Silenzio stampa

scritto da sanfedista il 16 maggio 2011,16:25

Quanto è utile il silenzio? Se fossimo fatti per il silenzio l’essere muti non sarebbe un handicap.
Silenzio è decisamente la parola della settimana. Un po’ di sano silenzio quanto fa bene? Malissimo, secondo me. Ma non ho ancora il potere assoluto per far parlare i muti e chi non vuole.

Però ripensandoci, alla fine le parole non sempre sono utili; in assenza di esse, fioriscono comunque i rami, si muovono comunque le maree, una nube rabbuia per un istante il cielo che poi di nuovo abbacina gli occhi. Ed allora forse davvero c’è un po’ d’oro nel silenzio, che magifica i pensieri ed accompagna ogni fantasia fino alla realtà: con l’autoconvincimento dato dall’assenza delle risposte udibili, reali. Col silenzio la mente è l’unica nostra interlocutrice e tende quindi a darci pareri mirabili: muta i pensieri in ricordi immutabili, dipinge i difetti degli altri in virtù che ci mancano e ammanta l’intera materia coperta da silenzio in qualcosa di magico e proibito.

La magia non passa attraverso le formule ma secondo il silenzio, che è l’invisibile mano che incastra una spada nella roccia, addormenta una principessa o maledice un bacio. Con il silenzio tutto è possibile, tutto è nostro, tutto è risolto. Ma tutto è inesorabilmente finto, immoto, irrisolto.

 

 

Io ho sempre preferito Bert

scritto da sanfedista il 12 maggio 2011,20:46

No, non è un outing. E che Mary Poppins è di fatto l’emblema della razionalità a tutti i costi. Mary Poppins ha un inizio e una fine. Si sa che al prossimo vento dell’est andrà via. Badate, dopo aver incasinato parecchie vite. I bambini sono ora abituati a girare le campagne inglesi su cavalli da giostra parlando con gli animali da cortile. Ma ha incasinato pure la vita  di Bert, ovviamente. Bert è un maledetto romantico, decisamente irrazionale, una sorta di Baudelaire per bambini. Innamorato chiaramente di Mary se ne frega di sovvertire l’ordine naturale delle cose. Basti vedere la struggente dichiarazione d’amore che segue in video, a cui la “razionalissima Poppins” cerca di portare tutto a ragione con frasi che sminuiscono la portata delle sue affermazioni. “Via Bert, niente pazzie per favor” oppure “oh andiamo”, “sei proprio svitato”, e giù di lì. Mary non vuole perdere il controllo.

Perchè? Ci ha messo tanto ad essere padrona di se stessa ed ora semplicemente non vuole rinunciarvi? Non vuole rinunciare alla vita come la voleva? Forse semplicemente non gli piace Bert per quel senso di irrazionalità che lo contraddistingue. O forse la vita dai Banks gli piace e non vuole lasciarla per un salto nel buio con uno spazzacamino. Troppe domande a cui solo Mary potrebbe rispondere, ma tanto si sa che tacerà e volerà via. E i bambini cosa imparano? Che Bert è un folle mattacchione inconcludente, senza un lavoro stabile, anzi con un lavoro poco dignitoso come lo spazzacamino? Potreste dire che il film funziona proprio perchè ci sono Mary e Bert, potrei rispondervi di sì ed è forse questa la vera risposta.

 


Montalismo ciclico ma necessario

scritto da sanfedista il 11 maggio 2011,14:26

…e la dove il riverbero più cuoce e il nuvolo s’abbassa, oltre le sue pupille ormai remote, solo due fasci di luce in croce, e il tempo passa…

 

 

 

 

 


Frase del giorno

scritto da sanfedista il ,10:54

SeLaBarraSpaziatriceSullaTastieraDiUnComputerE’Rotta
NonSignificaCheChiScriveAbbiaBisognoD’Affetto,Tenendo
TuttiICaratteriAttaccati.

AncheSeAlleVolteNonC’E’AltraSoluzionePerContinuare
AScrivere,OAVivere,
CheSottomettersiAgliAccadimentiInaspettati
ERimanereAttaccati.

OdioAspettareInGenere,CircolanoInfluezeFuoriStagione.
FantasticaLaCanzoneCheSegue.IlTestoMiE’SemprePiaciuto.

 

 

 

 

frase del giorno

scritto da sanfedista il 9 maggio 2011,17:00

C’è un vento neozelandese oggi. Tipico vento fresco che porta vita e spazza il cielo. Solo che sono a Roma Sud, ed ho appena letto che è solo un cazzo di vento dei Balcani.

 

 

 



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Aperitivo sul 714

scritto da sanfedista il 5 maggio 2011,23:15

Il sanfedista nonostante il blasone è costretto a prendere i mezzi pubblici. Ogni tanto l’intervalla a taxi, come per interrompere una terapia e svuotare la misura.

Il 714 è un carnevale. Una roulette russa. Una terza classe del Titanic appena sbarcata nel suk di Tunisi. E’ un posto splendido. I mezzi però sono vetusti, traballanti, rumorosi e si rompono. Superare la circonvallazione ostiense, venendo dalla Cristoforo Colombo, è di fatto come uscire dalle colonne d’Ercole, se prima il percorso era sicuro, dopo, il mezzo logoro dai chilometri macinati dal capolinea del basso EUR, inizia a perdere inevitabilmente i colpi. Alle volte ce la fa, a fatica chiude e apre un paio di volte le porte, come per incamerare più aria o darsi coraggio e riparte. Oggi ha tirato il suo ultimo rantolo meccanico esattamente sopra le terme di Caracalla. Ore 18.54. Per me l’uscita dall’ufficio alle 18 è un diritto inalienabile. Oggi a causa di lavori inutili ed avvilenti per chi come me ha grandi capacità, trattavasi di redigere lettera di ringraziamento a politici da parte del mio AD, sono dovuto permanere di più alla scrivania.

Sceso con la velocità di una lucertola mi sono visto sfilare un 714 davanti agli occhi. Ho preso il successivo erodendo ben 12 minuti al mio tempo. Preziosissimo.

Il mezzo sin da subito non dava grandi garanzie. Chi li usa spesso dai primi metri riesce a distinguere se il bus ce la farà o no. Il presentimento era nefasto. Le marce ingranavano male ed ogni tanto si spegneva e riaccendeva l’obliteratrice, pessimo segno.

Dicevamo, per tirarla breve, che superata la fermata di circonvallazione ostiense, che divide i cauti dagli audaci, il pulmann si pianta. Fermo, secco, inerme come un pezzo di Lego.

Si aprono le porte scendono tutti e colgo bestemmie in tutte le lingue, perchè è il tono che fa la bestemmia. Subito dietro un 671, per me assolutamente inutile, che però raccoglie gran parte dei passeggeri naufragati diretti magari alla metro Re di Roma.

Rimaniamo in 9. Un sacerdote, due studenti, extracomunitari vari, un professionista ed un osservatore. Io.

Ci saranno stati 20 gradi, un sole obliquo che scompariva lento dietro il colle. Un po’ di vento che brividiva leggermente i capelli. Un fruscio di auto di passaggio ordinato ed un silenzio estivo. Il primo silenzio estivo dell’anno. Ho sorriso e con un occhio ho guardato la circonvallazione ostiense, con l’altro mi sono spinto immaginariamente fino a Porta Metronia. Ho guardato di nuovo il sole all’occidente che s’intravedeva ormai tra le fronde delle piante esotiche di un vivaio che fa angolo e mi sono sentito felice. Una felicità piena, senza invidia per nessun altro.

Una felicità completa. Sono stato felice di essere felice di innamorarmi ancora delle piccole felicità che la vita ti nasconde sotto minutissime pieghe. Quelle felicità che ti danno la consapevolezza che nulla è davvero mai perduto, che tutto si può ricostruire, che non esistono obblighi, che noi siamo padroni della nostra vita perché noi respiriamo con i nostri polmoni e se i programmi erano diversi la vità prima o poi cambierà corso e si adeguerà alle nostre scelte. Un 714 si romperà ovunque nel mondo e qualcuno si risintonizzerà su se stesso in maniera imprevista.

 


frase del giorno

scritto da sanfedista il ,10:40

 

 

 

 

par hasard

 

 

 

 

 

 

 


l’imbarco

scritto da sanfedista il ,00:59

Il Silver Fern era un cargo porta rinfusa di categoria cape-size. A differenza delle panamax, che per la loro stazza passano il canale omonimo, la Silver Fern era costretta a doppiare Capo Horn quando dall’Atlantico doveva fare rotta al Pacifico. C’è una vecchia usanza; quando una nave passa Capo Horn, tormentato quasi sempre da mare in burrasca, il faro cileno che presidia lo stretto telegramma alla nave le congratulazioni e gli auguri di buon proseguimento della navigazione. Il fanale è chiamato dai marinai “Faro alla fine del mondo”, di qui la novella di Verne. Pensò a tutte queste cose, quando stringendo in tasca la lettera, salì sulla nave per il suo servizio volontario annuale.

I passi erano spinti da un pensiero che aveva la forza di trenta braccia, un pensiero così assoluto che gli fece tremare la mano spegnendo il cerino per la sigaretta. Ne accese un altro, diede un rapido sguardo all’anonimo porto di Praia da Vitòria e si sentì per un istante sollevato. Dopo tanto tempo trovava senso in una sua azione. Una scelta più è irresponsabile più è semplice. Il difficile è convivere con il sensato, su quel campo si misurano gli uomini. Il metro del giudizio non fa sconti, non ammette elasticità e non è opinabile. Misura. Cifra l’uomo saggio e lo separa dal mancante.

La passerella stabile sotto i suoi piedi l’allontanava dalla terra e dalla saggezza, rendendolo mancante. Sarebbe passato molto, forse troppo, tempo prima che invertendo i passi avrebbe riacquisto la sua dimensione razionale, il controllo sull’istinto. Strusciò nelle mani la carta della lettera, anche quando raggiunse il ponte. Quasi che quel sottile foglio, con il suo rumore, dovesse scandire chiaramente ogni passaggio, ricordandogli il perchè. Nel tempo di internet una lettera è insolita e quindi preziosa, va tenuta con cura e certamente reca in se qualche piccolo segreto, una promessa o una grande delusione.

 

 

 

frase del giorno e motivetto che mi tortura

scritto da sanfedista il 4 maggio 2011,10:34

Nuovi pensieri, per nuove possibilità. Aria fresca.