Oscar Wilde, il mio cenacolo ideale pt. XI

scritto da Sanfedista il 18 marzo 2008,13:25

1854-1900, artista, dandy, decandente.

"Nessun gentiluomo fa mai ginnastica"

"E’ una cosa terribile per un uomo scoprire improvvisamente che per tutta la vita egli non ha detto altro che la verità"

"Tutte le donne diventano come le loro madri. Questa è la loro tragedia. Gli uomini no. E questa è la loro tragedia"

"Nel caso di donne molto affascinanti, il sesso è una sfida, non una difesa"

"C’è sempre qualcosa di ridicolo nei sentimenti di chi non si ama più"

"Stupisco sempre me stesso. E’ l’unica cosa che renda la vita degna di essere vissuta"

"Almeno una volta nella vita ogni uomo cammina con Cristo verso Emmaus"

 

 

Aggiungo solo che era alto circa un metro e novanta, tutte le parole mi si seccano come tralci tagliati.

Vincent van Gogh, il mio cenacolo ideale pt IX

scritto da Sanfedista il 4 febbraio 2008,23:21

1853-1890, pittore.

"Se varrò qualcosa più in là, la valgo anche adesso, perché il grano è grano, anche se i cittadini all’inizio lo scambiavano per erba."

"Forse saprai che la peonia è di Jeannin, l’altea appartiene a Quost, ma il girasole è in qualche modo mio…"  

Avrei potuto mettere un qualsisasi dei suoi quadri, ma lo voglio guardare nei suoi occhi incerti; un pittore che ha del soprannaturale, il meno capito in vita, il più frustrato, è stato il più stuprato dopo. Anche un inclita può riconoscere una sua tela, i poster con i girasoli "affrescano" tutte le stanze degli adolescenti snob che non guardano Moccia ma che non vanno oltre lo stereotipo. Ma Vincent mi piace così, perchè pur essendo così dannatamente di tutti e così drammaticamente mio. E’ come trovare un piccolo spazio in una comune hippy, ed io rido riguardo il suo "campo di grano" e mi verrebbe voglia di dargli un pugno, di farci a botte di dirgli:" Bestia, dipingi peggio così finirai nell’oblio e la tua opera sarà solo mia". Ma non posso e mi odio un po’ perchè una volta tanto per me non vale il motto "Rari nantes in gurgite vasto"; sono a Ibiza in fila per entrare all’Amnesia: sudore e calca, mi spingono tutti, ma mi piace da morire e nulla posso farci, questo è per me Van Gogh.

Davvero molto pop, mr Starry Starry night.

Tredicesima sigaretta.

scritto da Sanfedista il 3 febbraio 2008,02:11

Giovanni Battista Tiepolo
Donna con Tricorno, c. 1755/1760
Samuel H. Kress Collection

I miei polmoni staranno anelando un po’ di aria prealpina (quantomeno). Se il Tiepolo avesse fumato magari non avrebbe mai dipinto "La dama col tricorno", magari se Prince non avesse mai fumato non avrebba mai scritto "Purple Rain", io pur fumando non ho scritto pezzi di successo ma mi sto solo intossicando per una cosa che non va’, che mi costringe a pensare ed a ripensare a quest’ora in cui chi deve divertirsi lo sta facendo e chi deve dormire lo sta ancora facendo.

E mi riappare dolce la musica guascona della vecchia sigla di Lupin III, quella lievezza ammiccante e maliziosa con quella dissolvenza finale ripetuta…il mio cuore darò…il mio cuore darò…

La vita sarebbe ben meno bizzarra se tutti imparassimo un po’ di più a preoccupparci della realtà piuttosto che delle parole, eppure anche questo mi è stato imputato.

Ed in quest’incubo predomenicale fatto di poco garbo e di paletti da ricamare sull’erba, trovano spazio ammiccamenti di altre ed un conatico Malgioglio che canta "Pelame" versione ben più frocia della già frocissima "Sbucciami".

Ma penso al Tiepolo e alla faccia sua mi accendo una gauloises ripensando che magari una sigaretta (13ma) gliela avrei offerta io così avrebbe fatto meno il fenomeno con quell’enigmatico quadro e magari sarebbe uscito a divertirsi dando il giusto peso alla vita ed ai sentimenti che essa include…ma si, Gianbattì accendo io, tu scegli il cinema; no, "Ho voglia di te" no però, tanto valeva chiamare le pizze e guardarci il Bagaglino.

Curatore critica letteraria.

scritto da Sanfedista il 28 gennaio 2008,14:25

Un piccolo successo; da oggi sono il curatore della pagina di critica letteraria del quotidiano per il quale lavoro…dovrò conciliare i vari impegni ma le passioni non pesano e finalmente potrò stroncare chi scrive libri mediocri per fare incasso. Sì, mi sento un semidio, però la condizione è solo istantanea, tra poco più di due secondi ricomincierò ad avere i piedi per terra ed uscirò dal mio delirio di onnipotenza, ma per ora lo voglio godere. 

"E’ la stampa bellezza e tu non puoi farci nulla".

Brucia!

scritto da Sanfedista il 4 gennaio 2008,17:27

arte napoletana XXI sec.

Non riesco a capire se il mio titolo è un augurio oppure un’analisi.

Siamo in europa [quasi] unita e quindi mi raggela il pensiero della salvifica constatazione che nel mio quartiere non c’è il problema.

La realtà è che mi ci sono tremendamente affezionato; li vedo lì dimessi, quasi timidi, mortificati dal clamore che hanno suscitato. Reclamavano adozione, un posto caldo dove poter finire la loro onorata carriera, hanno trovato i telegiornali, la politica in gran gala e alcuni corrispondenti esteri. Avrà pensato il cartone del calciobalilla (regalo natalizio a Luchino): "Se avessi saputo mi sarei messo in frac, che vergonga ora". 

A loro mi ci sono affezionato come ci si affeziona ad un familiare goffo, quello zio incapace con le donne, la cugina secchiona; li vedo così. Uno sull’altro poi, mi fanno la stessa pena dei natanti riccionesi il quindici di agosto, durante il canonico servizio di "studio aperto"; qualcuno, spavaldo, racconta la sua storia, i successi con le bagnanti teutoniche, alcuni altri, esitanti, nascondono quei chili di troppo. La gente intorno a loro organizza picchetti, impicca manichini, blocca autoblindi. Tutto sbagliato, nessuno che ne colga la bellezza, non uno che accorgendosi di quell’ultimo pezzo di pastiera che fa capolino dal sacchetto della conad si dica: "però, quasi quasi sul marciapiede ci sta bene". Non una di quelle urlanti Erinni, alacri scudiere di madama Dike, che trovi un po’ di armonia nella consumata termocoperta che giace inerme al centro del quadrivio. Mi spiace, perchè vorrei poter spiegare alla mia gente che tutti questi pittoreschi cumuli sono null’altro che la materializzazione delle loro opinioni espresse in voti e come ogni idea fatta materia, quindi, è arte.

Si perchè al posto di quei cumuli potrebbero tranquillamente esservi pile di schede elettorali con una croce ben apposta sul lato opposto al destro. I rifiuti sono la maniera campana di conteggiare gli exit poll, è la nostra arte popolare, il nostro modo per comunicare un idea. Mi ci sono affezionato perchè tutta quell’immondizia, parlo di quella non umana, è pensante forma artistica e come tale andrebbe rispettata e non bruciata.

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Yukio Mishima, il mio cenacolo ideale pt VI

scritto da Sanfedista il 16 dicembre 2007,18:12

1925-1970, scrittore.

" Il fiore per eccellenza è il ciliegio, l’uomo per eccellenza è il guerriero"

Moravia, affascinato, disse che Mishima era un "conservatore decadente". Yukio Mishima fu il primo raggio di sole nascente che illuminava il secolo più complesso che il Giappone avesse mai conosciuto. Inondò pagine con una perfezione sovrumana, ogni muscolo del suo corpo, curatissimo, era irrorato da un lancinante patriottismo. La sua mente, un legaccio che lo incatenava alla tradizione imperiale.

Formò un esercito, esaltò uno stile di scrittura, fuse il suo essere in tetralogia, scrisse come guidato dal Kendo. Morì con l’antichissimo rito del seppuku, il taglio del ventre, innanzi alle telecamere di tutto il paese, accorse per riprendere l’occupazione di una caserma da parte di Mishima stesso e dei suoi uomini. Ogni centimetro con cui la lama violava la sua carne, allontanava Mishima, non dalla vita, ma da quello che non poteva più essere il suo mondo. Morì come fece morire il suo personaggio in un film. Morì in un giorno denso di significato, onore concesso solo da una sorte benevola o da un’attesa fatta di lucida scelta, curata come a chudere un libro prezioso evitando di far pieghe. 

Gabriele D’Annunzio, il mio cenacolo ideale pt V

scritto da Sanfedista il 10 dicembre 2007,00:15

1863-1938, Compositore di vicende umane.

"L’uomo a cui è dato soffrire più degli altri, è degno di soffrire più degli altri."

Ci sarei arrivato a lui, non sapevo quando. Se solo chiudessi gli occhi affonderei la mia notte nell’inchiostro; li ho aperti e gli spazi, seppur immensi, mi constringono come un falco legato. Bene, D’Annunzio è la musica disco degli anni settanta, ho osato vero? Non voglio dissacrare ma è l’unica immagine che mi viene, un sublime amato dal popolo, il dono del fascino fatto, per la prima volta, chiarezza. Agli austriaci cioccolatini in cambio di merda e un biglietto: "Ognuno dona quel che è". Brillantini immillati dalla stroboscopica. Divisa fuori ordinanza solo perchè più raffinata, la riforma delle giacche per ufficiali non l’accettò mai. Anarchica eleganza? Vado oltre, mi fermo, chiudo gli occhi e lo vedo scendere con "Can’t take my eyes off of you". Chi non ce lo vede non lo ha capito.

Tra il terzo e il quarto dì.

scritto da Sanfedista il 24 ottobre 2007,17:44

Subito dopo il secondo v’è il terzo

il quarto dì, poi, non lo ricordo

il terzo fu certo breve

il primo non pervenne

dal sesto in poi bufera

quell’undici m’implora

trentasette, meraviglia

quarantuno è di vigiglia

sessantasei, collo stretto da cravatta

tre passi dietro, sessantatrè, penalità

ottantanove, banalità? fatalità?

cento dì per tornar seri!

gia dal venti i desideri

al centouno concretizzati

in furia e fretta rilegati, al duecentouno

d’ora in poi solo migliaia

dritto, dentro la rotaia

gravitando fino al mare

l’infinito non nei numeri,

il mio eterno è nel contare.

Fontana di trevi rossa

scritto da Sanfedista il 20 ottobre 2007,17:04

EJA’

E’ l’invidia che mi fa parlare, avrei voluto avere l’idea illuminante ed il coraggio dinamicissimo dell’uomo che ha tinto la fontana di trevi in rosso. II mio intervento sarà brevissimo. Il rosso per il bianco, v’è solo da guadagnare, in una città costruita innovando e vivente marcendo. Un eroe! Una scossa al mondo come deve essere, gli idioti, poveri loro, parlano di vandalo, noi vediamo arte, movimento, sublime cultura, volontà. Semplicemente l’impossibile.

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