James Bond di provincia

scritto da Sanfedista il 8 novembre 2008,12:22

Vorrei un James Bond dei poveri, che ne so un James Bond di provincia. Uno di quelli che gira con una panda van e tiene disordinate le sue armi obsolete nel cassone posteriore. Uno di quelli che quando affronta i parcheggiatori abusivi al posto di neutralizzarli con orologi laser, li muove a compassione dicendo che ha solo 10 centesimi perchè non ha il posto fisso. Un James Bond che fuma MS, e che la cosa più sbalorditiva che fa il suo accendino è illuminarsi e suonare quando si apre. Uno di quelli che non va al Casinò di Montecarlo ma gioca allo ZanziBar il gratta e vinci del megamilionario,  puntualmente vince 2 euro, che poi non si fa dare ma si fa pagare con un altro gratta e vinci e poi non vince nulla.

Vorrei un James Bond che il posto più esotico che ha visto è Pietralcina accompagnando la moglie, uno che al ritorno si è fermato alla Taverna del Golosone prendendo il "menù degustazione", ha speso 15 E (coca inclusa) ed ha mangiato maluccio, ma poi il posto non era così brutto, fosse per il televisore acceso, la luce al neon, la tovaglia marroncina e il rumore dei TIR sulla statale…

Vorrei un James Bond che sconfigge i nemici della democrazia con la mazza del bloccasterzo, poi torna al posteggio e si sono rubati la macchina.

Che ha lo smoking del matrimonio, un po’ logoro e stretto, quello comprato dal cugino ricco, quel maledetto che ha svoltato sposando la tabaccaia.

Vorrei un James Bond che conosce le sue Bond girl al  Dancing Capriccio, serata anni ’60, con il maestro Franky Scintilla e la sua orchestra spettacolo. Un James Bond che entra sulla pista e tira fuori il suo repertorio twist, poi punta una divorziata di 50 anni, col trucco pesante, con capelli biondissimi, vestitino aderente ed impietoso con il grasso che mal contiene; la cinquantenne fa finta di nulla ma poi si fa trascinare al centro, lasciando una scia di profumaccio dozzinale, quelli con quei nomi da sogno di provincia tipo "Polinesia" o "Escape".

Un James Bond che la domenica vede il calcio e tifa Juventus, che dice agli amici che da ragazzo ha marcato Platini, quando giocando con la squadra del suo paese fece una partitella amichevole con la Juve in ritiro, ha anche la foto con un Paolo Rossi distratto che proprio al momento dello scatto si gira un po’ e non guarda l’obiettivo, ma va bene lo stesso, la tiene comunque in soggiorno sulla vetrinetta accanto alle porcellane, alle foto delle comunioni, a qualche tazzina mai usata, alla teiera sbeccata ed alla statuina di Pierrot.

Un James Bond che da giovane portava i capelli lunghi, anticonformista, ora li ha un po’ persi ma li continua a portare lunghi dietro.

Un James Bond che il Martini non lo beve, beve Sambuca ma non la Molinari, non ci si riconosce più con la nuova pubblicità, beve la Anisetta delle Marche.

Voglio un James Bond che odia il capo e che sogna la finale di Champions League, che non crede in Dio e nei miracoli solo perchè a lui non capitano mai, e perchè l’anno della cresima del figlio non gli fecero portare a spalla la statua del Santo in processione, ci teneva così tanto, la portò il cugino, quello della tabaccaia…