Programma per domani fine del mondo

scritto da sanfedista il 20 dicembre 2012,17:03

Ore 4,30: solenne veglia nella Cappella di San Gennaro con distribuzione sul sagrato ombrelli antimeteorite ad opera di solerti cingalesi. Spesa: 38 E di ombrello (volevano 45) e 250 di donazione obbligatoria alla chiesa per il Pass: Paradiso All Inclusive Silver; “Prenota ora, salti la fila, soft drink in omaggio e una cena di gala al tavolo del Signore)

Ore 6,00: Ultima sfogliatella. Spesa: 295 euro, senza scontrino

Ore 7, 23: Acquisto di Porsche

Ore 7,34: Tappa a Roma Montecitorio, flash mob con una 7,65 semi automatica. 

Ore 9,00: rientro a Napoli

Ore 10,46: Sosta al Mc Donald sull’autostrada. Mi faccio friggere anche lo scatolo del panino

Ore 12,00: End of the world brunch. Organizzato dai miei soliti irriducibili amici. Tartine secche e struffoli troppo grandi per i miei gusti

Ore 15,09: Amichevole Last Day: Napoli vs Vecchie Glorie del Calcio Irpino. Esosissimo prezzo del biglietto da parte della società. 786 euro per un posto nei distinti. Giocano le riserve, tipo quelli che fanno la Uefa. Aronica attacante e il terzo fratello Insigne centrale di centrocampo. Risultato zero a zero

Ore 17,01: Lavo la Porsche

Ore 17,23: comincia a piovere

Ore 17,24: riguardo la Paradiso All Inclusive Silver Card, nel dettaglio mi soffermo sulle condizioni contrattuali

Ore 17,25: Incomincio serenamente a sagrare i santi per la pioggia

Ore 19,11: Via Crucis neocatacumenale che si sovrappone a “We have a BIG problem”. Parata Gay, e trans…rissa generale e poi amori promiscui.

Ore 21,33: Cena in famiglia, metto il metallo nel microonde (ihihihi)

Ore 22, 34 : Vedo l’astronave del Papa che lascia il pianeta. Mia nonna mi dice “guarda il pontefice benedice dall’oblò” a me sembra che ci mandi a fanculo compiaciuto con il gesto dell’ombrello. Non lo dirò alla nonna.

Ore 22,41: doccia, mi asciugo i capelli mentre Giacobbo su Voyager, salta eccitato come una scolaretta indicando il primo asteroide. Trattasi in realtà di Bengala di segnalazione di buontempone. Troppo tardi, Giacobbo ingerisce pillola di Cianuro e muore schiumando in atroci sofferenze

Ore 23, 57: Accendo sigaretta e preparo Martini

Ore 00.12: Arrivano i Maya, scusandosi per il ritardo ma portano mazzo di fiori

Ore 00,13 fino 1,45: discorsone maya circa l’opportunità della fine del mondo

Ore 1,46: Renzi propone primarie. I maya lo fanno scoppiare come pop corn

Ore 2,00: con ritardo si procede alla fine del mondo.

Ore 2,05: Qualcosa non funziona i Maya non hanno fatto la revisione all’asteroide che fa fetecchia

Ore 2,06: silenzio imbarazzato, i Maya si consultano

Ore 2,07: la Meloni propone primarie. I Maya la fanno saltare come pop corn, dopo averla però imburrata…

Ore 2,21: I maya desistono e ripartono, con sommo sgomento di noi tutti

Ore 2,23: Si tirano le somme. Giornata tutto sommato positiva. Non avrà vinto il pluralismo certo ma intanto è morto Giacobbo e il Papa è in rotta di collisione con il Sole causa certezza da parte del Navigatore Made in Vaticano che il Sole, secondo la sua orbita intorno alla terra al momento del passaggio del PapaRazzo non si fosse trovato lì. Risatina compiaciuta di Galileo e Copernico.

 

 

Il mio basilico a novembre

scritto da sanfedista il 22 novembre 2012,13:48

Cincinnato si ritirò nell’ager, nella campagna, quando smise la sua vita politica a Roma. Si dedicò alla terra. Io ritiratomi, provvisoriamente, dagli impegni mi sono dedicato alla coltivazione del basilico in balcone. Ho maturato in questi mesi – mi dedico da luglio – una buona padronanza delle tecniche colturali del ocimum basilicum, il nome della pianta secondo classificazione di Linneo. Le modalità per una buona crescitadel basilico sono la semina, imprescindibile, e l’annaffiatura. Anche se non ho riseminato dopo i raccolti, poichè la pianta ha provveduto da se, e annaffio pochissimo, i risultati sono lusinghieri. Mi trovo infatti alle soglie di dicembre con un rigoglioso balcone pieno di basilico. Wikipidia me lo dava spacciato già a settembre e invece tiè! Devo essere allora proprio un fine botanico, un innato agronomo per controvertire le supreme leggi di Wikipedia. Qualcuno potrebbe opinare che è il sole di Napoli: a questi invidiosi rispondo con l’indifferenza altera che è propria di noi botanici. Noi siamo superiori alle gelosie e alle invidie e lavoriamo solo per fornire all’umanità verdure, frutti, tuberi e fiori sempre in salute e sempre disponibili all’abbisogna. Ho contattato, tra l’altro, su linkedin il prof. Tim Upson, Deputy Director del Royal Botanic Garden di Cambridge, per condividere con un collega i miei risultati. Attendo fiducioso la risposta. Vi aggiornerò.

 

Come una scimmia

scritto da sanfedista il 3 giugno 2012,11:51

Davanti lo specchio adottiamo sempre una smorfia di difesa. Nessuno si guarda al naturale. Corrucciamo la fronte, abbassiamo le sopracciglia, serriamo la bocca. Come se la nostra immagine riflessa ci provocasse sempre un po’ di stupore,  stupore come se non ci conoscessimo. Immensi e insostenibili perché tutto ciò che è ignoto è immenso.

 

 

 

categoria: Tag:, ,
commenti: Nessun commento su Come una scimmia (popup) | commenti

Vogliono abbattermi

scritto da sanfedista il 27 maggio 2012,20:57
La società americana per cui lavoro, dopo circa 4 anni presso di loro da “consulente”  in tutto e per tutto uguale a un dipendente (orari, ferie, presenza in ufficio…) mi ha chiesto, vista la riforma del lavoro e per avere maggiori cautele, di aprirmi una società così da fatturare ad essa. Altrimenti saranno costretti a non rinnovarmi la consulenza semestrale. Sto riflettenfo sul dafarsi. Questa che segue è la lettera ideale che mi sono scritto, come se parlassi con un mio amico e sarei felice un giorno magari di rileggerla a mio figlio.
 
 
 
Vogliono farmi aprire una società dopo tanti anni di precariato da consulente, per salvarsi ancora una volta, magari “disimpegnandomi un po’ dal lavoro che faccio ora, rallentando e non venendo in ufficio tutti i giorni”.
A me non piacciono queste cose, voglio fare una cosa e farla bene, metterci tutto me stesso e lavorarci con passione. In ritirata io non ci vado. Piuttosto crepo in piedi. Perchè sai cosa mi ha insegnato la vita, per quel poco che la conosco? Che ci sono 7-8 momenti cruciali in un’esistenza ed uno deve farsi trovare pronto. Il resto riempie.
Bene io credo che questo, ne sono sicuro, sia un momento cruciale. Uno di quelle situazioni in cui si vede la stoffa, in cui si pesa il tuo valore o la tua inadeguatezza. Non so quale sarà la decisione che prenderò, ogni via nasconde sempre una lama, ma qualunque essa sia sarà perchè l’avrò voluta, non perchè era il male peggiore, non perchè “altrimenti come si fa”. 
 
Mi ricordo una volta mi diedero un tema sul coraggio. Scrissi una lunga serie di parole evocative, senza punti. Volevo dimostrare che avevo coraggio nel far valere le mie convinzioni e le mie visioni e avevo il coraggio di osare. La mia professoressa mi fece notare che coraggio non è incoscienza, io le feci notare che se fossi stato incosciente avrei consegnato un foglio bianco. Presi 8, ed è una storia che ancora si racconta alla mia scuola. 
 
Sono così, spigoloso, ruvido, alle volte provocatore o temerario, mai incosciente però. So cos’è la fatica e quanto sia prezioso un lavoro. Il problema è che lo sanno anche loro. Loro non sanno però che io dormo poco, fumo e sono coraggioso. Non sanno che non mi abbattono perchè scrivo. Non mi intristiscono perchè inventerò una storia allegra da raccontarmi. Non mi incutono terrore perchè io non temo la morte e non temo l’amore e quindi non temo null’altro.  Non mi vinceranno con il timore reverenziale, perchè sono stato addestrato a stare con persone più grandi, più colte e più potenti di me. Non mi faranno sentire inadeguato o in torto, perchè conosco i miei diritti e se non li conosco li studierò fino a perdere diottrie sui fogli. Non mi trufferanno, perchè sono stato curioso una vita per non farmi truffare, cercando di capire sempre di cosa si stesse parlando, per non essere liquidato con paroloni o concetti fumosi; conosco il peso delle parole, la complessità dei concetti ed i tranelli della retorica. Non mi compreranno perchè costo troppo e tutti questi soldi, anche se volessero, non li hanno. Non mi faranno sentire solo, perchè io amo, ho sempre amato e sono circondato da persone splendenti (creTio). Loro non sanno che sono orgoglioso quando scrivo il mio nome e il mio cognome perché non l’ho mai speso per una raccomandazione o per un vantaggio. La mia firma quindi e preziosa e l’appongo solo quando voglio farlo. Loro non sanno che la psicologia inversa non funziona nemmeno più con mia nipote di 3 anni. Non sanno che non ho paura di piangere perchè per me ogni cicatrice è medaglia. Se anche quindi provassero a scassinarmi con tutti gli stratagemmi possibili fallirebbero poichè se non c’è una toppa non ci può essere un grimaldello. Perchè la vita mi appartiene e nessuno può darmi un calcio e spingermi in una direzione.
 
Io come sai non amo le cose semplici e anche questo loro non lo sanno. Però sono adattabile e conosco esattamente tutto ciò che c’è di superfluo nella mia vita. Non ho paura a rinunciarvi, perchè se il giorno non ti basta e la sera non hai luce, accendi una candela: vedrai un mondo che danza e sarai felice lo stesso. Inoltre, cambio rapidamente le mie esigenze e trovo piaceri in cose così infinitesimali che tu nemmeno puoi averne idea. Scorgo il miracolo della vita nella teoria ordinata delle formiche e potrei guardarle per ore con lo stesso divertimento che mi suscita il 3d al cinema. Potrei stare sul bus ad ascoltare i racconti perchè amo l’uomo più di ogni altra rappresentazione. Amo il vento e da qualche parte, ogni tanto v’è n’è sempre un po’, non mi serve quindi la Porsche cabrio 911 carrera 4 blu che sognavo per sentire i capelli scompigliati, così come mi piace. Potrei mangiare , poi, pane e stracchino ogni sera e comunque sarei felice e se non potessi più viaggiare,  – questa cosa mi dispiacerebbe parecchio – bene, leggerei racconti di viaggio inventando con la mente i profumi dei luoghi. Possono quindi anche cercare di affamarmi e impoverirmi, ma non priveranno il mondo del bello e non mi impediranno mai di amarlo. 
 
Tutto quello che ho di prezioso lo porto nella mia testa e nel mio cuore e dato che non è uno scrigno, perchè tutto condivido e nulla nascondo, non può essere forzato. 
Andrò avanti correndo e mi girerò solo quando sarò su, io non perderò Euridice…
 
Amico mio stai sereno che anche se il mare è in tempesta il ponte regge.

 

I can feel your POWA’!

scritto da sanfedista il 6 maggio 2012,23:19

E la scudetto va alla Juve. Il Napoli dal canto suo sciupa tutto all’ultimo. Addio Champions. Ma noi siamo così. E’ la potenza della deresponsabilizzazione. Noi siamo così, illludiamo, esaltiamo e poi nel momento topico molliamo. Perchè ci piace così. Tutto è perfetto, tutto è compiuto; direbbe qualcuno. Noi ben lungi dalla ordinarietà ci rifugiamo invece nell’imprevisto. Nel fallimento rocambolesco. Nel “no”all’altare. Ma questo ci fa amare. Il fatto che presumibilmente ci inguaiamo da soli e che invece dati per morti “gliela facciamo vedere noi”.

Se vuoi un marito sposa uno juventino, se vuoi un uomo sposa un napoletano. Perchè le mensole sono più fascinose se sai che si potranno staccare prima o poi, roviando il servizio buono, che magari odiavi. Lo juventino ripara, si applica e garantisce. Il napoletano aggiusta. Lo juventino è cauto e affidabile, il napoletano è vorace e disilluso. Lo juventino esulta composto, il tifoso del napoli piange disperato, odia la squadra, poi la ama, poi la odia, poi si odia, sognando per un istante di tifare Barcellona. Ma poi sorride e riama la squadra che ha appena perso, fuori da ogni ragionevole – o irragionevole – pronostico. Se sposi uno juventino stai sicuro che ti ascolterà in maniera attenta, se sposi il Napoli e mentre parli c’è sotto una grande canzone in radio, il tifoso del Napoli per un po’ non ti ascolterà con tanta attenzione. Magari poi dandoti alla fine del discorso una risposta strabiliante. Non abbiamo bisogno di sentire tutto il discorso, non abbiamo bisogno di raccontarti ogni cosa. Non abbiamo bisogno di vincere tutte le partite. Col Bologna poi… Ma che squadra è il Bologna? Che tanto quelli l’anno prossimo retrocedono. E intanto lo scudetto non lo vinciamo. Lo vince la Juve, la mensola resterà ben fissa al muro e all’altare sarà un sì. Ma di notte nessun frastuono di vetri rotti, nessun sorriso sornione, nessun amore da infarto, nessun pianto catartico nessun bel gesto smodato. No POWA’, o “power” come scriverebbe un gobbo.

 

 

 

A cosa rinunceresti?

scritto da sanfedista il 13 novembre 2011,17:31

E tu cosa daresti? Io storicamente ho sempre odiato Mango. Il cantautore. Gli spunti più interessanti alle volte capita di trarli dalle cose sottovalutate. Oggi sentivo la canzone che segue che inizia con uno sbalorditivo incipit:

Per averti pagherei 
un milione anche più 
anche l’ultima Malboro darei 
perché tu sei 
oro oro oro 

L’amore è condivisione e non si può scrivere condivisione senza “divisione” e la divisione è rinuncia. Tu a cosa rinunceresti, a cosa hai rinunciato per amore? Se amiamo dobbiamo restituire qualcosa. L’amore è un prestito che si rinegozia ogni giorno. Un tasso variabile giornaliero, con scadenze, rate e accantonamenti. 

Quanta dignità, quanto amor proprio, quanta pigrizia si è sacrificata per amore? Quanti schiaffi abbiamo preso? La testardaggine con cui ci siamo scontrati contro un vetro visto da tutti tranne da noi. Come mosche. A quanto abbiamo rinunciato? E che pioggia abbiamo preso? Cene, week end. Viaggi all’ultimo momento. Treni, aerei, Km in auto. Quanta benzina abbiamo fatto? Quanti chili abbiamo perso e messo?
Quanto abbiamo finto, abbozzato, mentito? Quanti piatti immangiabili abbiamo mangiato? Quanti pianti soppresso? Quanti sguardi ci siamo negati? Quante docce non necessarie ci siamo fatti? Quante ore abbiamo sottratto alla lettura, al cinema? Quanto siamo stati svegli? Quanto abbiamo dormito per non pensare? Quanti capelli ci siamo tagliati o fatti crescere? Quanto abbiamo fumato? Quanto abbiamo fumato fuori una finestra in inverno, perchè in casa no. E i soldi spesi? Montagne, fiumi, interi planisferi di soldi. I vestiti mai più messi? Smalto, trucco, tacchi, calze, periziomi. Il tessuto macellato sull’altare dell’amore? Le partite. No… ma proprio mentre segnava… Le foto dei nipoti viste, le foto scattate insieme. I pranzi degli zii? 

Che forza ha l’amore? Un’immensa forza di rinuncia. E il premio finale? Rischi di condividere insieme cose che non piacciono davvero a nessuno dei due…

 Gli amori impossibili sono i soli immortali.

 

 

categoria: Tag:
commenti: 1 Commento su A cosa rinunceresti? (popup) | commenti (1)

Romanticherie

scritto da sanfedista il 6 novembre 2011,19:48

Il romanticismo è una assurda pretesa delle donne. Il romanticismo è lasciare spazio alla propria parte femminile. Vincere ogni pigrizia e accomodarsi in un nauseabondo stereotipo. La luna, lo champagne e il mare sono solo sofisticate forme per favorire un amplesso. La musica e la luce soffusa, sono solo modi per distrarsi e per ritardare un imbarazzante orgasmo prematuro. I petali sul letto significa dover pulire dopo; le uniche candele che mi fanno sussultare sono quelle bosh che danno vita a un sei cilindri boxer, raffreddato a liquido di un 3.8 litri che sviluppa 355 cv a 6.600 giri/min e una coppia di 400 N n a 4.600 giri/min. Chi capisce un minimo dei piaceri della vita conosce la marca e il modello che lo monta.

Premesso tutto questo…

 

 

You can reach me by railway, you can reach me by trailway 
You can reach me on an airplane, you can reach me with your mind 
You can reach me by caravan, cross the desert like an Arab man 
I don’t care how you get here, just – get here if you can 

You can reach me by sail boat, climb a tree and swing rope to rope 
Take a sled and slide down the slope, into these arms of mine 
You can jump on a speedy colt, cross the border in a blaze of hope 
I don’t care how you get here, just – get here if you can 

There are hills and mountains between us 
Always something to get over 
If I had my way, surely you would be closer 
I need you closer 

There are hills and mountains between us 
Always something to get over 
If I had my way, surely you would be closer 
I need you closer

You can windsurf into my life, take me up on a carpet ride 
You can make it in a big balloon, but you better make it soon 
You can reach me by caravan, cross the desert like an Arab man 
I don’t care how you get here, just – get here if you can 

I don’t care, I need you right here, right now 
I need you right here right now, down by my side 

I don’t care how you get here, just — get here if – you can

categoria: Tag:
commenti: Nessun commento su Romanticherie (popup) | commenti

Buonanotte a…

scritto da sanfedista il 24 maggio 2011,23:50

ai cercatori d’oro, ai funamboli senza filo e senza rete, ai capitani di lungo sorso, fenomeni da bar, fenomeni da baraccone, a chi pulisce poi il baraccone, ai maldestri ricettatori di gioielli rubati, ai cantanti senza voce e agli scrittori senza parole, a l’amica di mia nonna che mi offriva il Vov quando avevo 5 anni, a chi ha le sigarette ma non trova l’accendino, il contrario, ai contrari in genere, quelli per partito preso, ai cattivi partiti, ai pescatori di frodo, ai maniaci sentimentali, agli indecisi per vocazione, ai matematici, ai miei figli futuri per i quali scriverò racconti sbalorditivi, a chi si attarda su cose inutili poi esce e piove, ai vedovi – categoria in via d’estinzione-, a chi lotta per i panda ma poi sti panda che hanno mai fatto per loro, a chi ha gratitudine, ma sopratutto agli ingrati, ai bugiardi, quelli impenitenti, che non vogliono assoluzione, ai guidatori di vita in stato di ebbrezza, ai sigg. Martini & Rossi, inventori della notissima bevanda.

agli architetti che il giorno dell’inaugurazione comunque non gli tornano i conti, ai casellanti, alle voci della viacard, ai bip biiiip del telepass, a chi colleziona insuccessi in maniera ostinata, a chi brevetta deodoranti per ambienti, a chi ferra i cavalli, a chi vede un po’ di arte anche in una metro che fa ritardo, a chi non prende la metro perchè tanto prima o poi salta tutto, a chi è davvero coerente con gli altri e meno con se stesso, ai radicali con il prossimo ed indulgenti nei propri confronti, a chi inavvertitamente schiaccia il maiuscolo scrive le cose più belle della propria vita e poi cancella tutto non riuscendo poi a ripetere il miracolo, a chi non sapeva che c’era shift f3 per convertire tutto in minuscolo, a chi scrive in maiuscolo e poi non cancella, si capirà meglio, a chi è innamorato, a chi dice che è solo chimica, agli oltranzisti polemici, a chi non si accetta e poi un giorno filma il bigfoot, a chi ha idee fantastiche ma non riesce a descriverle, a chi prima o poi tanto doveva succedere, a chi imputa al tempo le soluzioni, ai catalogatori di nuvole, a chi a settant’anni scopre una passione, a chi dice a venti che ne ha abbastanza, al barista che con soddisfazione sa che è l’ultimo a chiudere in città, a chi guida i sostitutivi, alle riserve che in silenzio aspettano, a chi non aspetta e fa su un casino, a chi bacia quando non dovrebbe poi lei si gira e l’incanto si rompe, a lei che si gira, a chi aspetta con ansia il primo bacio, a chi il secondo, a chi il terzo e il quarto e così via…

a chi mette 4 puntini sospensivi, buonanotte ai romantici che parlano di luna come se fosse altro che un satellite della terra, a chi è lento anche nell’addormentarsi, a chi ragiona, scrive e strappa, a chi imbianca strutture portanti dei ponti in bianco, a chi attraversando un passaggio a livello pensa sempre che il treno sia li li per sbucare e la sbarra sia guasta, a chi vede 5 volte le previsioni del tempo e poi ne parla in ascensore, alle zanzare mie fedeli compagne, ai ragni acerrimi nemici delle zanzare e quindi miei, a chi mi vuole bene, a chi pensa che il mondo senza di me sarebbe un luogo comunque diverso, a me, a chi vendeva gli aquiloni sulla strada per Fondi, a chi si droga e sciupa la condizione senza scrivere nemmeno un rigo, agli sciatti, a chi si impegna nel confezionare con cura i pacchetti, a chi cerca di fregare il prossimo con tutto se stesso e ci riesce, buonanotte ai navigatori, ai poeti e ai santi che pregano per tutti noi…shhh… ‘notte

 


 

NaPoLi

scritto da sanfedista il 20 maggio 2011,18:46

Sono in treno, circondato da 3 torinesi. Sulla quarantina. Mi chiedono informazioni sull’orario dell’arrivo a Napoli. Io di solito non do confidenza in treno. E’ la mia ora di silenzio nella settimana. Ogni tanto leggo qualcosa, ogni tanto scorro l’ipad, alle volte lasciandolo sul treno. Ma nell’ora che separa Roma da Napoli rispondo anche malvolentieri al cellulare, rigorosamente impostato su “riunione”. Alle volte non rispondo proprio. Non mi manca nemmeno la sigaretta. Comunque questi tre torinesi visibilmente sovraeccitati attaccano bottone. Ok, il viaggio è compromesso. Sono innamorati di Napoli. La qual cosa mi rende il discorso meno ostile. Vengono ogni tanto per un w/e. A un certo punto mi guardano e mi dicono “Napoli è l’unica città davvero capitale che abbiamo in Italia”. Musica. Sorrido. Eccepisco, senza nemmeno troppa convinzione, che c’è Roma che è splendida – a me piace davvero tra l’altro-. Loro mi rispondono che Roma è troppo ministeriale, troppo bianca, piena di marmi. Sembra di girare per un museo. Napoli no. E’ anarchica, vitale e mortale. Pericolosa e splendida.

Poi si ferma e mi fa’: “Napoli mi sbalordisce sempre, giri per una stradina buia e poi ti spalanca il mare”. Concludendo con una metafora fantastica “Napoli e Roma sono due città bellissime, se fossero due appartamenti però uno sarebbe uno splendido appartamento in centro, curato e con il parqet di pregio, Napoli sarebbe un appartamento immenso, affrescato, un po’ confuso con mobili di stili differenti, antico e misterioso, buio in alcune stanze ma con un meraviglioso terrazzo”. E’ il terrazzo che fa la differenza. Io l’ho sempre detto. Conoscono la storia di Napoli quasi quanto me. Per curiosità gli chiedo delle loro origini, per sapere se ci fossero vincoli sentimentali. Uno è di Alessandria, l’altro di genitori padovani il terzo torinese puro. Sono amici, due insegnano alla facoltà di lettere, l’altro è avvocato. Ed allora capisco che bisogna essere raffinati per amare Napoli.

Il contadino della bassa padana, l’imprenditore varesotto, il palazzinaro romano, o l’impiegato medio italiano, non riusciranno mai ad amarla, perchè Napoli è una città per colti. Per chi ama le differenze e capisce che solo da un po’ di caos nasce lo stupore. Solo lo sbigottimento crea riflessioni. Napoli non è per chi ama Venezia o Gardaland. Non ti tranquillizza ti turba. Non è una città che ti tranquillizza, non è un posticino carino per famiglie. Non ci sono McDonald, forse 2 in tutta la città. Non c’è nulla di uguale in Italia. Non c’è nulla di ordinario a Napoli. Dalla violenza al calore. Dalla irragionevolezza alla filosofia altissima partenopea. E io la amo. Sono grato per essere cresciuto qui. Perchè mi ha insegnato a scrivere, ad amare, a fare 3 passi indietro sempre per guardare le cose da una prospettiva più ampia. Napoli mi ha insegnato che devo guardarmi le spalle quando torno a casa la sera anche se gli occhi volerebbero verso il mare. Da Napoli ho appreso che una fila alla posta non è una perdita di tempo è uno spunto per un racconto o per un’opera teatrale. Che la musica è legata alla vita e la declina in ogni forma. Napoli vive di musica. Penso ci saranno 500/600 neomelodici che producono mille album l’anno e parlano di tutto, dall’amore al tradimento, dai figli al carcere, dalle ingiustizie al matrimonio. Quale altra città in Italia produce così tanta musica. Quale altro popolo italiano è impegnato così trasversalmente nella realizzazione di melodie?

Napoli è capitale. Non so di cosa ma lo è. Abbiamo avuto una corte e circa 10 palazzi reali. Ma la differenza tra Roma e Napoli è che da palazzo Serra di Cassano spuntano in alcuni punti della facciata piante. Palazzo Chigi è candido, costantemente restaurato ma irrimediabilmente morto.

Non sarei quello che sono senza Napoli, quanti possono dire la stessa cosa della propria città?

Sono fortunato a dividere la mia vita tra Napoli e Roma. Spostarmi tra due immensi stereotipi mondialmente noti. Respirandone l’aria, la malinconia, la passione, la storia, che mi insegnano ad amare ogni giorno, ad innamorarmi con tutto me stesso della vita e delle persone.


 

categoria: Tag:, , ,
commenti: Nessun commento su NaPoLi (popup) | commenti

regole e patti

scritto da sanfedista il 19 maggio 2011,18:09

Tutto ciò che ha  a che fare con regole o regolamenti è per definizione noioso. Pur amando fortemente la noia ritengo che ci siano maniere più divertenti per procurarsela. Il regolamento condominiale non ha mai divertito nessuno. Le regole del bon ton sono l’opposto dello svago. Regolare è un lavoro triste, perchè ti obbliga  a vagliare profondamente e a conoscere tutte le cose divertenti per poi proibirle.

I patti, i trattati, come affermava il Cancelliere tedesco Bethmann-Hollweg, sono pezzi di carta. Pur nel rispetto di tutti gli equilibri mentali personali ed altrui, io sono tendenzialmente un futurista. Wildiano. So ovviamente autoregolarmi, riesco a capire quando devo staccare, spesso coincide quando lo voglio, però la mia vita non accetterà mai la positività totale delle regole.  Prendere o lasciare.

Dalla finestra le bandiere della Colombo sventolano, il telefono alla mia sinistra continua a squillare inascoltato. Che ti squilli? E mi rassereno un po’ accarezzando qualche pensiero. Mi brucia lo stomaco ma questa è consolidata prassi. Fumo troppo, mangio pochissimo. Sarebbe una vita sanissima se non fumassi troppo. Berrò una birra a casa rigorosamente dalla bottiglia, sono uomo e posso farlo. In realtà sono un Uomo e posso fare tutto.

Come dissi una volta, se la mela fosse caduta da sola per l’autunno avremmo adorato il vento. Invece ora adoriamo l’uomo, con i suoi limiti, le sue complessità, i suoi errori, le sue costrizioni, la sua imperfezione, le sue forze e debolezze. Non è tutto però così fantastico, non è tutto così sbalorditivo sempre?

Nella vita rimaniamo a bocca aperta stupiti per come sia potuto succedere, ma tanto è già successo, dobbiamo allora solo chiudere gli occhi e…e questo non lo so!

 

 

 

 

 

Che canzone ingenua, ma è efficace…