Poco moderno

scritto da Sanfedista il 31 maggio 2010,22:22
Sono senza tv è uno dei rarissimi momenti in cui questo può accadere. Io praticamente dipendo dalla tv. Ed allora luce spenta, sigaretta in mano, zampirone che illumina un po' il centro della stanza come un camino quasi estinto e canzone, sempre la stessa, in sottofondo. Mi ricordo di altre notti così, sempre a Roma, io napoletano in viaggio. Due estati fa esatte. Zanzare che neanche gli elicotteri a Saigon. Quello spirito pionieristico che anima noi bravi ragazzi alle prese con i primi bilanci.

Mi sembra giusto fare un piccolo bilancio i cui passaggi terrò per me, gli esiti però sostanzialmente sono positivi. Certo qualche piccolo correttivo, qualche revisione sul campo, ma mai un passo indietro. Non per cocciutaggine, io non lo sono, ma per cristallina convinzione. Ed allora l'unica cosa che non è cambiata è forse l'unica cosa di cui non sono soddisfatto, è giunto il momento di comprare l'auto nuova, anche se questo mi costringerà a modificare il profilo sul blog, che comunque andrebbe più ampiamente rivisto.

Sono un giurista ormai solo per studi e forse per quel po'di forma mentis che mi ha lasciato l'università. Cinico però resto, sempre prima con me stesso poi con gli altri. Viaggio un po'meno, quello sì, anche se questa estate abbiamo un programma. Prima plurale, ed allora sorrido. La bilancia sbatte violenta ed i pesi cadono sull'altro piatto. Fanculo Ruggeri, accendo la play.




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Una serata, una carta, una pistola

scritto da Sanfedista il 30 maggio 2010,22:56
A metà spettacolo c'era il numero della carta intrappolata. Con la mano destra tirò sù la manica sinistra e con la sinistra si sbottonò il polsino destro. Ampio respiro, base musicale con rullo di tamburi. Scelse accuratamente lo spettatore dalla sala, sulla mezza età con una camicia troppo larga e la cravatta un po'slacciata. Con passo esitante l'uomo raggiunse il palco. Dopo il classico discorso iniziale sulla telepatia e la battuta sul sushi spiegò il gioco. Una carta scelta dall'inconsapevole astante riappariva sotto il suo piatto al tavolo. Un giochino semplice semplice con finto mescolamento e baro compare.
"La carta scelta è il Jack di picche! La mostri al pubblico, ed ora chiedo la cortesia di sollevare il piatto dove era seduto il signore, che carta c'è?". SILENZIO
"Il Jack di picche! Nulla sfugge alla trappola della telepatia".
Al signore le coronarie non ressero, temeva che il mago fosse entrato nella sua testa ed avesse scoperto il suo segreto inconfessabile. Crepò senza un lamento. Semplicemente stecchito s'accasciò sulle assi. Fu trascinato fuori come un maiale. Il mago rassicurò tutti e disse, mentendo, che l'uomo stava benissimo. La moglie terrorizzata fu condotta fuori da due grossi uomini.
Il mago al termine della serata sbagliò il numero della pistola assassina, mai come in quel caso il nome fu azzeccato. Un calibro 5,56 Nato piazzato nel bel mezzo della mitralica. Sangue ovunque, donne che svenivano e bambini che urlavano eccitati. Troppa distrazione per il mago, quello che aveva visto nella testa dell'uomo era davvero terribile.
Sul palco salì un senatore che stava con famiglia allo spettacolo, che con parole ferme cercò di tranquillizzare il pubblico, invitandolo ad uscire ordinatamente.

Quando cade l'acrobata fanno entrare i pagliacci, si disse il vecchio macchinista che tirò giù il sipario e si accese una sigaretta.





Frase del giorno

scritto da Sanfedista il 27 maggio 2010,14:43
Eppure anche le cose più orride conservano in se un attimo d'incanto. Non sottovalutatelo mai.



Un consiglio a me.

scritto da Sanfedista il 25 maggio 2010,13:09

σοφροσύνη

Altrimenti è la buona volta che lascio il Paese.

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Frase del giorno

scritto da Sanfedista il 18 maggio 2010,15:03

Spetta ai meridionali portare sulle proprie spalle il peso dell'intera nazione, incarnandone i vizi, esibendone gli stereotipi, difendendola dai terroristi coi soldati al fronte, e sopratutto fungendo da capro espiatorio per ogni stortura nazionale. Mi divertirebbr vedere il resto del paese senza il mezzogiorno, non avrebbero più scusanti.

Il contadino, il suonatore, il soldato, il mugnaio e il larice

scritto da Sanfedista il 10 maggio 2010,22:41
Ai piedi di un castello diroccato stava un podere, un contadino dopo una dura giornata s’appoggiava, nell’imbrunire estivo, sotto un larice ed osservando il lavoro fatto si diceva “ che buon compito che ho svolto, la zolla spaccata ora pare respirare, i solchi così regolari paiono retti come l’orizzonte. Se solo ci fosse un po’di pioggia la polvere s’acquieterebbe e potrei seminare il grano”.
Nel mentre passava un vecchio zampognaro che affaticato portava con sè una cornamusa sgonfia “quell’impudente del mugnaio – ripeteva lo zampognaro tra sé e sé – mi ha bucato la zampogna ed il fiato non riempie l’otre e l’ancia non vibra più; mugnaio che tu sia maledetto, la pioggia deve mancare per così tanto tempo che il fiume si secchi ed il mulino si fermi. Il tuo grano non macinato sarà divorato dai topi e tu ne avrai solo miseria”.
Dicendo così il vecchio s’avviava verso la salita.
 
Un soldato fermo al quadrivio sopra la collina assistendo a tutto l’evento si parò davanti al vecchio zampognaro interrompendone il cammino e sguainata la spada lo fissò negli occhi e disse “vecchio non meriti di aver vissuto gli anni che hai. Sei un ingrato e un malvagio. Auguri secchezza del cielo per una tua rabbia e non porti riguardo alcuno a chi lavora con sforzo e desidera pioggia. Il contadino con la pioggia pianterà il grano che il mugnaio macinerà e che sfamerà tutti noi. Sei un meschino, non conosci il lavoro perché della tua vita hai solo fatto musica”. Detto questo affondò la lama nel petto del vecchio che senza nemmeno avere il tempo di fiatare morì.
Il soldato certo di aver fatto giustizia andò in chiesa, trovò l’assoluzione, e si riunì all’esercito in partenza.
 
Fattosi il silenzio il larice con il vento tra i rami incominciò a pensare “ah se il soldato avesse lasciato parlare il vecchio prima di ucciderlo avrebbe ben saputo che il vecchio era stato per tutta la vita contadino ed ora in miseria aveva offerto la sua zampogna, unica sua compagna,  al mugnaio in cambio di un po’ di farina, ma il mugnaio non conoscendo il valore delle cose, l’aveva scacciato deridendolo e rompendogli lo strumento. Se il soldato fosse stato più sapiente avrebbe, poi, ben saputo che il grano non si semina d’estate e che il contadino è solo un folle, reso pazzo dal furto dei suoi sacchi di grano di notte ad opera del mugnaio”.
 
Il soldato in guerra ebbe grande onore e divenuto generale vinse molte battaglie, assoggettò numerosi popoli ed oggi le sue statue riempiono il mondo. Il mugnaio con le piogge che il cielo mandò abbondantissime macinò tutto il grano ed ebbe una vita ricca e beata. Il contadino perso tutto il senno girovagò e trovando un giorno una cornamusa rotta decise di ripararla uccidendo l’ultima pecora che aveva e suonando tutta l’estate attese il suo ultimo inverno, cogliendo così il reale valore delle cose.
 
La pazienza non sempre è la valutazione che porta i maggiori benefici per sé. Il cielo non sempre è giusto. L’amore per l’arte non salva dalla stupidità delle scelte. La conoscenza non è mai troppa e se ti compiace nel ragionamento ti può allo stesso modo tradire, perché se è vero che il grano, che muta queste parole in morale, non si semina d’estate è altresì vero che i larici non crescono dove cresce il grano, ma su alti monti irti, dove contadini, soldati e suonatori paiono solo puntini e dove il cielo, seppur più prossimo, comunque non è più benevolo con chi gli sta sotto.



Un’ossessione?

scritto da Sanfedista il 7 maggio 2010,11:03
La fune, la spranga, il pugnale.

Sono rimasti solo loro, ma chi l'ha uccisa? Kassandra Scarlet, così bella, fuma e non si capisce mai cosa pensa sotto quei capelli neri.




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