Il contadino, il suonatore, il soldato, il mugnaio e il larice

scritto da Sanfedista il 10 maggio 2010,22:41
Ai piedi di un castello diroccato stava un podere, un contadino dopo una dura giornata s’appoggiava, nell’imbrunire estivo, sotto un larice ed osservando il lavoro fatto si diceva “ che buon compito che ho svolto, la zolla spaccata ora pare respirare, i solchi così regolari paiono retti come l’orizzonte. Se solo ci fosse un po’di pioggia la polvere s’acquieterebbe e potrei seminare il grano”.
Nel mentre passava un vecchio zampognaro che affaticato portava con sè una cornamusa sgonfia “quell’impudente del mugnaio – ripeteva lo zampognaro tra sé e sé – mi ha bucato la zampogna ed il fiato non riempie l’otre e l’ancia non vibra più; mugnaio che tu sia maledetto, la pioggia deve mancare per così tanto tempo che il fiume si secchi ed il mulino si fermi. Il tuo grano non macinato sarà divorato dai topi e tu ne avrai solo miseria”.
Dicendo così il vecchio s’avviava verso la salita.
 
Un soldato fermo al quadrivio sopra la collina assistendo a tutto l’evento si parò davanti al vecchio zampognaro interrompendone il cammino e sguainata la spada lo fissò negli occhi e disse “vecchio non meriti di aver vissuto gli anni che hai. Sei un ingrato e un malvagio. Auguri secchezza del cielo per una tua rabbia e non porti riguardo alcuno a chi lavora con sforzo e desidera pioggia. Il contadino con la pioggia pianterà il grano che il mugnaio macinerà e che sfamerà tutti noi. Sei un meschino, non conosci il lavoro perché della tua vita hai solo fatto musica”. Detto questo affondò la lama nel petto del vecchio che senza nemmeno avere il tempo di fiatare morì.
Il soldato certo di aver fatto giustizia andò in chiesa, trovò l’assoluzione, e si riunì all’esercito in partenza.
 
Fattosi il silenzio il larice con il vento tra i rami incominciò a pensare “ah se il soldato avesse lasciato parlare il vecchio prima di ucciderlo avrebbe ben saputo che il vecchio era stato per tutta la vita contadino ed ora in miseria aveva offerto la sua zampogna, unica sua compagna,  al mugnaio in cambio di un po’ di farina, ma il mugnaio non conoscendo il valore delle cose, l’aveva scacciato deridendolo e rompendogli lo strumento. Se il soldato fosse stato più sapiente avrebbe, poi, ben saputo che il grano non si semina d’estate e che il contadino è solo un folle, reso pazzo dal furto dei suoi sacchi di grano di notte ad opera del mugnaio”.
 
Il soldato in guerra ebbe grande onore e divenuto generale vinse molte battaglie, assoggettò numerosi popoli ed oggi le sue statue riempiono il mondo. Il mugnaio con le piogge che il cielo mandò abbondantissime macinò tutto il grano ed ebbe una vita ricca e beata. Il contadino perso tutto il senno girovagò e trovando un giorno una cornamusa rotta decise di ripararla uccidendo l’ultima pecora che aveva e suonando tutta l’estate attese il suo ultimo inverno, cogliendo così il reale valore delle cose.
 
La pazienza non sempre è la valutazione che porta i maggiori benefici per sé. Il cielo non sempre è giusto. L’amore per l’arte non salva dalla stupidità delle scelte. La conoscenza non è mai troppa e se ti compiace nel ragionamento ti può allo stesso modo tradire, perché se è vero che il grano, che muta queste parole in morale, non si semina d’estate è altresì vero che i larici non crescono dove cresce il grano, ma su alti monti irti, dove contadini, soldati e suonatori paiono solo puntini e dove il cielo, seppur più prossimo, comunque non è più benevolo con chi gli sta sotto.



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#1
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