Carmelo Bene, il mio cenacolo ideale, pt. X

scritto da Sanfedista il 13 febbraio 2008,11:52

1937-2002, attore.

 

"Il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può. Del genio ho sempre avuto la mancanza di talento"

"Detesto anche la nazionale azzurra, però lo dico. Non me ne fotte nulla del Rwanda, però lo dico. Voi no, non ve ne fotte, ma non lo dite! Non sono eroico; me ne infischio di me stesso, del governo, della politica, del teatro…"

"Si nasce e si muore soli, che è già un eccesso di compagnia."

"I giornalisiti sono impermeabili a tutto. Arrivano sul cadavere caldo, sulla partita, a teatro, sul villaggio terremotato, e hanno già il pezzo incorporato. Il mondo frana sotto i loro piedi, s’inabissa davanti ai loro taccuini, e tutto quanto per loro è intercambiale letame da tradurre in un preconfezionato compulsare di cazzate sulla tastiera. Cinici? No frigidi."

"Sono apparso alla Madonna"

 

Esagerazione di citazioni? No, e neanche esagerazioni e basta. Carmelo Bene è stato uno dei più grandi istrioni che l’Italia abbia mai conosciuto, intendo l’Istrione vero, non l’istrionismo che si attribuisce con faciltà al primo coglione che regge uno spettacolo di un’ora. Carmelo Bene era trave scricchiolante di maestoso palco, era il più duro guanto vuoto mai riempito dalla mano di un personaggio da interpretare. Invito ai pochi, fortunatamente, che s’intrattengono su questo mio spazio di approfondire la conoscenza di Bene…ed essere circonfusi per un attimo da un uomo nato con la faccia infarinata e mai soggiogato dal pubblico.

Un essere altero che impose, che ripagò il pubblico e il successo con l’indifferenza quasi con disprezzo; perchè le luci del palco illuminavano lui, la voce piena era la sua, la platea, si sa, è silenziosa e al buio…