ballon d’essai, Doppelgänger, opimo

scritto da sanfedista il 9 aprile 2013,11:48

E’ un periodo in cui mi sento perseguitato da me stesso. L’ombra è una iattura in realtà, perché seguendoti ti ricorda costantemente che ci sei. Il me stesso è ingombrante, opimo per l’appunto, e non sono io. Io non vivo con me vivo con un mio gemello martellante che fa della sua vaghezza la sua forza. Non mi risponde a quasi nulla e quando lo fa è solo per sondare, come un ballon d’essai, ipotetiche strade dagli esiti assolutamente incerti. Sarà che non ho fratelli, sarà che quindi non c’è confronto con un consanguineo coetaneo. Ma la mia ombra mi fa inciampare. Com’è l’altro? L’altro sono tutti i me che non sono come me ora. Questo mi ricorda di come la nostra personalità la possiamo descrivere più facilmente con le negazioni. Cosa non siamo è più definibile di ciò che siamo in un dato momento. Ma è molteplice poichè non siamo molte più cose di quelle che siamo. Questo innegabilmente ci porta turbamenti. Le cose che siamo usciranno sempre sconfitte dalla cose che non siamo, fosse altro che per il numero di possibilità che avremmo. E’ un discorso labilissimo, in cui però secondo me si cela il segreto della felicità. Non inciampare nella nostra ombra, conviverci, ci permette di alleviare di un po’ il lavoro del cervello che macina costantemente ipotetiche strategie per condurci verso altro. Mille strategie. Porte che aperte conducono a biforcazioni, che sommandosi prendono la sembianza di quei giochini con la pallina, in cui nel momento in cui la lanci non sai quale strada prenderà. Puoi solo lanciarla troverà poi lei una strada verso il premio o verso il buco. Rivalutando la passività, il fato e diminuendo la consapevolezza di se e delle possibili scelte, possiamo forse essere più felici. Non saremo mai infatti in più luoghi contemporaneamente ed allora far scegliere agli eventi può essere medicamentoso. Proseguire come la pallina il proprio percorso, evitando poi bilanci è forse uno dei migliori metodi per vivere la vita. Gli eroi romantici sono morti, l’autodeterminazione pure, navigare contro vento per arrivare forse in un luogo dove essere più felici? Investiamo lo sforzo per essere felici qui ed ora, a favore di vento.

 

 

 

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