Anniversario

scritto da sanfedista il 9 febbraio 2012,03:33

Il mio cervello trotta come un cavallo ad Agnano. Con i suoi zoccoli pesanti fa in pezzi tutto. Io non celebro anniversari. Tranne 2 (politici): 28 ottobre e 8 settembre. Quando ero a scuola pieno di idee illiberali il 28 ottobre mi mettevo in camicia nera. Io la camicia nera la odio. Ero un ragazzino entusiasta e cinico. Fondavo giornali scolastici, mi facevo eleggere rappresentante di classe, m’innamoravo delle donne e organizzavo feste  divertenti. Però cercavo sempre di guardare tutto dall’esterno. Il mio cervello che trottava. Scrivevo poesie. Seguivo le mode. Ero davvero massificato. Però, vi giuro, l’ho sempre saputo. Cioè io sapevo profondamente di essere massificato. E quanto mi piace ora il rumore della tastiera. Ma gli anniversari non li festeggiavo e non li festeggio. Non ricordo le date. Fatico a ricordare i numeri. Li rileggo trenta volte pensando di averli imparati e un secondo dopo scompaiono. E voi, dico voi, dov’eravate il giorno del vostro ultimo anniversario di fidanzamento? Che facevate? Io non lo so, a onor del vero non so nemmeno il giorno del mio anniversario. Sarà il mio rapporto con il tempo, sarà che tutti ci ricordiamo di aver assistito, ad esempio, ad un’ esplosione di un albero, tutti ci ricordiamo cosa stavamo facendo mentre l’albero esplodeva ma tentenniamo nel ricordarci il giorno. A chi importa il giorno? E’ l’evento che fa l’anno, ricordarsi l’evento è più che sufficiente. Eppure tutti maniaci degli anniversari. Siamo una società in rovina che ha fatto della retorica dell’anniversario la sostanza, il concetto, dell’anniversario stesso. La celebrazione come esorcismo o come rito propiziatorio, a seconda che si tratti di un evento spiacevole o gioioso.

 

MA COSA PENSANO QUELLI CHE TACCIONO NEL MINUTO DI SILENZIO? SECONDO ME SI CHIEDONO QUANTO DURERA’ IL MINUTO. PENSANO A SE STESSI, MALE COME AL SOLITO.

 

e ora shhht…sigaretta…e notte. (è notte)

 

 

 

 

 

 

 

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Esotismi

scritto da sanfedista il 25 ottobre 2011,23:46

Magari a fumare un po’meno riuscirei anche a non farmi pulsare la vena della mano. Ma tant’è. Devo staccare i pensieri e lasciarmi andare dolcemente all’immagine di come sarei altrove. Se fossi in India mi piacerebbe essere una mucca, piazzarmi davanti agli autocarri e sorridere ruminando della rassegnazione altrui e dei clacson. Se fossi in America forse sarei a Las Vegas con occhi vacui e bocca socchiusa a sperare nel rosso. Se fossi in Germania starei certamente dormendo, domani si lavora. Se fossi in Tunisia mi piacerebbe essere un fuoco scoppiettante sulla spiaggia o una casa colonica a guardia di un palmeto. In Grecia una bottiglia di Ouzo che tiene sveglio qualcuno preoccupato. In Australia un ragazzino all’ultimo giorno di scuola che fa progetti per l’estate, quei fantastici progetti semplicissimi con aspirazioni banali e facilmente attuabili. Se fossi in Russia sarei malinconico, Dio quanto lo sarei, sarei malinconico e bianco come la neve della Taiga…sarei malinconico come ora che tutto mi sembra velato d’ironia consapevole. Un mezzo sorriso bianco e storto che si confonde con la neve, di chi ci è quasi arrivato ma alla fine ha mollato e non si saprà mai il perché. “Quello lì?” “Quello lì c’era quasi  ma poi rinunciò, nessuno ha mai saputo il perché ed obiettivamente non m’interessa nemmeno”.

 

Pregi e difetti.

 

 

 

 

…tuffo…

scritto da sanfedista il 14 giugno 2011,15:51

Prese un unico grande respiro. Ingoiò letteralmente più aria che poteva. Due passi e volò giù dalla scogliera. Il mare piatto d’agosto lo accolse bruscamente. Non fece in tempo a sentire lo stomaco che gli saliva su per l’esofago, che l’acqua lo riportò ad uno stato di primigenia calma. Riemerso si sistemò i capelli immediatamente, e con tre o quattro bracciate raggiunse la piccola spiaggetta di sassi che il mare aveva ricavato con forza in un’insenatura. Cercò una posizione comoda, spostò qualche sasso e si stese. Il sole e un filo di vento lo accompagnarono dolcemente al torpore del sonno.

 


Buonanotte a…

scritto da sanfedista il 24 maggio 2011,23:50

ai cercatori d’oro, ai funamboli senza filo e senza rete, ai capitani di lungo sorso, fenomeni da bar, fenomeni da baraccone, a chi pulisce poi il baraccone, ai maldestri ricettatori di gioielli rubati, ai cantanti senza voce e agli scrittori senza parole, a l’amica di mia nonna che mi offriva il Vov quando avevo 5 anni, a chi ha le sigarette ma non trova l’accendino, il contrario, ai contrari in genere, quelli per partito preso, ai cattivi partiti, ai pescatori di frodo, ai maniaci sentimentali, agli indecisi per vocazione, ai matematici, ai miei figli futuri per i quali scriverò racconti sbalorditivi, a chi si attarda su cose inutili poi esce e piove, ai vedovi – categoria in via d’estinzione-, a chi lotta per i panda ma poi sti panda che hanno mai fatto per loro, a chi ha gratitudine, ma sopratutto agli ingrati, ai bugiardi, quelli impenitenti, che non vogliono assoluzione, ai guidatori di vita in stato di ebbrezza, ai sigg. Martini & Rossi, inventori della notissima bevanda.

agli architetti che il giorno dell’inaugurazione comunque non gli tornano i conti, ai casellanti, alle voci della viacard, ai bip biiiip del telepass, a chi colleziona insuccessi in maniera ostinata, a chi brevetta deodoranti per ambienti, a chi ferra i cavalli, a chi vede un po’ di arte anche in una metro che fa ritardo, a chi non prende la metro perchè tanto prima o poi salta tutto, a chi è davvero coerente con gli altri e meno con se stesso, ai radicali con il prossimo ed indulgenti nei propri confronti, a chi inavvertitamente schiaccia il maiuscolo scrive le cose più belle della propria vita e poi cancella tutto non riuscendo poi a ripetere il miracolo, a chi non sapeva che c’era shift f3 per convertire tutto in minuscolo, a chi scrive in maiuscolo e poi non cancella, si capirà meglio, a chi è innamorato, a chi dice che è solo chimica, agli oltranzisti polemici, a chi non si accetta e poi un giorno filma il bigfoot, a chi ha idee fantastiche ma non riesce a descriverle, a chi prima o poi tanto doveva succedere, a chi imputa al tempo le soluzioni, ai catalogatori di nuvole, a chi a settant’anni scopre una passione, a chi dice a venti che ne ha abbastanza, al barista che con soddisfazione sa che è l’ultimo a chiudere in città, a chi guida i sostitutivi, alle riserve che in silenzio aspettano, a chi non aspetta e fa su un casino, a chi bacia quando non dovrebbe poi lei si gira e l’incanto si rompe, a lei che si gira, a chi aspetta con ansia il primo bacio, a chi il secondo, a chi il terzo e il quarto e così via…

a chi mette 4 puntini sospensivi, buonanotte ai romantici che parlano di luna come se fosse altro che un satellite della terra, a chi è lento anche nell’addormentarsi, a chi ragiona, scrive e strappa, a chi imbianca strutture portanti dei ponti in bianco, a chi attraversando un passaggio a livello pensa sempre che il treno sia li li per sbucare e la sbarra sia guasta, a chi vede 5 volte le previsioni del tempo e poi ne parla in ascensore, alle zanzare mie fedeli compagne, ai ragni acerrimi nemici delle zanzare e quindi miei, a chi mi vuole bene, a chi pensa che il mondo senza di me sarebbe un luogo comunque diverso, a me, a chi vendeva gli aquiloni sulla strada per Fondi, a chi si droga e sciupa la condizione senza scrivere nemmeno un rigo, agli sciatti, a chi si impegna nel confezionare con cura i pacchetti, a chi cerca di fregare il prossimo con tutto se stesso e ci riesce, buonanotte ai navigatori, ai poeti e ai santi che pregano per tutti noi…shhh… ‘notte

 


 

Silenzio stampa

scritto da sanfedista il 16 maggio 2011,16:25

Quanto è utile il silenzio? Se fossimo fatti per il silenzio l’essere muti non sarebbe un handicap.
Silenzio è decisamente la parola della settimana. Un po’ di sano silenzio quanto fa bene? Malissimo, secondo me. Ma non ho ancora il potere assoluto per far parlare i muti e chi non vuole.

Però ripensandoci, alla fine le parole non sempre sono utili; in assenza di esse, fioriscono comunque i rami, si muovono comunque le maree, una nube rabbuia per un istante il cielo che poi di nuovo abbacina gli occhi. Ed allora forse davvero c’è un po’ d’oro nel silenzio, che magifica i pensieri ed accompagna ogni fantasia fino alla realtà: con l’autoconvincimento dato dall’assenza delle risposte udibili, reali. Col silenzio la mente è l’unica nostra interlocutrice e tende quindi a darci pareri mirabili: muta i pensieri in ricordi immutabili, dipinge i difetti degli altri in virtù che ci mancano e ammanta l’intera materia coperta da silenzio in qualcosa di magico e proibito.

La magia non passa attraverso le formule ma secondo il silenzio, che è l’invisibile mano che incastra una spada nella roccia, addormenta una principessa o maledice un bacio. Con il silenzio tutto è possibile, tutto è nostro, tutto è risolto. Ma tutto è inesorabilmente finto, immoto, irrisolto.

 

 

Ieri sera

scritto da sanfedista il 18 aprile 2011,12:00

A trovare non ci vuole nulla è a perdere che è difficile, in tutti i sensi.

Io, un amico e circa altri 60 mila napoletani ieri non sapendo che fare abbiamo deciso di investire parte delle nostre risorse andando allo stadio. Abbiamo visto infranta un’epica condivisa illusione. Ora l’illusione non è come il dolore, che se è diviso è meglio sopportato, l’illusione per stessa definizione è l’istante prima della disillusione e la disillusione con più è condivisa più e cocente. Disilludersi da soli fa meno male che disilludersi in mille, diecimila o semplicemente in due.

La squadra stanca, il pubblico sorrideva amaro non riconoscendosi più nella situazione, ci si guardava tra di noi aspettando un cenno che non arrivava, palle perse, gol mangiati, preludio alla tragedia sportiva. Sigarette infinite, silenzio, due reti prese e giù al tappeto, silenzio, silenzio e applauso finale da chi ha dato tutto quello che poteva da chi semplicemente “non doveva finire così” ma tant’è…

La colonna sonora di Bill Conti di seguito è perfetta, si divide esattamente in tre parti: illusione, disillusione e speranza.


 

 

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L’importanza della “o”

scritto da sanfedista il 11 aprile 2011,19:59

“O” è l’ultima lettera di Addio. Che poi noi italiani abbiamo un cattivo rapporto con addio. Gli spagnoli e i francesi no. Sarà che siamo figli del teatro, sarà che per noi l’addio è un “a mai più”, nel bene o nel male. Può essere sussurrato o urlato con rabbia sbattendo una porta. La sostanza non cambia. Magari cambiamo noi. L’addio infatti acquisisce un certo senso passato un po’di tempo. Quella semplice parola si rafforza con lo scorrere dei giorni e degli anni. Il tempo trascorso darà valore all’ultima lettera della parola. La “o”. L’ultima emissione che noi vorremmo rivolgere a qualcuno da cui ci vogliamo o dobbiamo separare. Le cause poi potrebbero essere infinite, ma oggi non ci riguardano. Ci fantasticheremo poi, ce ne convinceremo, o ce ne danneremo. Gli “eppure”, i “magari”, gli “un giorno”, i “forse poi”, sono tutti corollari alla “o”. Rimpianti e rimorsi, ricordi, rabbie, ripensamenti… le “r” figlie della “o”. Tonda e per questo finita, fosse una “l” di lontananza o di “lasciarsi” sarebbe tutto diverso, la “l” tende infatti in quanto linea immaginaria non chiude un bel nulla. La “o” di addio invece si porta dietro, girando su se stessa, un piccolo mondo. Un cosmo di cose finite, messe in un cassetto e chiuse.


 

piccole commozioni (forse anche cerebrali)

scritto da sanfedista il 29 marzo 2011,22:00

Rivendico il sacrosanto diritto alla commozione anche per gli uomini. Stasera danno il film “uno sceriffo extraterrestre”. Ero un bambino. Il nonno era vivo. Io il sabato dormivo sempre dai nonni. Rimanevo la sera a guardare la tv con la nonna, in quel museo che è il soggiorno di quella casa, e si vedevano sempre i film di Bud Spencer, in particolare il mio preferito era questo “lo sceriffo” lo guardavo e ridevo come un matto, il giorno dopo ripetevo le battute. Fu anche la prima volta che mi commossi per un film, nella scena che seguirà, per l’esattezza.

La nonna era paziente. Stasera l’ho chiamata, vivo a Roma, ho quasi 30 anni e lei 85, ci sente meno ma ricorda ancora…le ho ricordato del film e mi sono un po’ commosso. Per il film e per il passare degli anni, che me la fanno ritrovare anziana, un po’ curva, sempre lucidissima e alle volte ancora cinica. Con i suoi bilanci, come tutti noi, con i suoi errori, e con la mia immensa rabbia di non poter tornare indietro anche solo per una sera, per un film. Magari sapendo che il nonno dorme nella stanza accanto. Si sveglierà a mezzanotte, colpa dell’insonnia figlia della campagna d’Albania o d’Africa, si alzerà, berrà un generoso bicchiere di whisky – la sua medicina – e brucerà un intero pacchetto di sigarette “bis”, io ricordo gouloises, davanti alla tv. Magari tornerà in stanza e ricomincerà a scrivere, con il rumore della sua macchina che invaderà l’immensa casa buia, e che mi farà dormire tranquillo.

Potenza del cinema, immensa potenza di questo strumento. La domenica mattina a entrare in quel salone solo odore di sigaretta e un televisore spento. Sono contento di portare avanti le tradizioni.

 

 

Una lettura rivelatrice

scritto da sanfedista il 24 marzo 2011,16:59

Se stai pensando di chiedere informazioni a un fantasma, assicurati di sapere come mandarlo via quando avrai finito di spremerlo. Se stai considerando di fare un viaggio nel passato alla ricerca di conforto o ispirazione, semina briciole sul tuo cammino in modo da poter trovare la strada per tornare al presente quando sarà il momento. Hai capito cosa voglio dire? Attingere ai vecchi tempi e ai vecchi modi va benissimo, ma cerca di non perderti e di non restarci impigliato.

 


 


addio al celibato

scritto da sanfedista il 23 marzo 2011,16:43
Sto preparando il mio primo addio al celibato. Si sposa un amico storico, uno di quelli buoni. …e penso…

Row, row, row your boat, Gently down the stream. Merrily, merrily, merrily, merrily, Life is but a dream.