Disastri Italiani, il Savoia in finale a SanRemo

scritto da Sanfedista il 20 febbraio 2010,01:16
Traditori delle mie due fedi.
Rispondo al festival con due mie proposte.




Ma chi è il Sanfedista?

scritto da Sanfedista il 25 febbraio 2009,16:58

Alle volte rileggo il mio blog e mi chiedo chi sia Il Sanfedista. Il blog è nato come una segreta valvola di sfogo, i lettori che ha li ha guadagnati sul campo. Solo tre persone che conosco direttamente  sanno dell’esistenza di questo mio alter ego. Avrei potuto creare uno spazio di condivisione con le persone che conosco, ho sempre ritenuto più interessante invece confrontarmi con gente che non ho mai visto. Con loro i filtri sono pressocchè nulli e posso esprimermi in maniera del tutto libera.

La vita che conduco e che ho condotto fin ora mi ha consentito di essere a contatto con moltissime vite, di avere -per dirla barbara- innumerevoli numeri in agenda. Non ho mai sentito l’esigenza di schiudere questo mio limbo virtuale.

Come da intestazione sono giurista, scrivo su di un quotidiano e mi accingo a lavorare per una multinazionale farmaceutica all’ufficio stampa. Faccio parte di un club ed ho 26 anni ancora per poco. Glisso sull’aspetto fisico, altrimenti quelle due persone che mi conoscono e che mi leggono -bontà loro- vedrebbero avvalorate le loro tesi sul mio egocentrismo, che invece io sto cercando difficoltosamente di scardinare…

In queste tre righe però non è descritto il Sanfedista, perchè il Sanfedista non potendo avere la materialità si è impegnato sulla profondità. Una profondità che quando la rileggo quasi mi spaventa, perchè se è vero che i migliori custodi dei sentimenti sono i fogli bianchi è altresì vero che i fogli bianchi rimangono anche quando i sentimenti passano.

Il blog, quindi, è uno strumento da usare con molta cautela perchè ti è così fedele che ricorda tutto, e se gli affidi un’emozione stai sicuro che prima o poi te la rinfaccia ed a un tratto la profondità che ti aveva spinto a scrivere ti riappare in veste grottesca, beffarda nel non sentirti più quello che aveva scritto.

Per questo penso che il Sanfedista sia più che me stesso, è, più che altro, un me stesso costantemente aggiornato ma immodificato. Un sedimentare di cose che non sostituiscono le precedenti ma si aggiungono ad esse, lasciando in chi si rileggie un quadro spietato ma in fin dei conti falsato. Perchè noi viviamo e ci modifichiamo mentre il Sanfedista vive solamente: computa, aggiunge, rendiconta ma non elide mai.

Invece la vita personale è così piena di marcie indietro, stravolgimenti, rivalutazioni e cancellazioni che quasi "si è" solo quello che "si è" in quel giorno di vita.

Questo vuole essere un piccolo ringraziamento a chi si è appassionato al Sanfedista e gli ha consentito di raggiungere i 10mila contatti, sono delle piccole istruzioni d’uso che consentiranno a chi vorrà, di proseguire nella lettura essendo più consapevoli di come il proprietario del Sanfedista vive e pensa il suo spazio.

Pena di morte.

scritto da Sanfedista il 18 dicembre 2007,18:52

E’ di pochi istanti fa la notizia che il pittoresco e tranquillizante carrozzone delle Nazioni Unite ha approvato la moratoria sulla pena di morte.

Non ho mai amato la pena di morte. Non ho mai pensato potesse essere una soluzione. Le questioni che supportano le mie convinzioni sono essenzialmente due: quella morale, marginalissima, e quella, più consistente, funzionale.

Le questioni morali sono dettate da una generica etica "cavalleresca"; con la pena di morte si uccide ad armi impari e questo uno Stato non può farlo se non perchè drammaticamente minacciato.

In guerra si uccide per salvaguardare, si uccide poichè sarebbe irrealizzabile una detenzione massiccia. Ma questo è un altro discorso.

Tornando a bomba sull’argomento, mi dilungo nel motivare perchè la pena di morte non garantisce la funzionalità. La pena di morte non credo sia satisfattoria nei confronti delle vittime, sono morte, ma asseconderebbe un rabbioso spirito dei familiari: lo Stato deve garantire ordine, non vendetta. La pena capitale, inoltre, non attua alcuna forma di rieducazione, badate, uso il termine "rieducazione" che prescinde da un eventuale reinserimento, perchè com’è strutturata consente al detenuto di trovare, paradossalmente, nella morte quasi una sorta di liberazione dalla drammatica ripetività della vita in cella.

La soluzione è una: i lavori forzati.

I miei studi giuridici mi hanno portato alla conclusione che un soggetto nel momento in cui compie un crimine contrae un debito con la società. L’unico metodo per ripagare un debito è con il lavoro. Credo sarebbe più satisfattorio e funzionale imporre al detenuto, che si è macchiato di un crimine, un dato periodo di lavoro obbligato. Il periodo sarebbe commisurato alla gravità del reato, si andrebbe, così, dai pochi mesi all’intera esistenza.

Le famiglie troverebbero certamente una maggiore soddisfazione nel pensare che colui che le ha offese, per il resto della sua vita, dovrà alzarsi alle 5 del mattino e spaccarsi la schiena fino alle 5 della sera, senza alcuna possibilità di sconto. In Italia abbiamo risorse non sfruttabili a causa del costo, elevato, della manodopera; bene, si potrebbero impiegare i detenuti; lavorerebbero in miniera, alla manutenzione stradale, alla bonifica ambientale e via dicendo.

Il detenuto, d’altrocanto potrebbe nel lavoro trovare una consapevolezza e, forse, una redenzione, sarebbe, così, meglio rieducato. Crollerebbero, poi, i costi per il mantenimento dei carcerati, poichè verrebbero finanziati con il lavoro dei detenuti stessi. Insomma la certezza del lavoro: faticoso, massacrante, ma sacro per definizione, servirebbe molto di più al sistema che una prosepttiva di morte per iniezione letale.

Temo però che il solo pronunciare "lavori forzati" faccia saltare sulla sedia parte della politica italiana, che per rieducazione intende "permesso premio" e per reinserimento "indulto".  Amarezza finale.

 

Meridione, la povertà imposta.

scritto da Sanfedista il 5 dicembre 2007,10:04

…giusto per ricordare ogni tanto che l’unità fu conquista a danno di qualcuno. Scesero per far tornare i conti, depredarono una nazione, chiusero le attività produttive ed implementarono infrastrutture solo in una parte del regno…

Prima non era così; riporto alcuni primati (divisi per anni) del meridione d’Italia prima di essere consegnato alla povertà, prima che facessero nascere una questione, prima che Campani, Calabresi, Lucani, Pugliesi, Siciliani, Abbruzzesi fossero la parte povera, fossero terroni:

  • 1735: Prima Cattedra di Astronomia, in Italia, affidata a Napoli a Pietro De Martino
  • 1754: Prima Cattedra di Economia, nel mondo, affidata a Napoli ad Antonio Genovesi
  • 1762: Accademia di Architettura, una delle prime e più prestigiose in Europa
  • 1763: Primo Cimitero italiano per poveri (il "Cimitero delle 366 fosse", nei pressi di Poggioreale a Napoli, su disegno di Ferdinando Fuga)
  • 1781: Primo Codice Marittimo nel mondo (opera di Michele Jorio)
  • 1782: Primo intervento in Italia di Profilassi Anti-tubercolare
  • 1783: Primo Cimitero in Europa ad uso di tutte le classi sociali (Palermo)
  • 1789: Prima assegnazione di "Case Popolari" in Italia (San Leucio presso Caserta).
 Prima istituzione di assistenza sanitaria gratuita (San Leucio)
  • 1792: Primo Atlante Marittimo nel mondo (Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, Atlante Marittimo delle Due Sicilie. (vol. I) elaborato dalla prestigiosa Scuola di Cartografia napoletana)
  • 1801: Primo Museo Mineralogico del mondo
  • 1807: Primo "Orto Botanico" in Italia a Napoli di concezione moderna,
  • 1812: Prima Scuola di Ballo in Italia, annessa al San Carlo
  • 1813: Primo Ospedale Psichiatrico italiano (Reale Morotrofio di Aversa)

 

Dopo la restaurazione (Regno delle Due Sicilie)

  • 1818: Prima nave a vapore nel mediterraneo "Ferdinando I"
  • 1819: Primo Osservatorio Astronomico in Italia a Capodimonte
  • 1832: Primo Ponte sospeso (il Ponte "Real Ferdinando" sul Garigliano), in ferro, in Europa continentale
  • 1833: Prima Nave da crociera in Europa "Francesco I"
  • 1835: Primo istituto italiano per sordomuti
  • 1836: Prima Compagnia di Navigazione a vapore nel Mediterraneo
  • 1839: Prima Ferrovia italiana, tratto Napoli-Portici, poi prolungata sino a Salerno e a Caserta e Capua.
  • 1839: Prima galleria ferroviaria del mondo; Prima Illuminazione a Gas di una città italiana (terza in Europa dopo Londra e Parigi) con 350 lampade
  • 1840: Prima Fabbrica Metalmeccanica d’Italia per numero di operai (1050) a Pietrarsa presso Napoli
  • 1841: Primo Centro Sismologico in Italia presso il Vesuvio.
 Primo sistema a fari lenticolari a luce costante in Italia
  • 1843: Prima Nave da guerra a vapore d’Italia (pirofregata "Ercole"), varata a Castellammare.
 Primo Periodico Psichiatrico italiano pubblicato presso il Reale Morotrofio di Aversa da Biagio Miraglia
  • 1845: Prima Locomotiva a Vapore costruita in Italia a Pietrarsa.
 Primo Osservatorio Meteorologico italiano (alle falde del Vesuvio)
  • 1848: Primo esperimento di illuminazione a luce elettrica d’Italia a Lecce, per opera di mons. Giuseppe Candido. Illuminazione dell’intera piazza in occasione della festa patronale.
  • 1852: Primo Telegrafo Elettrico in Italia (inaugurato il 31 Luglio).
 Primo Bacino di Carenaggio in muratura in Italia (nel porto di Napoli).
  • 1853: Primo Piroscafo nel Mediterraneo per l’America (Il "Sicilia" della Società Sicula Transatlantica di Salvatore De Pace: 26 i giorni impiegati).
 Prima applicazione dei principi Scuola Positiva Penale per il recupero dei malviventi
  • 1856: Primo Premio Internazionale per la Produzione di Pasta (Esposizione Internazionale di Parigi premio per il terzo Paese del mondo come sviluppo industriale).
 Primo Premio Internazionale per la Lavorazione di Coralli (Mostra Industriale di Parigi)
 Primo Sismografo Elettromagnetico nel mondo costruito da Luigi Calmieri
  • 1859: Primo Stato Italiano in Europa produzione di Guanti (700.000 dozzine di paia ogni anno)
  • 1860: Prima Flotta Mercantile d’Italia (seconda flotta mercantile d’Europa) e prima Flotta Militare (terza flotta militare d’Europa).
 Prima nave ad elica (Monarca) in Italia varata a Castellammare.
 Più grande Industria Navale d’Italia per operai (Castellammare di Stabia 2000 operai)
 Primo tra gli Stati italiani per numero di Orfanotrofi, Ospizi, Collegi, Conservatori e strutture di Assistenza e Formazione.
 Istituzione di Collegi Militari (La Scuola Militare Nunziatella il più antico Istituto di Formazione Militare d’Italia, ed uno dei più antichi del mondo
 Prime agenzie turistiche italiane
 La più bassa percentuale di mortalità infantile d’Italia.
 La più alta percentuale di medici per abitanti in Italia.
 Prima città d’Italia per numero di Teatri (Napoli), il Teatro San Carlo il più antico
 teatro operante in Europa, costruito nel 1737
 Prima città d’Italia per numero di Conservatori Musicali (Napoli).
 Primo "Piano Regolatore" in Italia, per la Città di Napoli.
 Prima città d’Italia per numero di Tipografie (113, in Napoli).
 Prima città d’Italia per numero di pubblicazioni di Giornali e Riviste.
 Primi Assegni Bancari della storia economica (polizzini sulle Fedi di Credito)
 La più alta quotazione di rendita dei titoli di Stato (120% alla Borsa di Parigi).
 Il Minore carico Tributario Erariale in Europa.
 Maggior quantità di Lire-oro nei Banchi Nazionali (dei 668 milioni di Lire-oro, patrimonio di tutti gli Stati italiani messi insieme, 443 milioni erano del regno delle Due Sicilie).

 

Bibliografia.

  • Gennaro De Crescenzo, Le Industrie del Regno di Napoli
  • Mario Montalto, La Marina delle Due Sicilie
  • Francesco Saverio Nitti, La Scienza delle Finanze,1903
  • Francesco Saverio Nitti, Nord e Sud, 1900
  • Archivio di Stato di Napoli, Ricerca a cura del Dott. Nicola Forte
  • Harold Acton, Gli ultimi borboni di Napoli (1825 – 1861)
  • Michele Vocino, Primati del Regno di Napoli
  • Maledetti Giacobini

    scritto da Sanfedista il 6 novembre 2007,20:11

    "Chi vi ha tradito Maestà?", "I giacobini, quei maledetti".

    Essere un sanfedista è un po’di più che essere un conservatore, essere sanfedista significa essere un reazionario nel senso ampio del termine; reazione commisurata all’azione. Potremmo gridare "Viva il Re", potremmo gridarlo al popolo basso, ma cosa ne capirebbero? Essere giacobino è facile, si segue il desidero di amministrare in maniera straordinaria. Nell’ordinario si fallisce con il giacobinismo, con gli editti. Se marciammo lo facemmo contro i traditori, contro i giacobini, i patetici idolatri della fantasia al potere. Alle volte la fantasia non è per noi, siamo sanfedisti, fantastici più che fantasiosi…