Perchè nessun assennato può essere islamico

scritto da Sanfedista il 26 novembre 2008,23:26

Io non sono Islamico perchè ho studiato Kant, Voltaire e Charles de Montesquie. Io non credo che il maiale sia più infame di chi non lo mangia. Io non sono mussulmano perchè non credo nella bontà della lapidazione, perchè il mio medioevo l’ho già vissuto e si è concluso con il rinascimento.

Io non sono mussulmano perchè cerco l’ispirazione dal buon Cristo, e anche se alle volte pecco in parole, azioni, opere ed omissioni, so sempre che la soluzione non è la mattanza di gente indifesa.

Io forse non sono un buon cristiano, perchè alle volte vorrei vedere gente appesa ai chiodi, magari agonizzanti, magari inneggianti la verde bandiera dell’Islam.

Io non sono mussulmano perchè credo che nessuno intellettualmente sano e che conosce quel po’ di mondo che serve possa scegliere di esserlo.

Io magari alle volte non sono un buon occidentale, perchè mi repellono alcune abitudini di questo emisfero ed il disfacimento di costumanze, che pure hanno fatto grande una stirpe di europei.

Io non posso accettare la guerra contro i miei simili, non posso farlo e per questo sarer pronto ad imbracciare un fucile per mondare chi uccide. Sembrerò forse paradossale, ma credo nella giustizia delle armi. C’è sempre una parte che spara a ragion veduta ed io ho la iattanza di sapere che quelli nel giusto siamo noi.

Io non sono mussulmano perchè deliberatamente odio chi attacca gli inermi.

Io credo che in questo mondo, così come si è ormai assestato non ci sia più spazio per queste atrocità che pur prima venivano tollerate.

Non mi dite che anche l’occidente lo fece, non mi dite che pure l’occidente ha mattato gli inermi, io vi dico che il tempo verbale già vi spiega molto (è stato) ma vi dico pure che quando è successo parte dello stesso mondo occidentale ha ripugnato quelle azioni e si è impegnato per estirparle.

Io non vedo un politico arabo, alzarsi in piedi e promuovere lotte o guerre contro chi stermina tradizioni chi nel nuovo millennio ancora promuove gli olocausti.

Io non vedo lo stesso disprezzo che tutto l’occidente provò alla scoperta dei Lager, nei sentimenti dei mussulmani quando apprendono delle atrocità compiute dai loro fratelli.

Io mi ricordo di islamici che bruciavano bandiere americane l’11 settembre 2001 e saltavano di gioia, neanche stessero incitando le cagne delle loro madri a sgravare un nuovo terrorista.

Io non posso essere islamico, perchè in questo momento, mentre dall’India arrivano le immagini a me tremano le mani e l’odio per loro si fa sempre più grezzo, aspro, ancestrale.

Terrorista islamico della lunga notte di Mumbay…

La milonga del domingo

scritto da Sanfedista il ,00:57

E diede fuoco alla sigaretta che maneggiava da un po’, con l’altra mano lasciò cadere l’accendino nel cappotto, con lo stesso movimento tirò fuori le chiavi della macchina, salì a bordo, accese il motore e dopo un istante i fari, il quadro s’illuminò. Poi i tergicristalli, ingranò la prima, guardò lo specchietto, lanciò uno sguardo ai suoi occhi riflessi e poi partì. Astor Piazzolla alla radio, la cintura stringeva il petto e conteneva il corpo nelle curve che veloci scorrevano sotto il 2.5.

Non è tanto il buio delle strade di notte, a quello rimediano i fari, è il buio che le circonda, quello subito dopo il guard rail. Pensò, scalando in terza.

La sigaretta era volata dal finestrino, lasciando entrare qualche goccia, Piazzolla continuava.

Sarà una cazzo di retrospettiva del tango argentino. Bizzarro, ma chi li decide i palinsesti radio? All’una di notte il tango. Mah.

Un caseggiato in lontananza, superandolo s’accorse che le finestre erano sbarrate ed un cartello di vendita era l’unica nota di colore sull’intonaco irrimediabilmente grigio.

Magari me lo compro con la liquidazione, sarebbe carino abitare su una strada statale dismessa in mezzo all’appennino. Potrei dopo un paio d’anni avere anche la luce elettrica…potrei vivere dei frutti del bosco, farmi crescere la barba e dipingere martirii di S.Sebastiano, anime del purgatorio e quanto di più truce la mitologia cristiana mi offre. 

La strada s’inarcava in tornanti sempre più curvi.

Benzina c’è, ho visto troppi film per farmi trovare senza carburante su una strada di montagna di notte sotto un temporale.

Sorrise e chiuse le sicure.  Accese un’altra sigaretta. Cambiò stazione, ma dopo un giro completo di frequenze la radio lo riportò ad Astor Piazzolla.

E sia.

Ripensò al matrimonio ed a quanto aveva fatto schifo il ragù di cinghiale. Aveva ancora quel disgustoso sapore in bocca, la sigaretta non migliorava. Ripensò a tutti quei pensieri banali che si fanno per tenersi svegli, quei pensieri che alle volte lambiscono l’onirico, quelli che sono esattamente il bagnasciuga tra la veglia ed il sonno, quelli che poi scivoli ancora un po’ e ti trovi a continuarli dormendo materializzati in sogno.

Merda, muretto, muretto, muretto, cazzo, cazzo.

La macchina cominciò a strusciare sul muretto in pietra, un rumore folle e poi stasi. L’aria, l’interruzione. Di nuovo rumore, l’auto rotolò veloce verso il basso, poi di nuovo silenzio.

Crepare con Astor Piazzolla non è male, i tergicristalli vanno ancora, ma ha smesso di piovere…

L’ultimo pensiero a Victor che proprio quel pomeriggio gli aveva confessato nell’orecchio il senso della vita, era un segno.

I mulini li vedi ancora? Dimmi però dov’è il vento. Dimmi però dov’è il vento…

Un colpo di tosse e libertango in sottofondo. Se ne andò via con il vento.

ciliegi

scritto da Sanfedista il 24 novembre 2008,15:10

Nella mia genetica c’è il ciliegio, un colore che piove su di noi, mentre il resto del mondo si copre per l’inverno alle porte. Maggio è in ogni respiro.

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…alla mia Napoli…

scritto da Sanfedista il 21 novembre 2008,19:42

Città sempre più strana, con quel sorriso che non lo si riesce a togliere neanche con i pugni più duri.

Un popolo che ride è un popolo che spera ed un popolo che spera è un popolo che vive.

Grazie e basta, senza critiche, senza riflessioni, Napoli mia.

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Gemelli

scritto da Sanfedista il 18 novembre 2008,19:07

Avrei voluto essere diverso, mi sarebbe piaciuto riuscire ad impegnarmi ad ascolatae di più ma non riesco. La mia attenzione nei confronti degli altri si ferma ad un misero 20% del discorso. Mi spiego, quando parlo con il 90% delle persone mi interesso solo al 20% di quello che dicono, il rimanente 80% semplicemente non lo seguo, penso ad altro e va bene così.

Mi sono impelagato in discussioni di percentuali ma tabellerò per una maggiore comprensione:

Percentuale di persone poco interessanti 90%
Percentuale di mia attenzione prestata a persone poco interessanti 20%
Percentuale di persone interessanti 10%
Percentuale di mia attenzione prestata a persone interessanti 80%
Attenzione media ai discorsi 32%

 

Nel rimanente 68% del tempo cosa faccio? Oggi riguardavo i gemelli della mia camicia e pensavo che forse la cravatta sarebbe stata meglio lilla.

C’est la vie.

canzoncina della domenica.

scritto da Sanfedista il 16 novembre 2008,21:55

Ho avuto un flash e mi è tornata in mente questa canzone…barocca e autunnale.

 

L’amarezza

scritto da Sanfedista il 11 novembre 2008,20:01

L’amarezza ha consistenza di acqua che lava via la voglia di voltarti indietro per guardare se il quadro che hai appena attaccato è dritto.

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James Bond di provincia

scritto da Sanfedista il 8 novembre 2008,12:22

Vorrei un James Bond dei poveri, che ne so un James Bond di provincia. Uno di quelli che gira con una panda van e tiene disordinate le sue armi obsolete nel cassone posteriore. Uno di quelli che quando affronta i parcheggiatori abusivi al posto di neutralizzarli con orologi laser, li muove a compassione dicendo che ha solo 10 centesimi perchè non ha il posto fisso. Un James Bond che fuma MS, e che la cosa più sbalorditiva che fa il suo accendino è illuminarsi e suonare quando si apre. Uno di quelli che non va al Casinò di Montecarlo ma gioca allo ZanziBar il gratta e vinci del megamilionario,  puntualmente vince 2 euro, che poi non si fa dare ma si fa pagare con un altro gratta e vinci e poi non vince nulla.

Vorrei un James Bond che il posto più esotico che ha visto è Pietralcina accompagnando la moglie, uno che al ritorno si è fermato alla Taverna del Golosone prendendo il "menù degustazione", ha speso 15 E (coca inclusa) ed ha mangiato maluccio, ma poi il posto non era così brutto, fosse per il televisore acceso, la luce al neon, la tovaglia marroncina e il rumore dei TIR sulla statale…

Vorrei un James Bond che sconfigge i nemici della democrazia con la mazza del bloccasterzo, poi torna al posteggio e si sono rubati la macchina.

Che ha lo smoking del matrimonio, un po’ logoro e stretto, quello comprato dal cugino ricco, quel maledetto che ha svoltato sposando la tabaccaia.

Vorrei un James Bond che conosce le sue Bond girl al  Dancing Capriccio, serata anni ’60, con il maestro Franky Scintilla e la sua orchestra spettacolo. Un James Bond che entra sulla pista e tira fuori il suo repertorio twist, poi punta una divorziata di 50 anni, col trucco pesante, con capelli biondissimi, vestitino aderente ed impietoso con il grasso che mal contiene; la cinquantenne fa finta di nulla ma poi si fa trascinare al centro, lasciando una scia di profumaccio dozzinale, quelli con quei nomi da sogno di provincia tipo "Polinesia" o "Escape".

Un James Bond che la domenica vede il calcio e tifa Juventus, che dice agli amici che da ragazzo ha marcato Platini, quando giocando con la squadra del suo paese fece una partitella amichevole con la Juve in ritiro, ha anche la foto con un Paolo Rossi distratto che proprio al momento dello scatto si gira un po’ e non guarda l’obiettivo, ma va bene lo stesso, la tiene comunque in soggiorno sulla vetrinetta accanto alle porcellane, alle foto delle comunioni, a qualche tazzina mai usata, alla teiera sbeccata ed alla statuina di Pierrot.

Un James Bond che da giovane portava i capelli lunghi, anticonformista, ora li ha un po’ persi ma li continua a portare lunghi dietro.

Un James Bond che il Martini non lo beve, beve Sambuca ma non la Molinari, non ci si riconosce più con la nuova pubblicità, beve la Anisetta delle Marche.

Voglio un James Bond che odia il capo e che sogna la finale di Champions League, che non crede in Dio e nei miracoli solo perchè a lui non capitano mai, e perchè l’anno della cresima del figlio non gli fecero portare a spalla la statua del Santo in processione, ci teneva così tanto, la portò il cugino, quello della tabaccaia…

Dove studia la figlia di Walter Veltroni?

scritto da Sanfedista il 7 novembre 2008,14:36

Martina Veltroni, figlia di cotanto padre, studia -udite udite- in America! Eh già, è bello difendere le università italiane, mobilitare maestri, insegnanti e capipopolo e poi mandare la propria figlia a studiare in America. E’ così vicino alle università che ci allontana la figlia, il buon esempio come al solito.

Gli studenti fuori sede? No problem! Il PD si prende cura dei poveri ragazzi ammassati in case con affitti esorbitanti? Beh, anche Veltroni si prende cura della figlia, comprandole 60mq a Manhattan: è la crisi americana, bellezza, e tu non puoi farci nulla…

S’apprende inoltre che in intervista rilasciata al settimanale di cooperazione operaia che ha nome: "Vanity Fair" la buona Martina ricorda tutti i privilegi che il papi le ha concesso in questi anni, nell’ordine:

  1. Inviti alle premiere internazionali gratis
  2. Visite sui set dei film Hollywoodiani
  3. Partecipazione, addirittura con papi, al mitico matrimonio di Cruise con la Holmes.

Insomma non si parla mica della Festa dell’Unità con porchetta e birra a 5 euro; signori siamo socialisti noi, mica vogliamo rubare spazio al popolo accalcandoci agli ingressi dei palatenda.

Ed io guardo gli studenti universitari, quelli miei conterranei magari, quelli che per 300 euro prendono un posto letto a Roma, quelli che fanno volantinaggio per 20 euro al giorno e si fanno mandare la carne dalla madre, perchè giù costa meno. Li vedo che manifestano sotto l’occhio benevolo di Walter, che con una mano li guida e con l’altra bonifica Martina, l’italiana a Manhattan.

in foto, Martina Veltroni con il suo amico Muccino, mentre chiedono all’autista di accompagnarli alla manifestazione degli studenti universitari a Manhattan. Alla risposta dell’autista: "signorina qui a New York non ci sono manifestazioni studentesche", lei ha risposto :" STICAZZI allora portaci a prendere un Mojihito"

se vedi

scritto da Sanfedista il 5 novembre 2008,19:48

E se vedi, amico mio, che nella vita il sottile bilico lo si percorre equilibrandosi con le piccole gioie. Che in un abbraccio si cela la forza della serenità.

Se noi si desiderasse quello che già si possiede avremmo il sole guardiano dei nostri giorni.

E la scelta di una strada non è un pensiero, è un passo che metti dietro un altro passo e se la sorte t’affavora, t’assiste, magari hai anche la benedizione di chiacchierare camminando.

Ma ad affettare i passi si rischia solo di stancarsi e doversi fermare più tempo per riposare…

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