l’angelo sterminatore

scritto da sanfedista il 30 gennaio 2015,12:13

La scrivania incomincio a vibrare, così come i vetri e le tazze. La vibrazione si fece sempre più incessante, totale. Con la vibrazione si cominciarono ad aprire delle crepe nei muri che confluivano tutti in un unico punto del soffitto. Che diventava una sorta di stella marina. Che decorava in questo modo il soffitto bianco, dal quale cominciarono a cadere calcinacci, prima sotto forma di piccoli frammenti poi sempre più grandi. Fino a squarciarsi una vera e propria falla. Un buco sul soffitto, capace di far vedere distintamente il soffitto del piano ancora superiore. Io riconobbi subito il rassicurante odore di zolfo, unito al fumo: era senza alcun dubbio lui. L’Angelo dello Sterminio, l’angelo dello sterminio che era venuto a giudicare tutti noi dell’ufficio.

Tutti noi che sedevamo in queste misere scrivanie. Poco più che tavole da mensa Caritas, con dei vecchi monitor, alimentati da pc ancora più vetusti. L’angelo in genere sottoponeva i tutti a specifiche domande per valutare la preparazion di ognuno, per comprendere in che modo la cultura era permeata nelle menti dei giudicati. Una valutazione positiva, almeno basica, avrebbe consentito al soggetto di avere salva la vita. In caso negativo invece si sarebbero aperti per i malcapitato, le porte dell’inferno. Io ero sereno. Sprofondavo nella scomodissima poltroncina in finta pelle verdolina. Finalmente  il tempo trascorso sui libri, i pomeriggi e le notti trascorsi ad annusare le pagine dei volumi di filosofia, di storia, di arte classica e moderna, in cui i miei occhi luccicavano dalla stanchezza e dalla gioia, sarebbero stati ricompensati. La mia cultura faticosissimamente sottratta all’oblio, all’ignoranza diffusa, alla mediocrità fatta di volumi in dispense, programmi tv in cui la cultura era premetabolizzata e spettacolarizzata, sarebbe stata riconosciuta. La cosa più bella, il mio premio, però sarebbe stata veder polverizzati gli incliti. Mi sarei goduto questo favoloso spettacolo. L’angelo sterminatore era qui ed era venuto a giudicare le nostre culture. La più bella lotteria del mondo. L’angelo sterminatore non perse tempo e nemmeno voce, al sol guardare i miei colleghi s’accorse della loro infima estrazione culturale. Le loro faccie abbrutite dalla ignoranza, le loro mani anchilosate dal non sfogliar mai nulla, parlavano per loro. L’angelo allora mi guardò complice e l’istante dopo al posto degli altri c’era solo un mucchio di cenere. Un maestoso mucchio di cenere. Non fui soddisfatto per la verità. Mi sarei aspettato maggiore sofferenza, maggiore strazio. Ed invece tutto risolto in un semplice puff. Uno ZOT ben assestato. E tutto era finito. L’angelo allora si rivolse e me e mi propose di aiutarlo nella sua opera, mi prese per mano e volammo via insieme, parlando delle monadi, della guerra contro mitridate e di mario e silla. parlammo del cinema di autore degli anni 40. della pittura del luca giordano ma anche di pollok (ad entrambi non piaceva). Volavamo sul mondo, e giudicavamo tutti, e finalmente la mia cultura era riconosciuta e sopratutto rispettata. Non era più “intellettuale non significa niente” oppure “io capisco che sei intellettuale ma non sono gli intellettuali a portare avanti il mondo”, a queste risposte seguivano colonne di fumo e tutto fu cenere.

ballon d’essai, Doppelgänger, opimo

scritto da sanfedista il 9 aprile 2013,11:48

E’ un periodo in cui mi sento perseguitato da me stesso. L’ombra è una iattura in realtà, perché seguendoti ti ricorda costantemente che ci sei. Il me stesso è ingombrante, opimo per l’appunto, e non sono io. Io non vivo con me vivo con un mio gemello martellante che fa della sua vaghezza la sua forza. Non mi risponde a quasi nulla e quando lo fa è solo per sondare, come un ballon d’essai, ipotetiche strade dagli esiti assolutamente incerti. Sarà che non ho fratelli, sarà che quindi non c’è confronto con un consanguineo coetaneo. Ma la mia ombra mi fa inciampare. Com’è l’altro? L’altro sono tutti i me che non sono come me ora. Questo mi ricorda di come la nostra personalità la possiamo descrivere più facilmente con le negazioni. Cosa non siamo è più definibile di ciò che siamo in un dato momento. Ma è molteplice poichè non siamo molte più cose di quelle che siamo. Questo innegabilmente ci porta turbamenti. Le cose che siamo usciranno sempre sconfitte dalla cose che non siamo, fosse altro che per il numero di possibilità che avremmo. E’ un discorso labilissimo, in cui però secondo me si cela il segreto della felicità. Non inciampare nella nostra ombra, conviverci, ci permette di alleviare di un po’ il lavoro del cervello che macina costantemente ipotetiche strategie per condurci verso altro. Mille strategie. Porte che aperte conducono a biforcazioni, che sommandosi prendono la sembianza di quei giochini con la pallina, in cui nel momento in cui la lanci non sai quale strada prenderà. Puoi solo lanciarla troverà poi lei una strada verso il premio o verso il buco. Rivalutando la passività, il fato e diminuendo la consapevolezza di se e delle possibili scelte, possiamo forse essere più felici. Non saremo mai infatti in più luoghi contemporaneamente ed allora far scegliere agli eventi può essere medicamentoso. Proseguire come la pallina il proprio percorso, evitando poi bilanci è forse uno dei migliori metodi per vivere la vita. Gli eroi romantici sono morti, l’autodeterminazione pure, navigare contro vento per arrivare forse in un luogo dove essere più felici? Investiamo lo sforzo per essere felici qui ed ora, a favore di vento.

 

 

 

In banca

scritto da sanfedista il 6 marzo 2013,23:03

Ho avuto un po’ di danari. Non mi dilungo sul quantum, basti sapere al lettore che sono una cifra che merita di essere investita. Mi reco alla mia banca, faccio per parlare, un piccolo singulto e mi rispondono “un momentoooo”. Riprendo il coraggio e insisto “vorrei avere informazioni su alcuni investimenti”.

“Ma poteva dirlo subito no? Pensavo fosse uno di quei seccatori che ogni giorno vengon qui a cercar di cavarci danari. Ma che si prendano una bella pistola e ci rapinino, sarebbe più facile in questo modo per loro ottenere contanza”.

“No, no vede io vorrei darvi dei soldi, vorrei cercare di trarre un po’ di profitto, magari guadagnando qualcosa oltre la svalutazione”

“Eh – fece il direttore scuro in volto – vediamo un po’ cosa c’è. Ah non si fidi dei promotori finanziari – urlò sollevando gli occhi dal monitor – sono una lega di tagliaborse che non offrono alcun tipo di garanzie, topastri degni della miglior Londra vittoriana”

“O della Napoli del 2007, in emergenza rifiuti”.

Silezio, nessuna risposta alla battuta. Sempre più scuro in volto, quasi stesse esaminando le lastre di un moribondo il direttore ad un tratto trasalì.

“Ecco qui quello che fa per lei! San Paolo, conto zecchino. Una grandissima novità. Orgoglio della nostra Banca, della nostra grande Banca, degna dei migliori istituti di credito della City vittoriana”

“O della Regione Bassoliniana”, aggiunsi io spericolato.

“Le spiego questa soluzione: San Paolo, conto zecchino. Ah le dico subito che non ha a che fare con lo zecchino d’oro; lo dico perché ha un irriverente gusto per la battuta”.

“Io un po’ ci speravo fosse legato all’andamento delle canzoni per bambini, o delle rendite del loculo della Maestra Venerabile Mariele Ventre”

Senza nemmeno guardarmi proseguì: “Comunque il conto Zecchino si tratta di un investimento fondiario. Nel senso che dietro la nostra filiale c’è un campo miracoloso. Io le cambio in contanti l’investimento e lei lo va’ a seppellire lì dietro. Entro 18 mesi vedrà che, scavando nuovamente, avrà un bel rendimento del 2,47%”.

Mi alzai molto lentamente dalla sedia, il direttore cominciò a ridere come uno squilibrato.

“Dove va’? Abbiamo appena iniziato a proporle i nostri investimenti – Alzava il tono di voce proporzionalmente a quanto mi allontanavo – Ci sono gli investimenti fagiolo magico, un due tre stella e il tasso schizza, non se ne vada rimanga ancora un po’…”

Guadagnai l’uscita, mica sono scemo io. Mica mi faccio fregare dalle banche. Che si sa che le banche ti fregano. Aspettai sera, attesi la chiusura della filiale, presi una pala e cominciai a scavare. Decisi di farlo da solo senza dirlo alla banca, così mi garantivo il guadagno senza pagargli la commissione. Quando feci un bel fosso ci buttai i soldi dentro e li ricoprii. Li tirerò fuori a settembre.

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Schhhwiiiittttt

scritto da sanfedista il 17 gennaio 2013,13:33

La talpa venne fuori dal buco, in un lampo, come fuoco d’artificio. Brillò per qualche secondo al cielo e scomparve come cometa inversa. Silenzio, stupore e ammirazione per quel grandissimo miracolo che in seguito non si sarebbe mai più ripetuto.

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un buco nella tenda

scritto da sanfedista il 10 gennaio 2013,13:27

Un buco nella tenda è come tutti gli altri buchi. Ovvero ci concentriamo su di esso. Pare che l’uomo non riesca a stare lontano dall’osservare nei fori. Una salsiccia rossa sotto il muso di un cane. Il mondo visto da un buco è più grande. Più piccolo è il buco più grande poi è quello che pensiamo di poterci vedere attraverso. Con tutte le cose complesse che ci sono ne cerchiamo sempre altre, più siamo incasinati più preferiamo i buchi ai panorami. Noi abbiamo il dovere di riflettere sui nostri atteggiamenti abbiamo il dovere di chiederci il perchè. Fino a farci sanguinare il cervello. Io devo sapere perchè non riesco a staccare gli occhi da un buco in una tenda. Perchè ci fumo su due sigarette, perchè mi gratto la testa guardandolo. Perchè sposto la sedia. Perchè penso alla luce che ci passa attraverso che mi sembra la punta di un coltello che mi indica. Perchè sento l’esigenza di scriverne qui ritrovando me stesso rapito dal tutto che mi circonda eppure chiuso anche io in un buco in una tenda. M’immetto in quello che non dovrebbe destare interesse. Sarò forse il custode delle considerazioni inutili, dei pensieri persi e secondari. Una sentinella necessaria, assegnata ad una parte dello scibile inutile che deve essere comunque ragionato da qualcuno per mantenere l’equilibrio del tutto. Se non ci fossero persone come me a ragionare su questi accadimenti, magari gli stessi sarebbero ragionati da menti ben più eccelse che si perderebbero lo scoprimento di una grande molecola. La mia funzione è quindi primaria per la vita e l’evoluzione dell’intera specie.

 

 

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Programma per domani fine del mondo

scritto da sanfedista il 20 dicembre 2012,17:03

Ore 4,30: solenne veglia nella Cappella di San Gennaro con distribuzione sul sagrato ombrelli antimeteorite ad opera di solerti cingalesi. Spesa: 38 E di ombrello (volevano 45) e 250 di donazione obbligatoria alla chiesa per il Pass: Paradiso All Inclusive Silver; “Prenota ora, salti la fila, soft drink in omaggio e una cena di gala al tavolo del Signore)

Ore 6,00: Ultima sfogliatella. Spesa: 295 euro, senza scontrino

Ore 7, 23: Acquisto di Porsche

Ore 7,34: Tappa a Roma Montecitorio, flash mob con una 7,65 semi automatica. 

Ore 9,00: rientro a Napoli

Ore 10,46: Sosta al Mc Donald sull’autostrada. Mi faccio friggere anche lo scatolo del panino

Ore 12,00: End of the world brunch. Organizzato dai miei soliti irriducibili amici. Tartine secche e struffoli troppo grandi per i miei gusti

Ore 15,09: Amichevole Last Day: Napoli vs Vecchie Glorie del Calcio Irpino. Esosissimo prezzo del biglietto da parte della società. 786 euro per un posto nei distinti. Giocano le riserve, tipo quelli che fanno la Uefa. Aronica attacante e il terzo fratello Insigne centrale di centrocampo. Risultato zero a zero

Ore 17,01: Lavo la Porsche

Ore 17,23: comincia a piovere

Ore 17,24: riguardo la Paradiso All Inclusive Silver Card, nel dettaglio mi soffermo sulle condizioni contrattuali

Ore 17,25: Incomincio serenamente a sagrare i santi per la pioggia

Ore 19,11: Via Crucis neocatacumenale che si sovrappone a “We have a BIG problem”. Parata Gay, e trans…rissa generale e poi amori promiscui.

Ore 21,33: Cena in famiglia, metto il metallo nel microonde (ihihihi)

Ore 22, 34 : Vedo l’astronave del Papa che lascia il pianeta. Mia nonna mi dice “guarda il pontefice benedice dall’oblò” a me sembra che ci mandi a fanculo compiaciuto con il gesto dell’ombrello. Non lo dirò alla nonna.

Ore 22,41: doccia, mi asciugo i capelli mentre Giacobbo su Voyager, salta eccitato come una scolaretta indicando il primo asteroide. Trattasi in realtà di Bengala di segnalazione di buontempone. Troppo tardi, Giacobbo ingerisce pillola di Cianuro e muore schiumando in atroci sofferenze

Ore 23, 57: Accendo sigaretta e preparo Martini

Ore 00.12: Arrivano i Maya, scusandosi per il ritardo ma portano mazzo di fiori

Ore 00,13 fino 1,45: discorsone maya circa l’opportunità della fine del mondo

Ore 1,46: Renzi propone primarie. I maya lo fanno scoppiare come pop corn

Ore 2,00: con ritardo si procede alla fine del mondo.

Ore 2,05: Qualcosa non funziona i Maya non hanno fatto la revisione all’asteroide che fa fetecchia

Ore 2,06: silenzio imbarazzato, i Maya si consultano

Ore 2,07: la Meloni propone primarie. I Maya la fanno saltare come pop corn, dopo averla però imburrata…

Ore 2,21: I maya desistono e ripartono, con sommo sgomento di noi tutti

Ore 2,23: Si tirano le somme. Giornata tutto sommato positiva. Non avrà vinto il pluralismo certo ma intanto è morto Giacobbo e il Papa è in rotta di collisione con il Sole causa certezza da parte del Navigatore Made in Vaticano che il Sole, secondo la sua orbita intorno alla terra al momento del passaggio del PapaRazzo non si fosse trovato lì. Risatina compiaciuta di Galileo e Copernico.

 

 

Il mio basilico a novembre parte II

scritto da sanfedista il 22 novembre 2012,14:10

Di seguito la mail, in inglese e con la traduzione, che ho inviato al prof. Tim Upson direttore del giardino botanico di Cambridge.

 

Dear Colleague,

I’m writing from Naples, Italy, to undergo a question and confront with you about my discovery. I bought in a supermarket a basil plant last May. I lovingly curated it by following all the instructions that I found on wikipedia about the cultivation of basil. When I left the basil for my vacation I also left bottles of water  in the ground to allow the plant a dignified survival. In September I picked the leaves off the stems  for the preparation of pesto (italian sauce) and mozzarella cheese dressing. After a few days I discovered that from the earth sprouted new plants of basil, then I continue to water it. Over the months I cutted occasionally integers stems, but the basil popped up again. Now we arw at the end of November and I am still with a plant full of health. According to wikipedia and my knowledge, basil should be dead in September but we are now in November, almost December, I have selected a variety of plant that can survive the cold autumns Mediterranean?
What are your comments?
Thank you for your next answer: the comparison between scientist of different countries has always been the engine of scientific research; combining ours knowledge’m sure will lead to benefits for all mankind.
Best Regards

 

XXXXX

 

 

 

Caro collega,

ti scrivo da Napoli, Italia, per sottoporti una questione e confrontarmi circa una mia scoperta. Ho comperato in un supermercato una piantina di basilico lo scorso maggio. L’ho amorevolmente curata seguendo tutte le indicazioni che mi forniva wikipedia circa la coltivazione del basilico. Quando sono partito per le mie vacanze ho anche lasciato delle bottiglie d’acqua bucate nel terreno per consentire alla pianta una dignitosa sopravvivenza. A settmbre ho raccolto le foglie e staccato gli steli per la preparazione del pesto e per condire la mozzarella. Dopo qualche giorno ho constatato che dalla terra spuntavano nuove piante di basilico, lo ho allora continuate ad annaffiare. Nel corso dei mesi staccavo di tanto in tanto interi steli, ma il basilico rispuntava. Sono ora a fine novembre e mi trovo con una pianta ancora in salute. Secondo wikipedia e le mie conoscenze il basilico dovrebbe essere morto a settembre ora siamo in novembre, quasi dicembre, pensi abbia selezionato una varietà di pianta capace di sopravvivere anche ai freddi autunni mediterranei?
Quali sono le tue osservazioni in merito?
Ti ringrazio per la tua prossima risposta: il confronto tra studiosi di paesi differenti è sempre stato il motore della ricerca scientifica, unire le proprie conoscenze sono sicuro porterà a benefici per l’umanità tutta.
Cordialità

 

xxxxx

Il mio basilico a novembre

scritto da sanfedista il ,13:48

Cincinnato si ritirò nell’ager, nella campagna, quando smise la sua vita politica a Roma. Si dedicò alla terra. Io ritiratomi, provvisoriamente, dagli impegni mi sono dedicato alla coltivazione del basilico in balcone. Ho maturato in questi mesi – mi dedico da luglio – una buona padronanza delle tecniche colturali del ocimum basilicum, il nome della pianta secondo classificazione di Linneo. Le modalità per una buona crescitadel basilico sono la semina, imprescindibile, e l’annaffiatura. Anche se non ho riseminato dopo i raccolti, poichè la pianta ha provveduto da se, e annaffio pochissimo, i risultati sono lusinghieri. Mi trovo infatti alle soglie di dicembre con un rigoglioso balcone pieno di basilico. Wikipidia me lo dava spacciato già a settembre e invece tiè! Devo essere allora proprio un fine botanico, un innato agronomo per controvertire le supreme leggi di Wikipedia. Qualcuno potrebbe opinare che è il sole di Napoli: a questi invidiosi rispondo con l’indifferenza altera che è propria di noi botanici. Noi siamo superiori alle gelosie e alle invidie e lavoriamo solo per fornire all’umanità verdure, frutti, tuberi e fiori sempre in salute e sempre disponibili all’abbisogna. Ho contattato, tra l’altro, su linkedin il prof. Tim Upson, Deputy Director del Royal Botanic Garden di Cambridge, per condividere con un collega i miei risultati. Attendo fiducioso la risposta. Vi aggiornerò.

 

Light Cavalry Overture – Suppe

scritto da sanfedista il 22 ottobre 2012,18:58

Scese correndo la prima rampa di scale, prima a due gradini alla volta, poi a tre ed infine con balzi scoordinati a quattro.
Ogni volta sembrava dovesse inciampare e rompersi le ossa. Il piano terra era vicino. L’ultima rampa. Il rumore dei suoi balzi era diventato ritmico. Rumore, silenzio, rumore. Rumore, silenzio, rumore. Rumore, silenzio, rumore. Il portone. Doveva apparirgli come ad un’anima corrotta appaiono le porte dell’eden. Inaspettato ma meraviglioso. Anche questa volta c’era riuscito. Buio fuori e nessuno che lo inseguiva. Il segreto della vita nei gesti voluti ma non necessari. Una capra se non c’è un lupo non fugge.

 

 

 

 

 

 

parole invisibili

scritto da sanfedista il 19 settembre 2012,16:46

 

 

 

La parte per il      , continuava a ripetersi. Si doveva concentrare sul foglio pieno di scritte, con il bianchetto che non           abbastanza, ed allora potevano ancora intravedersi pensieri cassati perchè troppo veri o pericolosi. Di tutto   di più saltava fuori dal cassetto della memoria, ma anche tutto si nasconde come un Houdinì che          in una cassa per non riapparire più o riapparire altrove con sommo stupore della gente.      quando fuori piove, le carte che mescolate producono infinite complicazioni e la mano giusta proprio non arriva.     soluzione non c’era, o meglio c’è n’erano infinite che è uguale a dire nessuna. Si sarebbe quindi dovuto affidare al caso, magari con testa o croce, ma non aveva neppure una        nelle tasche. Ancora più difficile quindi. In mezzo a tanto rumore non riusciva a concentrarsi, il treno, l’autobus alla fermata, come è vero che il silenzio è      . Ripeteva al cuore: “lo farai     tu lo voglia o no”. Ma dal petto nessuna risposta, anarchia pura, ma un’anarchia silenziosa, stranamente non rivoluzionaria, un’anarchia passiva e bianca. Il ghiaccio nei bicchieri sembrava un iceberg, ed il pensiero         .  quell’istante il cielo appariva così basso da potergli tirare un pomodoro contro e sporcarlo di rosso, le onde del      invece erano lontane e quasi sembrava che dalla spiaggia s’infrangessero a largo e non il contrario.

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