Amo i pregiudizi. Il disprezzo per alcuni extracomunitari.

scritto da Sanfedista il 8 gennaio 2009,19:38

Bla Bla Bla, si tuona al "basta coi pregiudizi" e gli emigranti diventano poeticamente migranti come i rondoni o le cicogne. Li vedo che si stagliano all’orizzonte e spiegate le ali elegantemente volano verso le coste italiane…dall’est magari, o dal maghreb ancora meglio…ad avere più cacciatori…

Rumeni, ucraini, russi, albanesi ed il rimanente fecciume nordafricano rappresentano -statistiche alla mano- il 14% degli omicidi italiani, badate non degli omicidi commessi da stranieri ma di tutti quelli commessi sul territorio Patrio. Se poi circostriviamo la statistica ai soli omicidi commessi dagli stranieri notiamo che il 60% degli omicidi (non dei reati) commessi da cittadini stranieri è ad opera di sole 4 nazionalità, nell’ordine: Romania, Marocco, Albania e Tunisia.

Mi si può dire che sono gli stranieri più numerosi quindi quelli che statisticamente possono commetteri più delitti. In realtà sì, ma la statistica non è confermata dal fatto che alcuni gruppi pur numerosi, vedi Sri Lankesi, Brasiliani, FIlippini semplicemente non rientrano nella statistica degli omicidi. Come mai?

Io ho un collaboratore di Colombo, Sri Lanka, si sveglia la mattina alle ore 5.30 e lavora fino alle 19. La domenica mi chiede se riesco a trovare qualcuno che abbia bisogno di ripitturare casa. Suda, lavora, mette da parte e fa studiare i figli. Non delinque e come lui nemmeno i suoi connazionali.

Stesso discorso per una conoscente sudamericana, che vedova ha deciso di raddoppiare le ore di lavoro per mantenere i figli al liceo.

Poi ho a che fare con gli Estini: villani, ubriaconi e soprattutto criminali.

Mi do ai luoghi comuni perchè in questo caso i luoghi comuni ci beccano, perchè in questo caso il luogo comune è retto sulle spalle delle statistiche che come telamoni (per l’inclita vedi foto) reggono l’intero pensiero diffuso.

Per questo alle volte amo i luoghi comuni, perchè sono una scorciatoia per gustificare una sensazione comunque valida se vagliata dalla fredda statistica. Prima di demonizzare, quindi, i luoghi comuni attenzione a vagliarli bene, possono essere veritieri. Si finirebbe a demonizzare i luoghi comuni utilizzando altri luoghi comuni. E noi abbiamo il dovere di verificare prima di parlare, altrimenti saremmo poco più che indottrinati automi.

Ribadisco e concludo, se ci pensate pure dire che i luoghi comuni sono da evitare è un luogo comune…no?

I telamoni di Palazzo Davia Bargellini a Bologna.

FINIto.

scritto da Sanfedista il 13 settembre 2008,15:12

"I repubblichini stavano dalla parte sbagliata". G.Fini.

Apro le pagine gialle, cerco alla voce "onoranze funebri", prendo un indirizzo. Scendo prendo l’auto e vado in sede. Il titolare mi sembra persona cordiale, vado dritto al punto. Il catalogo delle lapidi è ampio, da quella classica in pietra tipo marmo a quella in marmo con venature nere ed incisioni in oro zecchino con due fioriere in bronzo, lumini e scultura di angelo ferito.

Decido per una sobria lapide in marmo bianco con incisoni in piombo, scrivo su di un pezzo di carta il nome e le date, firmo 3 moduli (vogliono tutelarsi da eventuali errori di battitura) e pago 595 euro. Mi dice di ripassare nel pomeriggio.

Alle 18 torno, ho indossato un abito scuro per l’occasione, mi fa vedere il lavoro; davvero ben eseguito:

GIANFRANCO FINI:

"uomo che per sete, annegò il suo passato in un presente ammalato".

Mai più un voto.

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8 settembre.

scritto da Sanfedista il 8 settembre 2008,20:42

La disgrazia e l’infamia dovrebbero portare il nome "8 settembre". Non ho voglia di aggiungere nulla, magari nei prossimi giorni potrò organizzare due o tre pensieri in merito.

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…quando c’era lui i treni non erano vandalizzati.

scritto da Sanfedista il 3 settembre 2008,01:05

Il sottobosco della umanità non esita a proporre bestialità. Per qualche secondo ho sperato in una sciagura ferroviaria. Sonnecchiando immagnavo il titolo.

"TRENO DI TIFOSI DERAGLIA, LA SOCIETA’ CIVILE SI INTERROGA: CHI LI PIANGERA’?".

Ma mio caro amico la cosa è andata diversamente. Un nutrito -non sparuto, come rettifica qualcuno- gruppo di omuncoli, salito su di un treno per seguire la beneamata trasferta decide di arrecare danni al convoglio per cinquecentomila euro, leggasi un miliardo di lire. Bene, il divertimento si fa compassione quando qualcuno suggerisce che gli animi erano tesi causa ritardo di 2 ore.

Rido perchè prendo spesso il treno e ricordo distintamente quando in partenza da Napoli per Roma mi fu annunciato che il treno che attendevo viaggiava con 180 minuti di ritardo. Beh, segendo il discorso dei paladini del tifo avrei dovuto imbracciare l’automatica e freddati tre o quattro controllori, impossessarmi di convoglio postale e marciare su Roma entrando in Termini come neanche il Duce a Tripoli mentre brandiva la spada dell’islam.

Non regge. Semplicemente non v’è giustificazione alcuna per chi s’impossessa con la forza di un mezzo di trasporto statale, e quindi ad uso della comunità, e non pago arreca ingenti danni.

Tifo Napoli, sono un Napoletano, ora ahimè in esilio forzato, ma credo che la risposta da parte dello Stato non dovrebbe limitarsi alla sacrosanta restrizione alle trasferte per tutta la stagione ma dovrebbe contemplare l’ipotesi di pagamento per il risarcimento dei danni arrecati a carico di chi ha compiuto lo scempio.

Certo, ci dovrebbe essere il carcere, ma chi ci crede più? Chi crede più in un luogo che non ha cancelli ma porte girevoli?

Latinismi.

scritto da Sanfedista il 31 agosto 2008,20:57

…dulce et decorum est pro Patria mori…

E’ bello e dolce morire per la patria.

Orazio (Odi, III, 2, 13).

E’ ancora valido? Il timore è che magari le bocche sono piene di queste frasi, i cervelli ed i cuori pure, ma alla fine chi ne sente il peso reale? Chi più, realmente supera la retorica e decide di dedicarsi con convinzione ad il benessere della Patria, chi storna i rendiconti personali ed accetta il un sacrificio?

Attualizzando, non è più richiesto, per fortuna, donare la vita in senso fisico alla Nazione ma abbracciare queste parole significa mortificare gli appetiti che contrastano con il benessere comune.

La patina melanconica del latino trattiene nei suoi colori antichi quel senso di appartenenza ad un gruppo, ad un sentire comune ad una direzione unica che manca oramai. Ed allora, forse, voltarsi indietro e trarre un pugno di saggezza da chi ha calcato questa penisola prima di noi potrebbe essere non una panacea, ma un piccolo spunto, un piccolo scopo.

Un sorso di vera dolcezza quando le papille, le pupille, offrono un amaro pesantissimo una realtà alla quale non dovremmo poter piegarci.

L’Italia, oggi.

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