andare a dormire…

scritto da Sanfedista il 28 febbraio 2009,00:47

il sonno non arriva quando non riesco a darti la buonanotte, e le ingiustizie non sono solo quelle clamorose, ingiustizia è anche non avere un numero sul quale sentirti…mgr.

 

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Ma chi è il Sanfedista?

scritto da Sanfedista il 25 febbraio 2009,16:58

Alle volte rileggo il mio blog e mi chiedo chi sia Il Sanfedista. Il blog è nato come una segreta valvola di sfogo, i lettori che ha li ha guadagnati sul campo. Solo tre persone che conosco direttamente  sanno dell’esistenza di questo mio alter ego. Avrei potuto creare uno spazio di condivisione con le persone che conosco, ho sempre ritenuto più interessante invece confrontarmi con gente che non ho mai visto. Con loro i filtri sono pressocchè nulli e posso esprimermi in maniera del tutto libera.

La vita che conduco e che ho condotto fin ora mi ha consentito di essere a contatto con moltissime vite, di avere -per dirla barbara- innumerevoli numeri in agenda. Non ho mai sentito l’esigenza di schiudere questo mio limbo virtuale.

Come da intestazione sono giurista, scrivo su di un quotidiano e mi accingo a lavorare per una multinazionale farmaceutica all’ufficio stampa. Faccio parte di un club ed ho 26 anni ancora per poco. Glisso sull’aspetto fisico, altrimenti quelle due persone che mi conoscono e che mi leggono -bontà loro- vedrebbero avvalorate le loro tesi sul mio egocentrismo, che invece io sto cercando difficoltosamente di scardinare…

In queste tre righe però non è descritto il Sanfedista, perchè il Sanfedista non potendo avere la materialità si è impegnato sulla profondità. Una profondità che quando la rileggo quasi mi spaventa, perchè se è vero che i migliori custodi dei sentimenti sono i fogli bianchi è altresì vero che i fogli bianchi rimangono anche quando i sentimenti passano.

Il blog, quindi, è uno strumento da usare con molta cautela perchè ti è così fedele che ricorda tutto, e se gli affidi un’emozione stai sicuro che prima o poi te la rinfaccia ed a un tratto la profondità che ti aveva spinto a scrivere ti riappare in veste grottesca, beffarda nel non sentirti più quello che aveva scritto.

Per questo penso che il Sanfedista sia più che me stesso, è, più che altro, un me stesso costantemente aggiornato ma immodificato. Un sedimentare di cose che non sostituiscono le precedenti ma si aggiungono ad esse, lasciando in chi si rileggie un quadro spietato ma in fin dei conti falsato. Perchè noi viviamo e ci modifichiamo mentre il Sanfedista vive solamente: computa, aggiunge, rendiconta ma non elide mai.

Invece la vita personale è così piena di marcie indietro, stravolgimenti, rivalutazioni e cancellazioni che quasi "si è" solo quello che "si è" in quel giorno di vita.

Questo vuole essere un piccolo ringraziamento a chi si è appassionato al Sanfedista e gli ha consentito di raggiungere i 10mila contatti, sono delle piccole istruzioni d’uso che consentiranno a chi vorrà, di proseguire nella lettura essendo più consapevoli di come il proprietario del Sanfedista vive e pensa il suo spazio.

frase del giorno

scritto da Sanfedista il 24 febbraio 2009,12:20

…se la mela fosse caduta per l’arrivo della nuova stagione oggi avremmo venerato il vento…

la democrazia del semaforo

scritto da Sanfedista il 23 febbraio 2009,17:15

Particolare divertente. Oggi sono a Napoli -il mio peregrinare incessante tra la capitale e partenope è quasi finito, dal 9 comincio il mio nuovo lavoro in Roma- e camminando per la strada ho notato seguente scena:

Giovine sulla 20ina che apostrofava miserabilmente uomo sulla 50ina, per beghe legate al traffico regolato da luce semaforica. Il Giovine appellava l’uomo con ogni genere di improperie, umiliandolo innanzi a nutrita folla. L’Uomo -tassidermizzato- subiva passivamente la gragnuola di insulti che lo attingevano, non mostrando altro sentimento che non fosse inadeguatezza di reazione.

Bene dov’è il punto, mi direte voi.

L’uomo è celebratissimo und temutissimo chiarissimo professore di Diritto Costituzionale dell’Ateneo Federiciano, Ateneo nel quale mi fregio di aver conseguito laurea in Giurisprudenza e professore che mi esaminò qualche anno fa con tracotanza e spocchia senza pari.

Per qualche istante ho sognato di essere io quel giovane, non per un’insana rivincita, l’esame si concluse con un dignitoso 26, ma per il puro piacere di godere della tipica scena del pesce fuor d’acqua. Lui senza gli assistenti armigeri, senza l’alabarda, il voto sul libretto, senza lo scranno massimo s’accorgeva di come il suo potere, seppur sconfinato all’ateneo, naufragava sul rosso di un semaforo.

L’ho visto qualche istante cercare con gli occhi qualche usciere, magari passante, che lo cavasse via dall’impaccio. Nulla, solo un lavavetri divertito.

Io non so chi avesse ragione, ma il semaforo è una democrazia dell’urlo alla quale tutti devono adeguarsi, magari avrà pensato: "avessi avuto l’auto blu non sarebbe mai successo".

Ed ecco che mi spiego il piacere dell’utilizzo di quel veicolo: il poter esser dittatori anche ai semafori, che altrimenti sono spietata livella.

Nel prossimo post pubblico per la prima volta un mio scritto passato inerente l’esame che sostenni con il citato professore.

sotto a chi tocca.

scritto da Sanfedista il 19 febbraio 2009,12:56

La lista delle persone a cui è toccata è la seguente:

W.J.Veltroni, che con quegli occhioni ora si rende conto di essere stato fregato da sempre, da quando lo misero a comandare per poi farlo esplodere come il colpo del cannone del Gianicolo, a salve ovviamente.

Benigni, il nostro Bob Hope, geniale, irriverente, impertinente, lucido, acuto, brillante, istrionico…ma proprio per niente…mento ovviamente, populismo. Il toscano se domani morisse Berlusconi sarebbe disoccupato. E la neve? La neve? Neve? ? L’iportante è non deprimersi per ciò che appare, ma per quello che non possiamo cambiare.

Napoli calcio. Decimi in classifica ed il Sanfedista quasi non parla più con i suoi perchè tanto che c’è da dire?

Di Pietro favorevole alle ronde dei cittadini, un genio! La fortuna in questo periodo è sua. Se domattina s’accorgesse che gli italiani amano la senape, incomincerebbe a girare con accette contro maionese, ketchup (?) e affini, neanche il proibizionismo degli anni ’20 a Chicago.

Fausto Leali, M.Masini e tal Arisa. Naufraghi in S.Remo tirano tre pezzi non male, i primi due amari, demagocici ed induttori di lacrimazione (in particolare Leali), la terza con "Sincerità" sembra uscita dallo zecchino d’oro e questo mi piace assai.

La mia cabrio, che in seguito a revisione (seppur giovanissima) aspetta con ansia un pezzo da circa un mese, pronta per spogliarsi al primo sole.

Alla gelosia -tocca pure a lei-. Cannonneggiamenti fiaccano l’animo ma (stile veni vidi vici) la truppa riorganizzata dopo le piccole scaramuccie pare essersi ben assestata su solide posizioni.

A Berlusconi che forse candida Mastella. Ceppaloni e Berlusconi un asse mortale e immorale ed io che per le europee mi preparo a rinchiudermi in un seggio e -tratti alcuni ostaggi- incominciare a leggere poesie per regalare del bello ai cittadini oramai costantemente violati.

All’Italia che stesa guarda passare il tempo come un’innamorata guarda passare le nuvole, io credo che ancora un po’si alzerà dal mediterraneo e si scrollerà di dosso gli italiani, che piomberanno sparsi chi in mare, chi nei balcani, chi in francia e in prussia,  chi, sfruttando correnti, sino in scozia e svezia, diventando finalmente innoqui perchè sparpagliati.

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Consigli.

scritto da Sanfedista il 17 febbraio 2009,10:39

Io vorrei che si leggesse la poesia. Ho letto più poesia che prosa e sono convinto che se la prosa nasconde in se l’arte dell’esistere la poesia cela il senso del dubbio sull’esistere. E’ un confine molto labile ma significativo. Ne parlavo ieri sera prima di cena. Mi sono tornati in mente i vari, Gozzano, Marinetti, Boito, Camerana e Caproni. Non che io ultimamente mi dedichi ai simposi letterari, stasera ammettendo un mio vulnus mi getterò spudoratamente nella serata sanremese, però credo che se si leggesse una poesia ogni tanto, senza impegno, potremmo ampliare di un po’ la nostra prospettiva e magari spiegare con parole di altri quello che ci piacerebbe dire di noi. Non è poco.

Il mio verso preferito è questo:

là dove il riverbero più cuoce / e il nuvolo s’abbassa, oltre le sue / pupille ormai remote, solo due / fasci di luce in croce. / E il tempo passa.

Montale, Mottetti, XIX.

Ma vi consiglio pure di leggere "Lezioni di Anatomia" di Boito -sorprendente- e "Il mare brucia le maschere" di Caproni, anzi questa l’aggiungo concludendo, poi fatemi sapere.

 

Il mare brucia le maschere,
le incendia il fuoco del sale.
Uomini pieni di maschere
avvampano sul litorale.

Tu sola potrai resistere
nel rogo del Carnevale.
Tu sola che senza maschere
nascondi l’arte d’esistere.


Giorgio Caproni

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frase del giorno

scritto da Sanfedista il 13 febbraio 2009,16:28

…l’amore e la guerra si differenziano per i termini della resa, in guerra quella incondizionata è sinonimo di fallimento, in amore le condizioni le pone lo sconfitto…

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on tour with sanfedista’s father

scritto da Sanfedista il 11 febbraio 2009,21:11

Sono stato lontano dal mio amato blog, non per depressione amorosa, non per protesta contro l’internauta che ha malamente commentato il mio vecchio post sulla svizzera (sic!), nè tantomeno in segno di contrizione per la morte di Eluana, su cui ho già scritto e nulla aggiuno.

Sono stato in viaggio con il beneamato padre, quello dai cui lombi sono stato generato. In Trentino con birra a fiumi e scene di familiarità inversa; cioè alle volte io mi sentivo il padre…capita anche nei migliori film. Erano diversi anni che non accadeva ed ho riscoperto per un po’ il piacere della parentela maschile. Da oggi riprendo a fumare, sì lo so, forse è puerile, ma non me la sento di dargli questo dispiacere, non gli ho mai detto che fumo. Per il resto il vecchio è sempre sulla breccia. Bravo padre…

Ora scusate ho una gauloises che mi aspetta.

labirinto

scritto da Sanfedista il 6 febbraio 2009,14:53

E lei prese la via del labirinto, schiuse il cancello che cigolando le aprì il percorso. Mentre si inoltrava nel labirinto pensava a tutto quello che era stato, ad un’estate -maledetta- ad un bacio su un divano in veranda. Pensò ai dubbi, all’amore che riempiva lo stomaco, a lui che sembrava davvero quello giusto, quello per cui a un po’ più senso tornare a casa la sera. Ma proseguì ed allora una lacrima scese ma si perse, nel labirinto non c’erano stregatti…solo siepi molto alte, ma pur sempre siepi, non muri. Aumentò il passo ed in poco tempo si perse al centro del labirinto. "Un gambero, ecco, un gambero, con il suo passo ci siamo allontanati". Stringeva forte tutto quello che l’aveva spinta li dentro, ma lui l’amava e non avrebbe mai fatto nulla per perderla. La porta del labirinto si schuse nuovamente ed altri passi sui rami secchi cominciarono ad udirsi…

La paura di aver sbagliato tutto di non poterne più uscire la convinse a trovare la fuga dal labirinto per potersi chiudere la porta alle spalle e sigillare tutto in quel groviglio di siepi per sempre. Ogni tanto sbagliava strada, ma il sole non si muoveva e quindi i punti cardinali erano incerti. A pensare che l’errata valutazione di indizi l’avevano spinta li dentro sarebbe impazzita.

Lui entrato nel labirinto proseguiva molto più lentamente, cercando tracce lasciate, chinandosi ogni tanto per trovare in un ramo spezzato, in una scia di profumo, in una sigaretta spenta un segno della su presenza. Ed intanto pensava a quanto amore stava perso dentro quel labirinto…ed quanto dolore alberga in un labirinto. Aveva cercato di fermarla la sera prima, aveva cercato di farle capire che non v’erano labirinti ma percorsi, ma lei l’indomani mattina non c’era più, ed il letto unito non aveva più una scopo. Lui ispirato da tanto amore non aveva trovato le parole ed ora una bocca secca gli impediva anche di urlare.

Lei si era seduta a riposare su di una panca di pietra ed allora cominciò a ridere per tutto quello che era stato.

Lui in un altra parte lontanissima aveva fatto lo stesso, pensando al futuro però.

Lei allora intuì dietro un angolo una piccola luce, alzata si mosse e vide l’uscita…

Io non so come questa storia sia poi realmente finita, non so se lei presa l’uscita abbia lanciato un ultimo sguardo e poi abbia chiuso la porta, non so se lui all’ultimo l’abbia raggiunta e baciata, io non so se lei come gambero abbia fatto qualche passo indetro e l’abbia trovato perso al centro del labirinto e preso per mano l’abbia condotto con lei fuori. Io questo non lo so e Dio solo sa quanto vorrei saperlo.

So solo che un amore che si decide di interrompere è una porta sbarrata su un possibile futuro, e so anche che lui -me lo aveva confidato prima di partire per la ricerca- non aveva mai amato tanto, ma so anche che la perfezione si costruisce non si ottiene e che valutare semplici errori come crimini impone una cieca convinzione, che è da evitare in caso di così tanto amore…

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Freddie Mercury, il mio cenacolo ideale pt. XIV

scritto da Sanfedista il 5 febbraio 2009,21:56

1946-1991, Compositore.

"Se rifarei tutto daccapo? Lo rifarei, in maniera differente"

"Chi vuole vivere per sempre?"

"Chi ha detto che non si può fare colazione con lo champagne?"

"Tu sei vittima del tuo stesso crimine"

Farrokh Bulsara è stato semplicemente quello che mi ha tirato su. Quello a cui ho chiesto consigli in amore, in amicizia, quello in cui trovavo rifugio. Trovava una nota per ogni sentimento, gli devo parte di quello che sono. Era il guanto bianco della musica rock, per una mano che teneva nel suo palmo un Wembley impazzito. L’estro del genio non riusciva a seguire l’eclettismo dell’uomo. Ed io lì ad aspettare quell’ultima nota, quell’ultimo fiato di voce da imparare a memoria. E’ stato tanto grande da consentire a chi lo ha amato di esserne confidente pur non avendolo mai conosciuto. Questo e null’altro, per me.