Dormire

scritto da Sanfedista il 18 gennaio 2011,00:02
Dormire è un viaggio a cui non sono mai preparato. Perchè mentre dormi non puoi fumare, parlare, ragionare e scrivere. Sei permeabile come una spugna e indifeso. Nel sonno non c'è sarcasmo, risposte pronte, sguardi sprezzanti e amore. Solo inconscio che tutto annebbia e confonde, e poi mentre dormi fuori è notte, che scompare quando ti svegli.

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Frase del giorno

scritto da Sanfedista il 26 ottobre 2010,23:22
La sigaretta col freddo è come vedere Frank Sinatra al Carnegie di New York. Fumare d'estate è come Frankie a Las Vegas.
A voi la scelta.


di notte non si conta

scritto da Sanfedista il 23 giugno 2010,23:26
dodici sigarette

una appena alzato per svegliare i bronchi
un'altra dopo il caffè che non bevo
una prima di scendere, guardandomi allo specchio in giacca e cravatta
mezza aspettando il taxi, che arriva in anticipo

di fretta un'altra aspettando i giornalisti
è finito l'evento, l'ansa è uscita. cerco l'accendino ma ho lasciato il pacchetto al collega me ne offrono una.
a pranzo
dopo pranzo

appena finisco di lavorare
a casa appena arrivo
mentre qualcuno cucina
dopo cena mentre scrivo

Queste quelle di cui ho memoria, le altre avvengono di notte. Di notte non conto, di notte non mi cimento in nulla di complesso, nulla che sia più difficile che fumare, scrivere, dormire e amare quando si può. la sola idea di un'addizione notturna mi sembra peccaminosa, conturbante, contraria ad ogni convenzione morale che la notte impone con le sue regole intransigenti. Sono un conformista e la notte mi piace per questo.





Una serata, una carta, una pistola

scritto da Sanfedista il 30 maggio 2010,22:56
A metà spettacolo c'era il numero della carta intrappolata. Con la mano destra tirò sù la manica sinistra e con la sinistra si sbottonò il polsino destro. Ampio respiro, base musicale con rullo di tamburi. Scelse accuratamente lo spettatore dalla sala, sulla mezza età con una camicia troppo larga e la cravatta un po'slacciata. Con passo esitante l'uomo raggiunse il palco. Dopo il classico discorso iniziale sulla telepatia e la battuta sul sushi spiegò il gioco. Una carta scelta dall'inconsapevole astante riappariva sotto il suo piatto al tavolo. Un giochino semplice semplice con finto mescolamento e baro compare.
"La carta scelta è il Jack di picche! La mostri al pubblico, ed ora chiedo la cortesia di sollevare il piatto dove era seduto il signore, che carta c'è?". SILENZIO
"Il Jack di picche! Nulla sfugge alla trappola della telepatia".
Al signore le coronarie non ressero, temeva che il mago fosse entrato nella sua testa ed avesse scoperto il suo segreto inconfessabile. Crepò senza un lamento. Semplicemente stecchito s'accasciò sulle assi. Fu trascinato fuori come un maiale. Il mago rassicurò tutti e disse, mentendo, che l'uomo stava benissimo. La moglie terrorizzata fu condotta fuori da due grossi uomini.
Il mago al termine della serata sbagliò il numero della pistola assassina, mai come in quel caso il nome fu azzeccato. Un calibro 5,56 Nato piazzato nel bel mezzo della mitralica. Sangue ovunque, donne che svenivano e bambini che urlavano eccitati. Troppa distrazione per il mago, quello che aveva visto nella testa dell'uomo era davvero terribile.
Sul palco salì un senatore che stava con famiglia allo spettacolo, che con parole ferme cercò di tranquillizzare il pubblico, invitandolo ad uscire ordinatamente.

Quando cade l'acrobata fanno entrare i pagliacci, si disse il vecchio macchinista che tirò giù il sipario e si accese una sigaretta.





Frase del giorno

scritto da Sanfedista il 18 febbraio 2010,23:43
Из искры возгорится пламя




Il sesto grado

scritto da Sanfedista il 17 novembre 2009,23:56
Il Silver Fern, o meglio, il Μυκήνες, il vecchio nome s’intravedeva sotto la vernice scrostata a poppa, singhiozzava verso il buio con molti dubbi. Affondava di cattiva voglia; dopo un ottimo principio l’acqua entrava a fatica nei suoi polmoni d’acciao saldato. Sembrava scendere nell’abisso come entrano sul palco i tenori annoiati richiesti al bis. Anche il rumore del sartiame sempre più teso era fioco. Più che omicidio sembrava il suicidio di un incerto. Il timone lasciato libero non si muoveva convulso come una bandiera al vento, oscillava più come una mano che accarezza. Per un secondo sembrò quasi, addirittura, che l’intero bastimento si rialzasse dall’acqua e si rimettesse in rotta come se avesse cambiato opinione. Ma poi avvinto dalla comodità dell’acqua rinunciò anche all’ultimo balzo e si lasciò assecondare dalle promesse di un morbido fondale. Che però tardava ad arrivare, mutando l’ozio in terrore e la promessa in inganno. Le crespature, intanto, decine di metri sopra già sorridevano e s’allegravano al sugello del mare con quel corpo così estraneo, innaturale, ma così ormai familiare che sembrava ne facesse parte da sempre.

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5 gradi a dritta

scritto da Sanfedista il 21 ottobre 2009,00:15
Kjell masticava lo snuss, quello essiccato all’aperto nelle regioni del Mälardalen. Lo teneva intrappolato tra il labbro superiore e le gengive. Il suo tabacco era solo quello, mai una sigaretta.

Charles Perrault, due ponti sotto, fumava l’ennesima gauloises senza filtro, preso com’era dalla ritinteggiatura del passamano non s’accorgeva della cenere che come neve riscaldata si staccava dalla sigaretta adagiandosi tra i bottoni della sua pea jacket. Un giorno ad Anversa gli avevano chiesto se fosse parente dello scrittore. Tiro mancino per uno con la terza elementare. Chiese un’altra birra, pensò che lo stesse sfottendo e lo riempì di botte.

In sala macchine Tok, mormorava antiche nenie in Pa-Heng, nenie che parlavano di come il suo popolo fosse stato creato da una rana e di come si tornava al mondo 13 giorni dopo la morte. Ed intanto mentre rideva pensando a tutti quelli che aveva truffato nel suo paese, appoggiava la sua pipa vietnamita sulla caldaia, facendo ardere un po’ di più il tabacco nel fornellino.

Sulla tolda il giovane marconista malediceva il padre e la scuola navale di Genova e osservando il mare calmo pensava stesse sprecando la sua vita. Il primo ufficiale gli allungò un toscano ed il cerino s’immolò al buio per un istante.

In cabina il vorstenlanden scivolava docile nella cartina, prorogando l’insonnia del vecchio fiammingo, la foto dell’americana era sopravvissuta anche al sale del mare. Magari era morta, lui la immaginava schiacciata in un ascensore coi fili spezzati ed allora si sentiva un meglio e magari dormiva anche un po’.

5 gradi a dritta, 5 mani, pesano come mille in un’ora del genere o come mezzo in una buona giornata. Ma quella notte anche il buon Dio del mare fumava ed in una boccata di nebbia tutto scomparve, come un trucco riuscito, il silenzio nel momento della morte fu interrotto solo dal suono di una fiamma spenta nell’acqua, un sibilo, e di nuovo silenzio.




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Gauloises vs John Player Special

scritto da Sanfedista il 14 settembre 2008,12:54

 

VS

Finirò per continuare a fumare Gauloises, ovviamente, ma una JPS ogni tanto è davvero fantastica…

Tredicesima sigaretta.

scritto da Sanfedista il 3 febbraio 2008,02:11

Giovanni Battista Tiepolo
Donna con Tricorno, c. 1755/1760
Samuel H. Kress Collection

I miei polmoni staranno anelando un po’ di aria prealpina (quantomeno). Se il Tiepolo avesse fumato magari non avrebbe mai dipinto "La dama col tricorno", magari se Prince non avesse mai fumato non avrebba mai scritto "Purple Rain", io pur fumando non ho scritto pezzi di successo ma mi sto solo intossicando per una cosa che non va’, che mi costringe a pensare ed a ripensare a quest’ora in cui chi deve divertirsi lo sta facendo e chi deve dormire lo sta ancora facendo.

E mi riappare dolce la musica guascona della vecchia sigla di Lupin III, quella lievezza ammiccante e maliziosa con quella dissolvenza finale ripetuta…il mio cuore darò…il mio cuore darò…

La vita sarebbe ben meno bizzarra se tutti imparassimo un po’ di più a preoccupparci della realtà piuttosto che delle parole, eppure anche questo mi è stato imputato.

Ed in quest’incubo predomenicale fatto di poco garbo e di paletti da ricamare sull’erba, trovano spazio ammiccamenti di altre ed un conatico Malgioglio che canta "Pelame" versione ben più frocia della già frocissima "Sbucciami".

Ma penso al Tiepolo e alla faccia sua mi accendo una gauloises ripensando che magari una sigaretta (13ma) gliela avrei offerta io così avrebbe fatto meno il fenomeno con quell’enigmatico quadro e magari sarebbe uscito a divertirsi dando il giusto peso alla vita ed ai sentimenti che essa include…ma si, Gianbattì accendo io, tu scegli il cinema; no, "Ho voglia di te" no però, tanto valeva chiamare le pizze e guardarci il Bagaglino.

Humphrey Bogart, il mio cenacolo ideale pt.IV

scritto da Sanfedista il 8 dicembre 2007,01:05

1900-1957, attore.

"Tutto il mondo è tre drink indietro"

Se stanotte dovessero dirmi:"Resuscitane uno!", chiamerei lui. Le cicatrici in un muovere di palpebre, il disprezzo fatto fumo di Chesterfield, le spalle bagnate dalla pioggia. Maschilista, fascista, saggio come l’ultimo giro, come uno schiaffo. Pieno come il silenzio dopo una nota, malinconico come l’intero brano…