Tra il terzo e il quarto dì.

scritto da Sanfedista il 24 ottobre 2007,17:44

Subito dopo il secondo v’è il terzo

il quarto dì, poi, non lo ricordo

il terzo fu certo breve

il primo non pervenne

dal sesto in poi bufera

quell’undici m’implora

trentasette, meraviglia

quarantuno è di vigiglia

sessantasei, collo stretto da cravatta

tre passi dietro, sessantatrè, penalità

ottantanove, banalità? fatalità?

cento dì per tornar seri!

gia dal venti i desideri

al centouno concretizzati

in furia e fretta rilegati, al duecentouno

d’ora in poi solo migliaia

dritto, dentro la rotaia

gravitando fino al mare

l’infinito non nei numeri,

il mio eterno è nel contare.

Abattoir

scritto da Sanfedista il 23 ottobre 2007,16:44

Credo di andare al macello…

Ma ordinatamente, con stile, questo è ovvio, sono un giovin vitello, mi luciderò gli zoccoli e cercherò, sul camion, un posto con vista autostrada, per farmi ammirare. Sarò così inconsapevole che nei miei pensieri confusi, il viaggio mi ricorderà la transumanza del 1998, quella con mio fratello Ciuffino, la Rosetta e la Campagnola, ci spostammo dai generosi pascoli abruzzesi alle tiepide stalle di pianura, era ovviamente un ritorno. Credo, altresì, che prima di andare al macello, berrò quel latte inacidito che ho conservato in un catino, mi pare ricordi irdomele, ed abbia, unito al cardo, un vago retrogusto di anice, che mi ricorda l’assenzio molisano. In realtà sono giovane, mi avevano detto che sarei potuto divntare un toro da monta, oppure un bue da soma, ho considerato entrambi i lavori stancanti e per nulla produttivi. Ho curato la mia pelle, l’ho resa morbida, speravo di entrare in Rolls Royce, ma si sa qui al meridione non si trova spazio neanche in Fiat, maledetti pidocchi con i vostri tagli sugli interni in pelle. Allora, ripeto essendo giovane, ho deciso la fuga e mi sono concesso un week end su di un pascolo più lontano e li ho preso coscienza di me, esisto, non riesco a comunicarlo però; "solo muggiti per il povero Eric Francis Terlinger III" mi ostinano a chiamarmi "Mummone" che orrore! La fuga è stata breve, colpa del campanaccio. Sognavo altro, peccato, invece m’accorgo che come ciuffetto, anche per me ci sarà il macello, l’Abattoir, preferisco, un colpo di pisola pneumatica e la mia vita finisce così, un po’ mi cruccio, certo sarò terrorizzato, tutti in fila, ma io apparirò il più bello, e di questo il macellante se ne accorgerà; sparatomi, non tratterrà una lacrima, consapevole, una volta tanto, di aver ucciso una meravigliosa forma di vita, curata, consapevole e compiaciuta; il macellaio quando urlerà:"PINO DAMMENE UN’ALTRO", lo farà con voce rotta dal pianto e l’intero macello capirà chi è morto, il passaporola giungerà al reparto disossamento e poi come un nembo a quello "raccolta frattaglie" finchè tutto il capannone piangerà la mia morte e, specchinaodsi nel caldo rivolo di sangue che esce dal mio orecchio, si vedrà brutto e sgraziato! Privilegio a chi mangerà la mia vita presto spezzata, privilegio a chi mangerà Eric Francis Terlinger III, il più bel vitello, il più giovane, il più ardito e colto…sarà di certo un privilegiato e la sua vita sarà ancora più soave.

Questo ho pensato stamane mangiando un meraviglioso filetto…

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Ricordo…

scritto da Sanfedista il 22 ottobre 2007,17:51

Qualche volta, nel silenzio della stanza parte la musica di zucchero filato, uno dopo l’altro volano via tutti i ricordi.

Non puoi farci nulla, prima un paio di occhi, poi un gesto lentissimo, un piccolo neo,  un imperfezione dei denti, piccoli granelli che appartengono ad altri, ormai. Sempre avvolti dalla penombra reclamerebbero un posto migliore, ma non v’è più lo spazio non c’è più un luogo che debba contenerli, uno dietro l’altro, rapiti da una fisioligica patologia, muovono galleggianti verso uno posto sempre più indefinito. Li seguiamo con il dito, l’indichiamo a noi stessi, la mano fa male però, e il tempo che si passa ad indicare deve essere speso per accarezzare, descrivere, intuire, toccare. Dopo, il tutto è perso dagli occhi e si solve in un liquido sempre più copioso, arriva il nuovo corso e per il vecchio rivolo è tempo di scorrere via, solo un sasso magari si pone sul fondo, ve ne sono altri ma non formeranno mai una diga, mai per me. Magari sentirò il rumore della risacca ma sarà confuso dai passi dell’amore che si tuffa, gli schizzi, di nuovo lo zucchero filato ma è per un nuovo giro, il più bello. 

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Fontana di trevi rossa

scritto da Sanfedista il 20 ottobre 2007,17:04

EJA’

E’ l’invidia che mi fa parlare, avrei voluto avere l’idea illuminante ed il coraggio dinamicissimo dell’uomo che ha tinto la fontana di trevi in rosso. II mio intervento sarà brevissimo. Il rosso per il bianco, v’è solo da guadagnare, in una città costruita innovando e vivente marcendo. Un eroe! Una scossa al mondo come deve essere, gli idioti, poveri loro, parlano di vandalo, noi vediamo arte, movimento, sublime cultura, volontà. Semplicemente l’impossibile.

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K

scritto da Sanfedista il 13 ottobre 2007,17:18

Provo una tenera pietà per chi si ostina a violentare la nostra lingua

Non ho la presunzione della originalità. Mi avvento con rabbia con chi utilizza la "k" in luogo delle lettere "Ch", provo una piccola frustrazione per chi addirittura utilizza la "K" al posto della "C". Se v’è un’esigenza di economicità, parlo di sms, (in altri casi, e-mail, lettere e/o altre comunicazioni di forma non orale non basate su un computo economico a singola parola, trovo assurdo un qualsiasi uso di questa lettera non appartenente al nostro dizionario) nell’utilizzo della K scrivendo "Ki 6", non capisco dove stia l’intelligenza nello scrive "Kosa". Meglio, non sono io che non colgo l’intelligenza in questo, l’arguzia non c’è e basta. Anzi è chiaro sentore di poca cura nel corretto utilizzo della nostra lingua e di grave mancanza di rispetto nei confronti dell’interlocutore che si presume sia avvezzo, come lo scrittore, a questa storpiatura.

Sono morti, ragazzi sono tutti morti, Montale è morto, Manzoni è felicemente trapassato, Petrarca si è anche totalmente decomposto, di Catullo neanche più le ceneri, ed allora perchè avventarvi così contro di loro? Tanto non possono cogliere i vostri piccoli atti di insubordinazione lessicale, sono nel paradiso degli scrittori, un noiosissimo posto dove si parla tutto il giorno di aferesi, metafore, chiasmi, quartine e climax…insomma hanno altro a cui pensare. Voi no, siete vivi, cercate di comunicarlo al mondo in maniera migliore.

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Valevole per il titolo “Peggiore manifestazione della cultura Italiana”

scritto da Sanfedista il 5 ottobre 2007,16:20

E’in palio il titolo per la peggiore manifestazione della cultura italiana.

Faccio un po’ di televisione, pochissima roba in realtà, un programma di nicchia, sul cinema di nicchia, in un’apparato televisivo criptato (Sky), in un canale di nicchia. Insomma non sono il Mereghetti dei poveri e neanche il Morandini dei ricchi, sono un umile lavoratore della vigna del Signore, assegno un premio però, lo assegno in questo salotto ed è fatalmente legato alla televisione poichè la televisione stessa è stata la mia personalissima "academy". Il premio della peggiore manifestazione della cultura italiana va quest’anno ai programmi pomeridiani. Non che abbia avuto tempo di sondarli ma mi è bastato poco per inidviduare la non celata bassezza che essi trasfondono all’ascoltatore.

Non credo che la televisione segua i gusti della gente, credo l’esatto contrario, la televisione indirizza i gusti della gente, forma il pensiero e definisce le sensazioni. Qualcuno potrà dirmi che la tv, basandosi su di un meccanismo fatto di compensi pubblicitari deve offrire programmi dagli ascolti elevati onde ricavare grossi guadagni. Io dico che se scomparissero d’un nembo tutti i programmi atrofici la gente, dopo 3 giorni di scoramento e magari di distacco, sentirebbe l’insanabile esigenza di dare corrente al telvisore e ben presto si rieducherebbe ai nuovi palinsesti. Via! Ripartirebbe il carrozzone, sarebbe, però, finalmente istruttivo, regalerebbe forse a questo paese maggiore equilibrio emotivo e bilancerebbe i desideri e le aspettative della gente.

La tv deve essere per tutti ma non può essere fatta da tutti, si premia in questo modo la visione di un mondo dove il traguardo si consegue senza sacrificio e Dio ci liberi, signora mia (nazional popolare), da un globo di persone addestrate al fortunismo e non dedite all’impegno.

Il premio, quindi, ripeto, va alla tv della fascia pomeridiana ed a parte di quella serale.

La Rosa

scritto da Sanfedista il 29 settembre 2007,12:50

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus (la rosa esiste prima e a prescindere dal suo nome, ma a noi non ne resta che il nome).

Il fiore più retorico del mondo, è il più bello (unico momento in cui quest’aggettivo non è banale ma necessario). Qualitativamente amo la Grand Prix, gambo altissimo, fiore dal colore rosso scuro, scurissimo. Il fiore che deve essere regalato. Il simbolismo è infinito quanto conosciuto. Le spine su tutte. Ma la rosa è di più, proprio perchè mondialmente riconosciuta oramai come simbolo più che come fiore, come nome, per l’appunto, più che come materia, si spoglia di tutti i suoi significati ed assume l’essenza più pura del fiore, la bellezza. La rosa è immagine pulita, manifestazione grezza di natura, colore caldo (concedetemi la sinestesia). Eppure la rosa è passata, nel corso dei secoli, ad infinite selezioni, pari forse solo a quelle studiate per l’orchidea, ma questo non ha fatto altro che mondarla dai suoi fronzoli e rinfrescarne la figura.  La rosa ha costretto gli uomini ad inventare ricette che la includessero, l’uomo, evidentemente, sente l’ancestrale bisogno di assumerla fisicamente, per poterne essere parte, per essere più interiormente arricchito dalla sua grazia. E’ una magia, l’attrazione che si prova è per me inspiegabile, è per me il regalo di una parte di me, la condivisione di una passione, puro amore.

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La parola alla difesa.

scritto da Sanfedista il 25 settembre 2007,18:32

Sig. Giudice gliel’ho detto il mio cliente non ha ucciso in seguito a rapina. Ha semplicemente preso in prestito dimenticandosi di non schiacciare il grilletto, possiamo mai condannarlo, quando l’unico testimone del fatto ha ben pensato che morire fosse meglio che apparire innanzi a questa Corte? Possiamo mai condannare un uomo perchè nella sua vita ha incontrato un altro uomo che patisse così tanto i colpi d’arma da fuoco? Mezzo caricatore sig.Giudice, non stiamo parlando di un caricatore intero, e qui andrebbe approfondito il problema dell’aumento dei costi delle munizioni, insomma i prezzi delle mele lievitano e giù il putiferio sui telegiornali, il costo delle 7,65 pure ma neanche due, dico due, righe su "Leggo". Un po’ di serietà… Continundo, sig.Giudice, voi ascrivete i futili motivi, morire per 2 mele, ma sapete quanto costano le mele? Un cittadino onesto come dovrebbe fare contro un fruttivendolo speculatore? Diciamocelo sig.Giudice, il mio cliente ha reso un servizio alla colletività è bene che questi terroristi frutticoli sappiano che non si può più rimanere impuniti. Non mi sembra che Madre Teresa sia mai apparsa innanzi a questa Corte e lei, allora, non rendeva un servizio alla società? Concludendo chiedo la piena assoluzione e la restituzione satisfattoria di numero 2 mele, che in diritto spettano al mio cliente per i 6 proiettili usati per il servizio.

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Napoli

scritto da Sanfedista il ,12:01

Guardo passare i grandi Barbari bianchi.

Napoli allo stadio attuale è la città più decadente del globo. Napoli è un continuo puzzo di sangue e basilico, un pinnacolo dorato nascosto da un’erba fitta che fa rilucere l’oro dei fregi. IL sabato sera s’inseguono sul lungomare bestiole nelle loro automobili imbottite di musica dubbia. Le stesse bestiole infestano la città come un invertito un asilo nido. Abusano delle vie, stuprano i panorami e si cibano della loro stessa prepotenza, non accorgendosi mai (questo genera il mio odio) di che teatro stanno calcando, di quanta bellezza vi sia di contorno; ce ne sarebbe abbastanza da poter dare senso ad un intera esistenza, ma non sono educati a tale culto nè riescono con le proprie forze a guardar un po’ oltre. Ma sono così, sciamano via, tornano nelle loro piccole ed umide abitazioni ad idolatrare cantanti e a sognare calciatori di cui non avranno mai l’abnegazione. La domenica mattina presto, però, Napoli risalta nella sua generosità, sgombra finalmente da gran parte di quegli insetti, si veste a festa e si lascia amare da chi ha il gusto per la felicità.

Il dimante risalta sul fondo nero. La forza di Napoli sta nella sua bellezza, è una bellezza che è talmente presente che trova vita sotto il bombardamento che brilla ancora di più su un fondo nero, come un diamante.

Lo spirito che lega Napoli indissolubilmente a Verlaine è il fatto che essere alla fine della decadenza gli conferisce ancora più forza e ancora più fascino; il barocco che si specchia in una latrina diventa, se colto, un premio impagabile, che nessun’altra realtà al mondo può offrire.

Napoli nel 2007 regala al visitatore le stesse emozioni che provarono gli esploratori vedendo Angkor Wat, svelata dopo secoli, nel cuore della giungla Cambogiana. Il premio nella ricerca appaga l’occhio più che la bellezza nuda, l’infinità completezza di Napoli offuscata da parte della popolazione rende la città il vero posto dove ogni amante dello spleen dovrebbe prendere dimora.

…Un proiettile infrange un rosone, per qualche istane il cielo è colto da una febbre, si scheggia di colori, tu cogli la bellezza prima che rimanga solo una danno da riparare.

Napoli.

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La sigaretta

scritto da Sanfedista il 22 settembre 2007,16:05

E mentre accendo la mia sigaretta davvero capisco la piccola fiammiferaia.

Due o tre boccate e mi trovo ad essere l’ultimo capo dei banditi, un’altra e mi sento Sartre, un ultima accende nella stanza la musica che suonava Sam al Ric’s American Bar. Eppure, davvero, oggi mi guardano quasi fossi un piccolo residuato di un’era diversa, un animale rinchiuso in un manuale di criptozoologia. Un accendino lucido con le iniziali, il pacchetto, uno scrigno magico, sono l’ultimo modo per trarre piacere davvero controcorrente. Forse hanno ragione gli altri, forse sto correndo disperatamente verso la morte avvicinandomi boccata dopo boccata all’ultima. Liberandomi dalle scontate dissertazioni sull’ineluttabilità dell’evento, mi focalizzo sul piacere del fumo. Non c’è ambiente rispettabile che non sia avvolto dal fumo, oggi gli ambienti, diventano, per l’appunto, sempre meno rispettabili e la coltre di fumo scompare rivelando lo squallore. Una conversazione senza un fumatore è come Versailles illuminata a neon.

Nullum est vitium sine patrocino, non c’è vizio che non possa essere difeso, troverete scritto questo nel mio portasigarette ma è una frase sbagliata che feci incidere con tutta fretta e della quale mi pento. Non voglio difendere il vizio del fumo, non voglio difenderlo poichè lo subisco passivamente, poichè non posso far nulla per impedire alle mie mani di cercare in tasca l’accendino ed abbandonarmi così ai sapori familiari del fumo che impasta la bocca. E’ debolezza, certamente, ma la debolezza, in questo caso, è rimedio più che colpa.

Anche il rumore che fa la sigaretta quando si accende è mistico, sfrigola come i primi rami umidi del camino. Il fuoco poi fa la sua parte; con il fumo è come se assumessiomo del fuoco e restituissimo al mondo il nostro respiro visibile, vedi ciò che espiri.

Tutte queste suggestioni rendono il fumare un piccolo rito, come la barba di mattina,  che diventa un segno d’amore per se stesso, paradossale, una piccola attenzione a se stessi l’accendersi una sigaretta? Forse no, ma anche la piccola fiammiferaia sapeva a ciò a cui andava incontro, sapeva che la sua favola, la sua vita quindi, si sarebbe interrotta con l’ultimo buio generato dalla fine del suo ultimo cerino eppure non lo conservò per anni, interrompendo la storia e salvandosi la vita, ma lo fece strusciare sul ruvido e s’abbandonò alla sua magia, un po’ quello che facciamo noi fumatori.

Vi è venuta voglia di una sigaretta vero? Io scrivendo ne ho fumate 3, a voi speculare se sono un fumatore accanito oppure se sono molto lento nel ricercare e nello scrivere…

Concludendo il fumo uccide, il fumo nuoce gravemente alla vostra salute, il fumo rovina la pelle (sic) e provoca il cancro e malattie cardivascolari, non vi ho dissuaso dall’accendervela? Peggio per voi, meglio per me…al mondo già si sta troppo stretti…ed io, vista la mia giovane età, confido nell’immortalità.