allora proprio un fine botanico, un innato agronomo per controvertire le supreme leggi di Wikipedia. Qualcuno potrebbe opinare che è il sole di Napoli: a questi invidiosi rispondo con l’indifferenza altera che è propria di noi botanici. Noi siamo superiori alle gelosie e alle invidie e lavoriamo solo per fornire all’umanità verdure, frutti, tuberi e fiori sempre in salute e sempre disponibili all’abbisogna. Ho contattato, tra l’altro, su linkedin il prof. Tim Upson, Deputy Director del Royal Botanic Garden di Cambridge, per condividere con un collega i miei risultati. Attendo fiducioso la risposta. Vi aggiornerò.

 

Napoli ha 52 santi patroni

scritto da sanfedista il 25 settembre 2012,12:26

Napoli ha 52 santi patroni. 52 anime sante che dovrebbero sovrintendere il corretto funzionamento della città. L’unica città che solo lontanamente si avvicina a questo numero è Venezia con 25 patroni. San Gennaro quindi è in ottima compagnia. San Gennaro fu scelto come patrono principale in seguito a un’eruzione del Vesuvio e annessa carestia. Il santo patrono preferito all’epoca era Sant Agrippino. Durante l’eruzione i fedeli quindi chiesero l’intercessione al Santo. Con scarsi esiti; il Vesuvio continuò nella sua opera distruttrice come e più di prima. Allora alcune pie donne si rivolsero in segreto a San Gennaro. Di lì a poco il vulcano tacette. La notizia volò di bocca in bocca ed allora la gente in tumulto in pochi istanti allora mandò in pensione il vecchio patrono e si votò a San Gennaro, con beneplacito della curia . Ancora oggi il santo è rappresentato con la mano verso il Vesuvio intento a fermare la lava per proteggere i cittadini. Che città pazzesca. Di Seguito la lista dei santi patroni:

  1. San Gennaro
  2. San Tommaso d’Aquino
  3. Sant’Andrea Avellino (1622)
  4. Santa Patrizia Vergine (1625)
  5. San Francesco di Paola (1625)
  6. San Domenico di Guzman (1641)
  7. San Giacomo della Marca (1647)
  8. Sant’Antonio di Padova (1650)
  9. San Francesco Saverio (1654)
  10. Santa Teresa d’Avila (1664)
  11. San Filippo Neri (1668)
  12. San Gaetano di Thiene (1671)
  13. Sant’Agnello abate (1671)
  14. San Severo Vescovo di Napoli (1673)
  15. Sant’Agrippino Vescovo di Napoli (1673)
  16. Sant’Aspreno primo Vescovo di Napoli (1673)
  17. Sant’Eufebio Vescovo di Napoli (1673)
  18. Sant’Atanasio Vescovo di Napoli (1673)
  19. San Nicola di Bari (1675)
  20. San Gregorio Armeno Vescovo e Martire (1676)
  21. Santa Chiara d’Assisi (1689)
  22. San Biagio Vescovo e Martire (1690)
  23. San Pietro da Verona (1690)
  24. San Giuseppe sposo di Maria Vergine (1690)
  25. San Michele Arcangelo (1691)
  26. San Francesco d’Assisi (1691)
  27. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi (1692)
  28. San Giovanni Battista (1695)
  29. San Francesco Borgia (1695)
  30. Santa Candida Iuniore (1699)
  31. Santa Maria Egiziaca (1699)
  32. Sant’Antonio abate (1707)
  33. Sant’Ignazio di Loyola (1751)
  34. Santa Maria Maddalena (1757)
  35. Santa Irene Vergine e Martire (1760)
  36. Sant’Emidio Vescovo e Martire (1760)
  37. San Raffaele Arcangelo (1797)
  38. Sant’Anna madre di Maria Vergine (1805)
  39. San Luigi Gonzaga (1835)
  40. Sant’Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa (1835)
  41. San Vincenzo Ferrer (1838)
  42. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1840)
  43. San Francesco Caracciolo (1843)
  44. San Giovan Giuseppe della Croce (1845)
  45. San Pasquale Baylon (1845)
  46. San Francesco di Geronimo (1845)
  47. San Rocco (1856)
  48. San Gioacchino padre di Maria Vergine (1895)
  49. Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe (1901)
  50. Santa Lucia vergine e martire (1903)
  51. Santa Geltrude (1927)
  52. Santa Rita da Cascia (1928)
 
…più impegno ragazzi, e che cazzo!
 
 

                                                                                                             Duomo di Napoli

 

 

 

 

 

 

 

Non te la racconto.

scritto da sanfedista il 12 luglio 2012,15:19

Mi hai chiesto, per l’ennesima volta, di raccontarti Napoli. Io Napoli l’ho raccontata così tante volte e tante volte immaginata che alla fine l’ho persa. Si è dissolta e ho smarrito il suo profumo. Mi sforzo a ricordare le sue voci che scambiano la parola segreta, urlata di orecchio in orecchio, di finestra in finestra. La mia fantasia non mi riporta alla sua pioggia, in sogno non mi giunge mai il primo giorno di primavera. Io Napoli non la ricordo più. Ma suppongo che sia lì, con la testa su Posillipo, il Vomero come letto e le gambe rannicchiate sul Porto. Mentre guarda il mare. 
Io Napoli, Napoli, Napoli, Napoli, Napoli, Napoli, questo nome che ossessiona tutti, che evoca l’infinito al sol leggerlo, penso che sia ancora lì: è da qualche parte con me dentro. Perché anche io sono lì con lei, in qualche vico a cercar libri, in motorino con la brezza tesa di mare in faccia, o alla sera, nella notte senza luna e solo i fanali del porto. Sono lì, ma io, non la trovo. Io non la ho qui con me. E non sai, amico mio, la disperazione. Non posso quindi descrivertela oggi. Non posso raccontarti la favola che ti avevo promesso. Ma ho scoperto che quasi tutti quelli che sono passati per la mia città hanno sentito il bisogno di definirla in qualche modo. Quasi che fosse la soluzione all’enigma. Ognuno ha la sua opinione su Napoli, ognuno tenta la sorte con la sua definizione. Eccole qui.

Napoli è la più misteriosa città d’Europa, è la sola città del mondo antico che non sia perita. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno. […] Non potete capire Napoli, non capirete mai Napoli. (Curzio Malaparte).

Napoli è tante cose, e molti sono i motivi per cui la si può amare o meno, ma soprattutto Napoli è una grande capitale, ed ha una stupefacente capacità di resistere alla paccottiglia kitsch da cui è oberata, una straordinaria possibilità di essere continuamente altro rispetto agli insopportabili stereotipi che la affliggono. (Elsa Morante). 

Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo. (Stendhal).

Napule è tutta nu suonno e ‘a sape tutto ‘o munno ma nun sanno ‘a verità… (Pino Daniele).

A mio parere, Napoli è l’unica città d’Italia che rappresenta veramente la sua capitale. (Charles de Brosses).

I Napoletani cavano l’arte dal sole. (Camillo Boito).

Colpito dalla prima apparizione di Napoli. Grandi folle, strade belle, edifici alti. (Herman Melville).

Da Parigi, seguendo i confini di Francia, abbiamo visto il Meno gettarsi nel Reno tra sponde fitte di bei vigneti, e la fertile Campania fino a Napoli, coi suoi palazzi stupendi e le strade dritte, ben lastricate, che dividono la città in quattro parti. E la tomba d’oro del saggio Marone, e la strada lunga un miglio che tagliò nella roccia in una sola notte. (Christopher Marlowe).

E Napoli ha continuato a dare molto all’Italia, all’Europa e al mondo: essa esporta a centinaia i suoi scienziati, i suoi intellettuali, i suoi ricercatori, i suoi artisti, i suoi cineasti…..Con generosità, certo. Ma anche per necessità. Mentre non riceve nulla, o pochissimo, da fuori. L’Italia, secondo me, ha perso molto a non saper utilizzare, per indifferenza, ma anche per paura, le formidabili potenzialità di questa città decisamente troppo diversa: europea prima che italiana, essa ha sempre preferito il dialogo diretto con Madrid o Parigi, Londra o Vienna, sue omologhe, snobbando Firenze o Milano o Roma. (Fernand Braudel).

Eccoci finalmente qui. Un proverbio italiano dice: — Vedi Napoli e poi muori!, ma io dico: — Vedi Napoli e vivi — perché c’è molto qui degno di essere vissuto. (Arthur John Strutt)

Era allora Napoli in un periodo di grande splendore. La sua vecchia aristocrazia, nella quale s’intrecciavano con la boriosità spagnola e l’argutezza francese l’innato senso estetico della Magna Grecia, era fra le prime d’Europa. Briosa, svagata, scapigliata, elegante, vi si alternavano splendide feste a chiassose mattane, spettacoli di eccezione a banchetti pantagruelici, gite a Capri, ad Ischia, sul Vesuvio. (Salvatore Gaetani)

Era fermo Imeneo tra l’erto monte | E ‘l mare, in cui sovente austro risuona, | La ‘ve cinge e ‘ncorona Napoli bella l’onorata fronte : Napoli che di gloria e d’or corona | Impose a tanti duci, | Ouante serene luci | Ha notte ombrosa, allorché ‘l vel dispiega; | E con amor, che avvolge i cori, e lega | L’anime pellegrine, | Facean ghirlanda al crine, | Ed allori tesseano e sacre palme, | E tessean preziosi i nodi all’alme . (Torquato Tasso)

Già nello scorcio del Medio Evo, Napoli oltrepassava i 200 mila abitanti, quando Milano non sorpassava che di poco i 50 mila e Torino ne contava 16 mila soltanto; quando Amburgo ne aveva meno di Torino e Londra meno di Milano. (Andrea Geremicca)

Gloria d’Italia e ancor del mondo lustro, madre di nobiltade e di abbondanza, benigna nella pace e dura in guerra. (Miguel de Cervantes)

Grande civiltà di Napoli: la città più civile del mondo. La vera regina delle città, la più signorile, la più nobile. La sola vera metropoli italiana. (Elsa Morante)

Guardo in questo momento con rinnovata fiducia a Napoli e ai napoletani, alla loro capacità di cogliere i frutti del riconoscimento rappresentato dalla competizione che oggi si inaugura [l’America’s cup], e di esprimere, in generale, lo slancio necessario per la valorizzazione delle preziose risorse e potenzialità di cui è ricca la nostra grande, storica città. (Giorgio Napolitano)

Ho abitato a lungo in una città veramente eccezionale. Qui, […] tutte le cose, il bene e il male, la salute e lo spasimo, la felicità più cantante e il dolore più lacerato, […] tutte queste voci erano così saldamente strette, confuse, amalgamate tra loro, che il forestiero che giungeva in questa città ne aveva […] una impressione stranissima, come di una orchestra i cui istrumenti, composti di anime umane, non obbedissero più alla bacchetta intelligente del Maestro, ma si esprimessero ciascuno per proprio conto suscitando effetti di meravigliosa confusione… (Anna Maria Ortese)

lazzari erano dunque l’infima classe dei proletari di Napoli, quella classe che i sociologi moderni contrappone spesso al proletariato industriale, del quale infatti forma l’antitesi e il nemico, col nome di proletariato cencioso (Lumenproletariat). Naturalmente, codesti proletari napoletani, oltre i caratteri comuni dei proletari in generale, e in specie di quelli della grande città, hanno alcuni caratteri speciali, determinati dalle condizioni speciali del nostro paese. Qui il clima è mite, la vita relativamente facile, si può dormire all’aria aperta e nutrirsi di poco, si può essere sobri, e per conseguenza disposti alla spensieratezza: i bisogni morali e intellettuali della plebe non sono troppo grandi, la spingono di rado alla ribellione. (Benedetto Croce)

I miei primi giorni a Napoli li ho trascorsi a guardare le processioni, sempre molto sontuose durante la settimana santa. (Joseph Addison)

Il Comitato ha deciso l’iscrizione sulla base di criteri (ii) e (iv), considerando che il sito è di eccezionale valore. Si tratta di una fra le più antiche città d’Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia lunga e densa di eventi. La sua posizione sulla baia di Napoli gli conferisce un valore universale eccezionale che ha avuto una profonda influenza in molte parti d’Europa e oltre. (Motivazione data dal Comitato di valutazione dell’UNESCO che nel 1995 decise di annoverare il centro storico di Napoli fra i siti patrimonio dell’umanità.

Il linguaggio mimico è usato qui come in nessun altra parte d’Italia. Il suo significato è impenetrabile per ogni straniero. Orecchie, naso, occhi, petto, spalle, sono mezzi espressivi di comunicazione, che vengono messi in relazione dalle dita. Questa suddivisione rientra anche nel loro erotismo sofisticatamente specializzato. Gesti servizievoli e toccatine impazienti sfuggono allo straniero con una regolarità che esclude il caso. (Walter Benjamin)

Il napoletano è convinto di vivere in un mondo ostile, sul quale non è in grado di esercitare alcun controllo… I rapporti tra gli uomini sono regolati da una concezione fatalistica, nella quale l’Autorità svolge lo stesso ruolo che ha il «destino» nel mondo naturale. (Percy Allum)

Il napoletano è per ordinario sobrio, ma intemperante fino alla ghiottornia nelle grandi gioie eccezionali. Dissi fino alla ghiottornia, mai però fino all’ebrezza: dopo questi formidabili pasti e queste omeriche libagioni i convitati se ne tornavano in città insieme, camminando dritti e sicuri, come una pattuglia di granatieri digiuni. (Marc Monnier)

Il napoletano non chiede l’elemosina, ve la suggerisce. (Leo Longanesi)

Il tumulto e l’andirivieni quotidiano rendono Napoli una città popolata e piena di vita come Parigi. (Donatien Alphonse François de Sade)

Imperciocché ad un tratto si fa un gran rivolgimento di cose letterarie in Napoli, che, quando si credevano dovervisi per lunga età ristabilire tutte le lettere migliori del Cinquecento, con la dipartenza del duca viceré vi surse un altro ordine di cose da mandarle tutte in brievissimo tempo in rovina contro ogni aspettazione […] (Giambattista Vico)

Impossibile, nondimeno, per me non vagheggiare per Napoli una sorte diversa da quella che le conosco oggi e non invitare i miei amici italiani, per assaporarne reazioni, tanto più inorridite in quanto siano originari di Milano, di Bologna o di Firenze, a immaginare quale avrebbe potuto essere il destino dell’Italia ed il volto attuale di questa città se essa fosse stata preferita a Roma come capitale del nuovo Stato. Roma, che nulla qualificava a svolgere questo ruolo, salvo la sua leggenda e il suo passato, quando Napoli era – e di gran lunga –, malgrado i rapidi progressi di Torino, la sola città ad essere, verso il 1860-70, all’altezza del compito. (Fernand Braudel)

In Europa ci sono due capitali: Parigi e Napoli. (Stendhal)

Io ammiro in cotesta città principalmente due cose: la religione verso Dio, e la pietà verso il prossimo; che sono la perfettione di tutti quelli, ch’aspirano alla vita immortale, e gloriosa. (Gabriele Fiamma)

Io poi a Napoli vorrei starci sempre il meno possibile. Mai combinato niente e sempre litigato con tutti. Una depressione, sempre. Veramente è una città che non mi dice niente, perciò trovo inutile venirci. Non so cosa farmene del solo mediterraneo e dell’eredità classica e dell’architettura normanna e delle semplici gioie della vita contadina e della pizza alla pescatora. Commedia dell’arte, per me no, grazie. (Alberto Arbasino)

Io ritengo Napoli una città estremamente civile; ebbene, nel vocabolario dei napoletani non esiste la parola lavoro, dicono la «fatica». Anche io sono così, non amo la fatica. (Roberto Rossellini)

Io so questo che i napoletani oggi sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg e i Beja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. È un rifiuto sorto dal cuore della collettività contro cui non c’è niente da fare. Finché i veri napoletani ci saranno, ci saranno, quando non ci saranno più, saranno altri. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all’ultimo napoletani, cioè irripetibili, irriducibili ed incorruttibili. (Pier Paolo Pasolini)

L’antichità di Napoli si è del tutto smarrita nella oscurità de’ secoli trascorsi. (Raffaele Mastriani)

L’unico luogo che forse potrei scambiare con Napoli è Milano, l’altra grande metropoli italiana. (Toni Servillo)

La bellezza di Napoli cresce di giorno in giorno, di settimana in settimana, via via che scopre i suoi segreti. Finché si giunge a intendere che veramente è questo il più bel golfo della terra. (Guido Piovene)

La città di Napoli non è solamente conosciuta per molto nobile, e principale da gl’italiani, che con piccola fatica, e con grandissimo gusto possono godere le comodità, e le delizie sue ma etiandio da tutte le straniere Nationi è stimata, e tenuta in pregio, come quella, da cui si conosce che in gran parte dipende la quiete, e la salute di questa provincia nobilissima d’Italia. (Gabriele Fiamma)

La città meno americanizzata d’Italia, anzi d’Europa. Eppure le truppe americane l’hanno avuta per tanto tempo. Ma una volta ripartiti questi soldati (a parte qualche moretto lasciato lì), tutto quanto era americano è stato cancellato.
La forza dei napoletani sta in questo: nel loro carattere, nella loro tradizione, nelle loro radici. (Marcello Mastroianni)

La Napoli di oggi è una città stanca, ma di quella stanchezza che non precede rabbia e voglia di cambiare le cose. Che è stanca piuttosto di attendere che passi la nottata. (Giovanni Scafoglio)

La vita quotidiana a Roma è ormai inquinata. Chiesa, televisione e politica l’hanno occupata nelle sfere più intime e hanno finito per trasformarla in un paesone dove questi mondi la fanno da padrone. Invece Milano e Napoli hanno ancora uno spleen, una solitudine malinconica, sono città con forti valori simbolici. Viverci è nutriente sul piano degli atteggiamenti e dei comportamenti, per questo voglio assolvere Napoli nonostante tutto. Nonostante una realtà dove l’inferno e il paradiso si toccano; dove l’ ironia altro non è che la passione quando sa prendere le distanze; dove si lotta continuamente contro la cultura della morte, mentre le altre città hanno la morte in casa e, nella loro quiete apparente, fanno finta di non accorgersene. Tutto questo è sempre foriero di una condizione felice artisticamente parlando. E vale per musica, cinema, arte, letteratura. Napoli è una città che crea continuamente anche nella difficoltà del suo quotidiano. (Toni Servillo)

Le grandezze, i stupor, le meraviglie, | le delizie, i piacer, mare, aria e sito, | le cose illustri e celebri famiglie | della mia bella Patria, altiero vanto | de l’altre antiche e de le più moderne | degne di glorie eterne, | da cui per gusto altrui son già partito, | e fiori e frutti, e l’acque fresche e chiare, sotto il ciel più che rare, | oggi a Voi, Donne, io canto | se per cantare o dir ne saprò tanto. (Giovanni Battista del Tufo)

 

 

 [Napoli e il Risorgimento] Ma l’errore dell’Unità risiede probabilmente altrove: nella volontà di costruire ad ogni costo uno Stato centralizzato su un modello francese del quale noi francesi abbiamo tanta difficoltà a disfarci oggi, voltando le spalle a ciò che faceva la sua ricchezza, quella pluralità di città abituate a dominare e guardare lontano. Si vagheggia volentieri di una rotazione, di cinque anni in cinque anni. Ma Napoli avrebbe saputo attendere tranquillamente? Temo di no: essa ama troppo la vita e le gioie della potenza per cedere a simili generosità….Facilmente la credo capace di un immenso coraggio, non del gusto del sacrificio. Non la vedo rientrare nei ranghi dopo avere occupato la prima pagina: per conservare questo posto, ha scelto di essere diversa. (Fernand Braudel)

Ma ‘sta città mme pare sempe ‘a stessa | che canta pe’ cantà, ma sta chiagnenno. | Napule, chesta si’, si ‘na canzone | cantata cu dulore, alleramente. (Raffaele De Novellis)

Materialmente questa città contribuì alla ricchezza dell’Italia Unita più di qualunque altro Stato; dati e cifre sono stati pubblicati da Francesco Nitti inNord e Sud (1900) come pure in altri scritti che nessuno ha mai confutato. Nella Scienza delle Finanze, Nitti dà il seguente computo della ricchezza dei diversi Stati al momento dell’unificazione: Regno delle Due Sicilie: milioni di lire oro 443,2; Lombardia: 8,1; Ducato di Modena: 0,4; Romagna, Marche e Umbria: 55,3; Parma e Piacenza: 1,2; Roma: 35,3; Piemonte, Liguria e Sardegna: 27; Toscana: 84,2; Veneto: 12,7; Veneto: 12,7. Così, dunque, contro i 443 milioni in oro corrisposti all’atto delle nozze dal Regno delle Due Sicilie, il resto d’Italia – oltre due terzi della Penisola – non portò in dote neppure metà di quella somma. A dispetto di ogni contrastante asserzione, le finanze di Napoli, nel complesso, non erano male amministrate. (Harold Acton)

Mamma Napoli | Io stonghe ccà || E nun abbastano cient’anne | A ll’acqua e mare pe putè cagnà sta razza | ‘o viento e terra le tocca pe crianza | e nun le passa maie sta vrenzola e speranza || e nun abbastano cient’anne | pe ce putè assettà a sta tavulata e gente | gente che già ha magnato, gente che già ha bevuto | che ‘o mmeglio e chisto munno già se ll’ha futtuto | Mamma Napoli. (Teresa De Sio)

Mille volte si ripete che in Napoli eran repubblicani tutti coloro che avevano beni e fortuna, che niuna nazione conta tanti che bramassero una riforma per solo amor della patria; che in Napoli la repubblica é caduta quasi per soverchia virtù de’ repubblicani. (Vincenzo Cuoco)

Napoletano, largo di bocca e stretto di mano. (vecchio detto popolare)

Napoli che strana città, per viverla serenamente bisognerebbe eliminare tutte quelle sorprese che ti riserva giorno dopo giorno, ma poi non sarebbe più la stessa. Un po’ come quegli uomini che le donne amano per il gusto di poterli poi educare una volta sposati. (Giovanni Scafoglio)

Napoli, cità eccellente, como che meritamente sia capo del nostro siculo regno, cossì è e serà sempre florentissima in arme e in littere per li suoi generosi citadini illustrata; ne la quale, non son già multi anni passati, fu un dottor legista de onorevole fameglia, ricchissimo e multo costumato. (Masuccio Salernitano)

Napoli è l’unica città dove le persone ti salutano ancora con il “buongiorno” e non con un laconico “notte” o “giorno”. (Christian De Sica)

Napoli è la capitale musicale d’Europa, che vale a dire, del mondo intero. (Charles de Brosses)

Napoli ha una bellissima posizione. Le strade sono larghe e ben pavimentate con grossi e larghi massi di pietra squadrata. Le case, tutte grandi e pressappoco della stessa altezza. Molte piazze grandi e belle; e cinque castelli o fortezze, che non si finisce di ammirare. […]
Da quando hanno pensato di costruire le fortezze dentro le città, non si ha più bisogno di avere popoli fedelissimi: li hanno resi obbedienti. Perciò prima scoppiava una rivoluzione al giorno, come in Italia. È quasi impossibile che i Napoletani si ribellino, con le cinque cittadelle che hanno. (Montesquieu)

Napoli, illustrissima e magnifica città, esposta al mezzo giorno, su le falde, anzi in mezzo alle radici del monte di Sant’Ermo […] e d’alcuni altri piacevolissimi colli si riposa; l’onde mirando dell’imperioso Tirreno. (Bernardo Tasso)

Napoli non è una città, è un mondo. Napoli non è solo a Napoli ma la trovi ovunque, anche in Germania. La “napoletanità” è una cosa unica. È chiaro che ogni città ha un suo calore, Napoli ce l’ha ma in maniera diversa, questa città vive le cose in maniera passionale, con un amore diverso da tutti gli altri. Non posso dire se rispetto alle altre tappe sia meglio o peggio, Napoli è sicuramente diversa. (Marco Masini)

Napoli è rimasto per me un certo paese magico e misterioso dove le vicende del mondo non camminano ma galoppano, non s’ingranano ma s’accavallano, e dove il sole sfrutta in un giorno quello che nelle altre regioni tarda un mese a fiorire. (Ippolito Nievo)

Napoli è un enigma che si offre fatalmente alla chiave onirica e io la amo e le sono riconoscente per aver nutrito la mia fantasia. (Augusto De Luca)

Napoli è un luogo misterioso sia per chi non ci abita sia per i suoi stessi abitanti: c’è qualcosa di veramente vibrante e vivo che si percepisce ovunque ed è come qualcosa d’infinito che percepisci anche quando la lasci. Mi ha colpito molto e credo di aver riportato nel film queste sensazioni. (John Turturro)

Napoli è un luogo sopravvissuto ad invasioni straniere, eruzioni vulcaniche, terremoti, rivolte popolari e che allo stesso tempo ha prodotto nella sua storia una valanga di musica. (John Turturro)

Napoli è una città altamente morale dove si possono cercare mille ruffiani prima di trovare una prostituta. (Karl Kraus)

Napoli è una città viva e rovinata. Tutto è bello, orrendo e in disordine, niente funziona bene tranne il passato. Ma tutto è possibile.
Gli esperimenti marini più importanti del Mediterraneo, le speculazioni più colossali e fasulle, le storie più incredibili e piacevoli, le persone più nobili e declassate, le cose più inutili e intelligenti si trovano qui. Con sfondo di sole e di mare.
Anche le cose più ingenue e contorte che scendono negli abissi dell’anima prosperano qui meglio che altrove.
Se ci fosse una capitale dell’anima, a metà tra oriente e occidente, tra sensi e filosofia, tra onore e imbroglio, avrebbe sede qui.
Nel mezzo della città si apre via Spaccanapoli, un rettilineo di più di un chilometro, stretto e vociante, che divide in due l’enorme agglomerato. È il cuore di questa babele della storia. Qui visse e morì Benedetto Croce. (Stanislao Nievo)

Napoli è una grande capitale del mondo ed è un pezzo pregiato del Mezzogiorno d’Italia e del Paese intero. (Nichi Vendola)

Napoli è uno strano paese!
Disteso come un Re orientale sul tappeto del più bel verde che si possa vedere, coi piedi sull’azzurro e limpido Tirreno col capo sul fianco dell’ardente Vesuvio, non v’ha città al mondo che possa rivaleggiare colla capitale della Italia del mezzodì.
Non v’ha mare più ridente, non v’ ha cielo più sereno, non v’ha terra più feconda di frutti e di fiori.
Tutto è bello e tutto è grande qui. Questo popolo che sonnecchia, che si lascia calpestare con una pazienza che ha del dromedario del deserto il quale soccombe sotto al peso senza muover lamento, quando l’ora della rivoluzione lo ha scosso diventa d’un tratto tigre e pantera.
Non v’ha gente al mondo che sia stata oppressa di più.
La tirannide dei Viceré Spagnuoli avea appena lasciato a quel popolo gli occhi per piangere. (Franco Mistrali)

Napoli è vero e proprio crocevia della cultura italiana dell’ultimo secolo, luogo reale e simbolico, tempio della lacerazione e della speranza, delle ipotesi che balenano senza poter davvero trasformarsi in realtà e delle derive più inarrestabili, dove è possibile l’abbandono melodico e lo strappo più cupo, dove si esercitano il soccorso più solidale e la beffa più impietosa, l’intelligenza più problematica e la più becera volgarità, dove convivono violenza e dolcezza. (Giulio Ferroni)

Napoli, la città che mi ha cresciuto è un mondo di ombre proiettate su pareti degradate dove anche la pioggia si vergogna di cadere. (Giovanni Scafoglio)

Napoli? Mi dispiace chiamarla solo città del sud, per me è l’unica capitale che abbiamo… In Italia c’è pochissima cultura diffusa e Napoli è un punto fondamentale per questo. (Cristina Comencini)

Napoli, sì come ciascuno di voi molte volte può avere udito, è ne la più fruttifera e dilettevole parte di Italia, al lito del mare posta, famosa e nobilissima città, e di arme e di lettere felice forse quanto alcuna altra che al mondo ne sia. La quale da popoli di Calcidia venuti sovra le vetuste ceneri de la Sirena Partenope edificata, prese et ancora ritiene il venerando nome de la sepolta giovene. (Jacopo Sannazaro)

Napoli, si fa presto a dire, sembra una città, non lo è, è una nazione, è una repubblica. […] L’ammirazione che io ho per il popolo napoletano nasce proprio da questo amore per Totò. […] Napoli è il mistero della vita, bene e male si confondono, comunque pulsano. (Lucio Dalla)

Napoli! Tu cuore di uomini che sempre ansima | nudo, sotto l’occhio senza palpebre del Cielo! | Città elisia, che calmi con incantesimo | l’aria ammutinata e il mare! Essi attorno a te sono attratti, | come sonno attorno all’amore! | Metropoli di un Paradiso in rovine | da tempo perduto, di recente vinto, ma pure ancora solo a metà riconquistato. (Percy Bysshe Shelley)

Napoli – una città dove il «piacere» è attivamente coltivato. (Henry James)

Napule bella, desiata tanto | dal core e da la mia penosa vita, | Napuli bella, ch’io lassai da canto, | Napuli bella, e come t’ho fuggita? | Napuli bella, gli occhi miei di pianto | son pieni per la misera partita!(Francesco Galeota)

Napule è comm’ ‘a femmena, | te fa venì ‘o gulìo. | Apprimma, core mio | e doppo, frusta llà. | E nfrìnghete, nfrìnghete, nfrà, | nfrùnghete, nfrùnghete, nfrù. || Napule, bello mio, | si’ sempe tu, | si’ sempe tu. (Pasquale Cinquegrana)

Napule Napule Napule Na’ | ‘na notte e luna chiena | ‘o sole ca me vase | ‘n’addore e panne spase | me fa’ senti’ nu rre. (Enzo Bonagura)

Nella convinzione del popolo napoletano due classi d’individui guadagnano con certezza alla lotteria. La prima categoria è composta da coloro che sono in possesso di una formula di calcolo matematico che indica i numeri di un’estrazione prossima in base allo studio delle estrazioni anteriori. La seconda comprende gl’individui che agiscono sotto l’influenza di una suggestione extraumana, divina o diabolica. (Marcellin Pellet)

Nessuno è mai riuscito a governare Napoli. (Fernand Braudel)

Niente si può immaginare di più bello, di più grande, di più singolare sotto tutti i punti di vista del colpo d’occhio di Napoli da quel lato in cui la si vede: questa città è posta al fondo di un bacino, chiamato in italiano cratere, che ha due leghe e mezzo di larghezza e altrettante di profondità; esso sembra quasi chiuso dall’isola di Capri, che si presenta dal lato di mezzogiorno, e sebbene a sette leghe di distanza la vista termini piacevolmente, si crede di vedere ai lati di quest’isola due aperture chiamate in effetti Bocche di Capri, ma l’una ha più di otto leghe di larghezza, e l’altra ha solamente una lega, sebbene esse appaiono pressoché uguali. (Joseph-Jérôme Le François de Lalande)

Noi che pur siamo amanti e ricercatori del pittoresco, non dobbiamo fingere di ignorare la depravazione, la degradazione e la miseria a cui è irrimediabilmente legata l’allegra vita di Napoli! (Charles Dickens)

Non dimentichiamolo, essa sarà l’unica città dell’Occidente, dopo il riflusso dell’Islam, a dare il proprio nome ad un regno; qualcosa di più di una capitale, e l’asserzione di un diritto di proprietà eminente. (Fernand Braudel)

Non è piana non è verticale | è una linea che sale in collina | è una strada che parte dal mare | il percorso della città obliqua. || Scale mobili sotto la luna | diagonali e passaggi segreti | un cammino che esiste da sempre | il tesoro della città antica. (Edoardo Bennato)

Non sembrava di stampo veneziano, piuttosto della razza dei comici napoletani, mezzo ruffiani, mezzo commedianti, brutali e protervi, pericolosi e spassosi. (Thomas Mann)

Non vi mettete scuorno, napoletani e affini, ma l’Espresso e Santoro hanno ragione: Napoli è veramente una città impossibile, insopportabile, malata. Mancavano i duemila delinquenti liberati solo a Napoli e dintorni dall’indultaccio per darle la mazzata finale. Ora la delinquenza galoppa con il plauso della gente e don Clemente Mastella con il suo vice Manconi hanno voglia a dire che l’indulto non c’entra: mentre lo ripetevano, venivano acchiappati a Napoli quattro delinquenti che avevano ucciso per rapina e tre di loro erano usciti freschi freschi dal carcere, grazie all’indulto. Ma non è solo questione di indulto, ne convengo. Il problema è Napoli. Che è davvero una brutta chiavica, per dirla in linguaggio indigeno. […] Andate per le strade dove trabocca l’immondizia, per i quartieri dove regna il casino e il rumore, per le piazze e i vicoli dove comanda la guapparia e dilaga la furbizia truffaldina. No, Napoli non si sopporta. (Marcello Veneziani)

Non voglio farla grossa, ma la scoper­ta del Dna è iniziata all’ombra del Golfo e l’ho raccontato nel libro La doppia elica. Napoli, quindi, è stato un luogo fondamentale per me. (James Dewey Watson)

O gente senza alcuna cortesia, | la cu’ ‘nvidia punge | l’altrui valor, ed ogni ben s’oblia; | o vil malizia, a te, perché t’allunge | di bella leggiadria, | la penna e l’orinal teco s’aggiunge. (Cino da Pistoia)

Oje né’, | si te vuó’ sciogliere], | ‘a strada è libera, | puó’ cammenà. | Napule è chino ‘e femmene | tutte pe’ me, | ca vònno] a me, | pazze pe’mmé. (Salvatore Baratta)

Pare che a tre generazioni di russi | fosse proibito andare a spasso | senza meta per le vie | di questa città meridionale, | lasciando libero lo sguardo di vagare, | curiosare disinvolti | qua e là, scattanti come bovi, | non com’aquile o leoni in cerca di preda, | che aguzzano la vista crudele. (Maksim Amelin)

Pe’ Tuleto, p’ ‘a strada cchiù bella | d’ ‘a cchiù bella città ca se trova, | n’ata vita llà ‘n miezo vulesse campà!…

‘N Paraviso ‘stu sciore ‘e bellezza | llà sultanto ‘o putite truvà! (Salvatore Baratta)

Per disonore dell’umana ragione non v’è cosa in Napoli tanto notoria, quanto la libera e pubblica vendita che vi si fa dei falsi attestati. La tariffa loro ordinaria è di tre ducati, o di quattro, secondo la fame di chi vende, e il bisogno di chi compra. Se tu vuoi dunque soppiantare un processo, alterare una particola di testamento, falsificare qualunque carattere, tu non hai ch’a gittar via i rimorsi, e dar mano alla borsa. Le botteghe de’ falsari son sempre aperte. Tiriamo un velo sopra queste incredibili e non mai più udite abbominazioni. Il pensiero non può fissarle senza raccapriccio. (Vincenzo Monti)

Per la sua bellezza e per la sua fecondità gli Dei si contendono il possesso della città. (Polibio)

Per nessuno tranne che per i meridionali è così. Se scrivi se canti se giochi, e vieni da Napoli sarai sempre il giornalista napoletano, scrittore napoletano pittore napoletano. Quel napoletano non te lo toglierai mai. (Roberto Saviano)

Più volte haver porai tu fors’udito | la nobiltade et la celebre fama | de ‘st’inclyta città posta nel lito | de le syrene. Et Napoli hor si chiama. | A questo lieto et fortunato sito | la giovenetta, ch’anchor via più s’ama, | sepolta giace et come antica autrice | la sirena Parthenope si dice. (Ioan Bernardino Fuscano)

Quando diciamo che Napoli è una città violenta, una città criminale, una città sporca, una città in cui la qualità della vita è bassa, possiamo dire verità o esprimere esclusivamente luoghi comuni o stereotipi. È sbagliato rigettare queste definizioni esclusivamente perché mettono in mostra qualcosa che non va nella nostra città. La nostra città è questo ma è anche altro evidentemente: però è anche questo e allora bisogna cercare di capire qual è il fondamento di verità che c’è in questi stereotipi. (Aurelio Musi)

Quando nell’Ot­tocento è stata scelta l’idea di unità nazionale, non si è rispettata l’identità della penisola, che è stata sempre po­licentrica. Napoli non ha mai fatto riferimento all’Italia, ma al Mediterraneo e all’Europa. I napoletani si son detti regnicoli, mai italiani, e non lo erano. (Franco Cardini)

Qui sareste la creatura più felice del mondo. Tutto ciò che la natura ha fatto di più bello, di più maestoso e di più incantevole è versato qui a torrenti, su tutto ciò che si vede, si sente e si tocca … questo paese è tutto ciò che si vuole, tutto ciò che si trova sparso in altre contrade. (Il principe di Metternich, dopo la visita a Napoli nel 1819, in una lettera alla madre)

Quivi Napoli bella i regi alberga, | Città vittoriosa e trionfale: | Veggio altri tempi ancor, e in altri monti | Quel ch’ora innalza tre sublimi fronti. (Torquato Tasso)

Restituiamo Napoli ai Borbone! (Mario Borghezio)

Roma e Venezia si riuniranno all’Italia ma chissà se Napoli non sfuggirà all’Italia. Facile prender Napoli, difficile il conservarla. (Alessandro Dumas padre)

Se dall’unità il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata: ha perduto la capitale, ha finito di essere il mercato del Mezzogiorno, è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone. (Gaetano Salvemini)

Se la banca Euromediterranea si farà, la sua sede naturale dovrà essere Napoli che per storia, centralità e condizioni geopolitiche non può avere rivali. (Giulio Tremonti)

Se quand’era tempo avessi potuto compiacere ad un mio desiderio, io sarei andato a vivere alcuni anni a Napoli, alcuni a Milano. Queste due città, una per la sua grande popolazione, l’altra per molte particolari condizioni, sono da qualche tempo la stanza del pensare filosofico in Italia. Esse furono abitate da quasi tutti i nostri scrittori che s’innalzarono ad una certa elevatezza d’idee, ed abbracciarono una certa estensione di principii. (Giuseppe Bianchetti)

Sebbene il lotto, introdotto a Napoli nel 1682 dai viceré spagnuoli, non esistesse ai suoi tempi, si è convinti che Ignazio di Loyola abbia manipolato e manipoli ancora, per mezzo dei suoi discendenti, la forza magica dei numeri. Ogni gesuita conosce la regola segreta e potrebbe arricchire a suo piacimento la gente povera, ma egli tace e tiene per sé la sua scienza. Perciò il gesuita, tacciato di cattiveria e d’egoismo, è abbastanza odiato nel Basso Porto e a Santa Lucia. (Marcellin Pellet)

Sedevano un dì fra’ boschetti d’aranci, sulla pendice a’ cui piedi è Sorrento; e la brezza moveva da’ rami e dalle foglie una musica di suoni e di fragranze; mentre di sotto alle verdi ombrelle rideva il golfo di Napoli, e dal cielo azzurro traluceva il Paradiso. (Augusto Conti)

Settimana di sette feste, | questa è Napoli, punto e basta! | Passa il guappo con le maestre, | s’alza il grido dell’acquaiuol. (Enzo Bonagura)

Solo pare che, in tanto progresso, resti indietro e resti irreparabilmente negletto ed incapace più di ristoro e di fortuna il nostro volgar dialetto napoletano: quello stesso dialetto pugliese che, primogenito tra gl’italiani, nato ad esser quello della maggior corte d’Italia, destinato ad esser l’organo de’ pensieri de’ più vivaci ingegni, sarebbe certamente ora la lingua generale d’Italia se quella felice Campania e quell’Apulia che lo produssero e l’allevarono si fossero sostenute quali prime, e non qual infime e le più derelitte delle provincie italiane. (Ferdinando Galiani)

Sono due città simili, Napoli come Istanbul si è lasciata il suo antico splendore alle spalle… ma mentre a Napoli c’è ancora traccia del passato, nei musei, nei palazzi, nelle strade, a Istanbul tutto è andato bruciato, distrutto… Eravamo troppo occupati a sopravvivere. (Orhan Pamuk)

Sta Napule, riggina d’ ‘e ssirene, | ca cchiù ‘a guardammo e cchiù ‘a vulimmo bbene. | ‘A tengo sana sana dinto ‘e vvene, | ‘a porto dinto ‘o core, ch’aggia fa’? | Napule, si’ comme ‘o zzucchero, | terra d’ammore – che rarità! (Totò)

Su dalla piazza aperta la massa del Maschio Angioino inquadra il panorama del porto e del Vesuvio lontano. Sullo sfondo celestino del monte s’alza lo stelo rosa del faro e fittiscono gli alberi dei velieri e dei piroscafi. Le pietre del selciato dure e ondulate ricordano quelle delle strade di Pompei. Ci si inoltra nei quartieri popolari dove le vie sono profonde tra caseggiati enormi e corrosi. Sembra di avanzare in una densa boscaglia, dove tra i rami cantino gli uccelli: sono i richiami dei venditori ambulanti. (Giovanni Comisso)

T’accumpagno vico vico | sulo a tte ca si’ ‘n amico | e te porto pe’ ‘e quartiere | addò ‘o sole nun se vede | ma se vede tutto ‘o riesto | e s’arapeno ‘e ffenèste | e capisce comm’è bella | ‘a città ‘e Pulecenella. | Comm’è bella comm’è bella | ‘a città ‘e Pulecenella. (Claudio Mattone)

Togliete a Napoli il Vesuvio, e la voce incantata della sirena avrà perduto per voi le più dolci armonie. (Renato Fucini)

Tornare a Napoli è sempre un viaggio complesso per me, un itinerario in bilico tra retorica e melodramma. È come un appuntamento con la ragazzina dei capelli rossi, quella amata da Charlie Brown. Solo che sono passati troppi anni e hai paura di ammettere che il tempo l’abbiano cambiata e saccheggiata. (Giovanni Scafoglio)

Tra tutti gli amori terreni niuno certamente è più lodevole, più onesto, quanto quel della Patria. E quantunque a ciascuno sembri la propria esserne la più degna, e sola senza divisione d’affetti, senza comparazioni, senza rivalità l’onori, e l’abbia in pregio e l’ami; pure se fosse permesso tra questi doverosi amori far parallelo, niuna Patria a noi ne pare tanto meritevole quanto Napoli per chiunque ebbe in sorte il nascervi cittadino. (Ferdinando Galiani)

Troppa folla, troppo disordine, troppo rumore. Non pioveva, ma le strade erano bagnate e umide peggio che in campagna, e dappertutto bucce e cartacce, semi di zucca, scheletrini di pesci, valve di cozze, banchi di pizzaiuoli di paste cresciute esposte alla polvere in un acre fetor d’olio fritto. (Domenico Rea)

Tutti, anche, hanno dovuto fare i conti con questa città enorme, che sfuggiva loro incessantemente e che controllavano solo in apparenza. Ma tutti hanno finito per lasciarsi prendere dal gioco; ed io capisco come Murat abbia cercato disperatamente di salvare il suo trono e di averlo preferito, non senza coraggio, alla propria vita. Quale governo, oggi, sarebbe capace di un simile atteggiamento? Tenere Napoli è correre un rischio, e accettare di pagarne il prezzo. Nessuno, di quei sovrani di ieri, che non abbia dovuto annegare nel sangue di molteplici rivolte; nessuno, neppure, che non abbia lasciato dei rimpianti, nemmeno gli spagnoli, nemmeno i Borboni, che a Napoli hanno ancora i loro seguaci inconsolabili. (Fernand Braudel)

Una città splendida conquistata da popoli diversi, massacrata e ricostruita, con ferite aperte, ma che sa ancora cantare e raccontarsi attraverso la sua musica ed i suoi artisti. (John Turturro)

Un turista tedesco dell’Ottocento sosteneva che «nella città del sole, per vendere un pomodoro bisognava cantare una cavatina». C’è di più: il venditore deve essere un attore nato, come dimostra questo crescendo rossiniano impiegato per vendere cocomeri.
– Comme so’ russe sti mellune!
(Un rosso così intenso da sembrare nero).
– So’ nire, nire, nire sti mellune!
(Sono addirittura di fiamma).
– Tenenno ‘o ffuoco d’ ‘o Vesuvio ‘a dinta, sti mellune!
(Macché Vesuvio, questo è addirittura l’inferno!)
‘Nce sta ‘o diavolo ‘a dinta: vih, che ffuoco ‘e ll’inferno!
(Ed infine, è roba da chiamare i pompieri).
– S’è appiccicato ‘o ciuccio cu tutta ‘a carretta oh, anema d’ ‘o ffuoco!! (Riccardo Morbelli)

Via Toledo, presso al tramonto, è una zona di sogno, un canale di felicità trascinante gli ori del crepuscolo, il carminio del cielo caldamente appoggiato sulle bionde verdure del Vomero. L’eleganze, gli amori passano e s’incrociano fra uno scintillamento infiammato di cristallerie e di sorrisi, lungo i marciapiedi. Correre mollemente assisi in questo gurgito allegro di vita meridionale è una gioia di cui porterò con me l’amoroso ricordo. (Ardengo Soffici)

Voglia ‘e turnà | dint’e vicoli e sta città, | guarda e ride e te vò tuccà | nun se ferma mai, | voglia ‘e verè | notte e juorno te fa cantà | chest’è Napule do cafè | nun te può sbaglià. (Teresa De Sio)

Napoli adagiata sul golfo è stupenda, ci si chiede se anche questa bellezza non faccia parte della maledizione della città, non faccia parte del prezzo spaventoso che paga per esistere. (Giorgio Bocca)

E chi Io sa! Chi Io sa come è Napoli veramente. Comunque io certe volte penso che anche se Napoli, quella che dico io, non esiste come città, esiste sicuramente come concetto, come aggettivo. E allora penso che Napoli è la città più Napoli che conosco e. che dovunque sono andato nel mondo ho visto che c’era bisogno di un poco di Napoli. (Luciano De Crescenzo)

Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare. (Erri De Luca)

Napoli è un punto di riferimento culturale per l’intero Mediterraneo, è stata una tra le culle della civiltà occidentale, ha saputo esportare tutto il suo bene e anche tutto il suo male in giro per il mondo, come solo le grandi città sanno fare. E penso a New York, San Francisco, New Orleans, Londra, Liverpool: tutte città caratterizzate da grandi povertà e altrettanto grandi splendori. Rispetto a tutti questi luoghi, però, Napoli può vantare un elemento in più, al pari della sola New York. E si tratta della caratteristica che ho provato a catturare col mio documentario «Napoli Napoli Napoli». (Abel Ferrara)

Ma più della situazione è bello il clima. Il cielo vi è quasi sempre puro e sereno: l’aria vi è salubre e libera, e non vi si sentono mai gli estremi del caldo e del freddo. Il suolo è di una fertilità meravigliosa. Tutto dunque invita a vivere e godere in questo angolo del mondo. (Giuseppe Maria Galanti)

Un incidente qualunque fornisce immediatamente dei numeri per giocare al lotto. Un vaso da fiori è caduto in testa ad una passante: i testimoni, dopo averla soccorsa, vanno a giocare 17 (disgrazia), 21 (ad una donna), 34 (sulla testa). (Roger Peyrefitte)

Vogliono neronizzare Napoli e tutta la Campania con la monnezza. Odiano Napoli per la sua trimillenaria intelligenza, per la sua civiltà. Così la sfruttano, come l’hanno sfruttata in questi 150 anni di Unità. (Jean Noel Schifano)

Non conosco altre città così sconcertanti, generose. Ogni cosa sembra coesistere con il suo perfetto contrario. Amo i suoi chiaroscuri. Il suo odore di piscia e santità. (Zilda)

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Ma non noi

scritto da sanfedista il 21 maggio 2012,12:34

Ieri tutto è perfetto, tutto è compiuto. Uso un presente che non rispetta la consecutio, ma oggi è corretto, perché vive ancora. Una volta tanto non ho un fegato come quello dell’anatra della Dordogna, pronta per il foie gras.

Ti amo di un amore stupido. Il più bello. Il motorino ieri per le strade notturne sembrava una corrente marina. Al passaggio tra la gente s’apriva un’ onda, clacson e abbracci con sconosciuti. Ieri notte la capitale, Napoli, era stanca di gioia ed il suo popolo era bellissimo. Ieri non ho dormito, ho controllato su wikipedia se avevano aggiunto la coppa al palmares: puntuali. Stamattina in treno bastava uno sguardo. Tra noi e gli altri. Ho preso un treno che andava a Venezia. Ma bastava un occhio per dividere i napoletani dal resto. Sul volto dei primi, inarcuato un piccolo sorriso involontario . Ma anche una particolare cura nell’apertura del Mattino, sfogliato lentamente, come una carta al poker o un testo sacro in unica copia.

Tutta crolla intorno a noi ma, ieri notte, stamattina, non noi. 

 

 

 

 

 

 

 

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I can feel your POWA’!

scritto da sanfedista il 6 maggio 2012,23:19

E la scudetto va alla Juve. Il Napoli dal canto suo sciupa tutto all’ultimo. Addio Champions. Ma noi siamo così. E’ la potenza della deresponsabilizzazione. Noi siamo così, illludiamo, esaltiamo e poi nel momento topico molliamo. Perchè ci piace così. Tutto è perfetto, tutto è compiuto; direbbe qualcuno. Noi ben lungi dalla ordinarietà ci rifugiamo invece nell’imprevisto. Nel fallimento rocambolesco. Nel “no”all’altare. Ma questo ci fa amare. Il fatto che presumibilmente ci inguaiamo da soli e che invece dati per morti “gliela facciamo vedere noi”.

Se vuoi un marito sposa uno juventino, se vuoi un uomo sposa un napoletano. Perchè le mensole sono più fascinose se sai che si potranno staccare prima o poi, roviando il servizio buono, che magari odiavi. Lo juventino ripara, si applica e garantisce. Il napoletano aggiusta. Lo juventino è cauto e affidabile, il napoletano è vorace e disilluso. Lo juventino esulta composto, il tifoso del napoli piange disperato, odia la squadra, poi la ama, poi la odia, poi si odia, sognando per un istante di tifare Barcellona. Ma poi sorride e riama la squadra che ha appena perso, fuori da ogni ragionevole – o irragionevole – pronostico. Se sposi uno juventino stai sicuro che ti ascolterà in maniera attenta, se sposi il Napoli e mentre parli c’è sotto una grande canzone in radio, il tifoso del Napoli per un po’ non ti ascolterà con tanta attenzione. Magari poi dandoti alla fine del discorso una risposta strabiliante. Non abbiamo bisogno di sentire tutto il discorso, non abbiamo bisogno di raccontarti ogni cosa. Non abbiamo bisogno di vincere tutte le partite. Col Bologna poi… Ma che squadra è il Bologna? Che tanto quelli l’anno prossimo retrocedono. E intanto lo scudetto non lo vinciamo. Lo vince la Juve, la mensola resterà ben fissa al muro e all’altare sarà un sì. Ma di notte nessun frastuono di vetri rotti, nessun sorriso sornione, nessun amore da infarto, nessun pianto catartico nessun bel gesto smodato. No POWA’, o “power” come scriverebbe un gobbo.

 

 

 

Stasera

scritto da sanfedista il 14 marzo 2012,23:23

 

 

 

…MANCO’ LA FORTUNA NON L’ONORE…

 

 

 

 

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